giovedì 24 dicembre 2009

A PROPOSITO DI GEORGE BATAILLE

("Subordinare l'infinita agitazione dell'ape alla raccolta, al travaso del miele, è sottrarsi alla purezza del movimento; l'apicoltura si sottrae e sottrae il miele alla febbre delle api" George Bataille)

Grazie a DR ma anche grazie a FR, eh.

lunedì 14 dicembre 2009

PSlA, My goodness, did I fell for it too.

Dovete sapere che c'è questa cosa che il Sir Squonk, glorioso e professionale duepuntozerista di clara fama, questa cosa che da un po' di tempo chiede/impone/stressa/pungola/coerce/ansiogenizza nel periodo prenatalizio, il PSlA (Post Sotto l'Albero). Trattasi di post a tema natalizio, anche se non per forza, che viene spedito al suddetto Sir il quale si occupa di riunire tutta la roba che arriva e di sequenziarla. Quest'anno contiene circa un centinaio di autori e vanta una mole da pubblicazione editoriale. Ora, avendo io un carattere tracimante che generalmente mi impedisce di tenere i genitali dentro le mutande, è accaduto che io sia stato cooptato per questa cosa, la quale ha più o meno quest'aspetto:

Il PSlA2009, se ci clicchi lo scarichi, sai

Ecco, ci sono dentro anch'io (come diceva pochi anni fa Piero Pelù con assai ingenua convinzione), con un misterioso pezzo dal titolo "Nec Magum habui, sic Magus tibi ero". Ma ci sono pezzi belli di molto parecchio assai. Immagino che nessuno di voi avrà la costanza di leggere tutto. Io non ci sono riuscito e mi darò molto tempo. Anyway: Andate a naso e divertitevi.

martedì 8 dicembre 2009

Dialogo sopra i massimi sistemi della moda Vaticana: rebranding o tradition value?

La rete in fondo non serve a un cazzo, dicono. Velocizza cose che c'erano già. Assì? Bene, questo che vi posto oggi è un instant-screenwriting generato da me e da Daniela Ranieri su FriendFeed in maniera improvvisata e coerente con la teoria dei flussi. Immediatamente raccolto dalla socialsfera in più settori, corretto editato e pubblicato su Nuotonelpomeriggio da quel diaboliquomo di Cattivo Maestro, eccolo riprodotto qua sotto.

La rete non serve a un cazzo. Si. A voi, forse.
(Qui il post originale al netto di)

Dialogo sopra i massimi sistemi della moda Vaticana: rebranding o tradition value?

ves

[Daniela Ranieri] Prada. anche se io avrei consigliato più un Gucci, dopo l’entrata di Frida Giannini come direttore creativo.

[Woland] Vedo comunque una certa discontinuità tra l’assenza minimale di losangatura del colletto bianco e le pervicaci intarsiature circostanti. Forse una sciarpa Vuitton di raso con julienne di piccole gocce indaco avrebbe tenuto insieme la tradizione e l’innovazione. Così non so.

[Daniela Ranieri] Guarda, temo sia la vecchia querelle che tiene accesi gli animi delle maison da secoli, è un classico ormai: riuscire a interpretare in chiave contemporanea i simboli del marchio. Certo che qui il brand campa un po’… di rendita, ma rinunciare alla tensione anche in termini di linea (gotico o neocon? liberal o sbarazzino? regimental o svizzero? austero o bollywood?) sarebbe stato come abdicare alla continua ricerca che fa del nostro un paese di santi e di stilisti. Non credi?

[Woland] Dobbiamo ripartire da qui, dalla concezione che il Dio-Tutto non è certo il mercato, il mercato è una delle molte forme che prende Dio quando deve spiegarci cosa sia il tempio. In quest’ottica nuovamente teocentrica, visto che il loro relativismo ha perso, non trovo affatto banale la riscoperta di semplici barocchismi gotici che questa amministrazione -credo- saprà maxime valorizzare.

[Daniela Ranieri] Senza dubbio, anche se devo dire rispetto alla precedente direzione creativa trovo un po’ calato l’afflato ludico, un gusto assecondante nei confronti dello sportweare e finanche dello streetweare, con richiami dandy che non mi dispiacevano affatto (vedi il bastone portato con sbarazzina consapevolezza durante le discese dai monti della Val d’aosta al posto delle racchette). Non so, forse abbiamo guadagnato in rigore citazionista (ormai non sfugge a nessuno il riferimento a Star trek e a un certo geekismo blasè), ma abbiamo perso in spontaneità? La butto lì.

[Woland] La spontaneità vezzosa la lasciamo ai francescani. Nella summa theologiae è chiaramente specificato che un’aderenza allo spirito primigenio del cristianesimo si può compiere solo nell’allegoria escatologica. L’oro e le gemme sono la via del signore, la loro disposizione segue il numero 7 come le scritture indicano, le racchette da neve fanno poco palestinese ma noi abbiamo filiali in Islanda. Non si può buttare l’acqua sporca col bambino.

[dud] ma sotto va portata la canotta?

[Woland] (Ossignore, un altro giornalista del manifesto) Sciò, sciò, guarda laggiù, un abuso.

[Daniela Ranieri] Quechua purché non etnico! Le missioni sono istituzioni positive, non lasciamoci tentare da sincretismi che sarebbero alquanto pericolosi per la nostra concezione perfino ontologica. questa amministrazione ha più volte indicato nel relativismo uno dei mali di questa epoca, non vorremo assecondarlo con derive populiste e terzomondiste. no no, in questo hai ragione Woland: rigore, simmetria, sfarzo, se a questo corrisponde l’effettiva sovranità del tutto, e linee forgiate sulla previsione escatologica. Anche se, ripeto, una concessione al casual mi sembra d’obbligo in un’ottica di coolizzazione del canonico.

[Woland] Sono ben d’accordo. Dovrà essere presto nostra preoccupazione – difatti – la creazione di alcuni sottoprodotti di minor qualità per le sedi più distaccate. In queste potremmo sperimentare alcune correnti minimal e riduzioniste già applicate da alcuni ortodossi. La fiaschetta di vodka per tracolla potrebbe essere un divertissement veterokitch molto gradito nella Russia occidentale e nei territori baltici.

[Daniela Ranieri] Guarda non credo sia produttivo puntare molto sull’innovazione inclusiva… non so ma per dire: le divise delle guardie svizzere sono state disegnate da Michelangelo, e ancora resistono con solo brevi ritocchi destrutturati… Credo che in questo ambito non ci siano cose vecchie e cose nuove, ci sono cose che funzionano e cose che non funzionano, cose seduttive e cose che non lo sono. Per questo solevo il dubbio che la scarpa rossa di Prada fosse una concessione al casual: non credi piuttosto che si sia voluto dare uno spessore simbolico alla semplice arte di cedere al vezzo? non vedi anche tu in questa scelta la sottolineatura di un’appartenenza ad un ordine superiore delle cose, esprimibile su questa terra solo attraverso il lusso, il gioco dei colori, la mimesi del tradizionale dentro il variegato tessuto umano?

[Daniela Ranieri] il papa veste prada-

[Woland] “Un modo di vestire che non disdegna di farsi “contagiare” da proposte casual e persino firmate”. E’ il momento di passare all’offensiva. Le fashion victims sono già semicotte. Puliamo un po’ il brand dall’equivocità di alcuni epifenomeni (la suscettibilità delle frange di seta nei confronti dei forti venti baltici) e otterremo una nuova linea di tutto rispetto. Piuttosto, visti alcuni fatti recenti inizio ad avere dei dubbi sul viola.

prada

[Daniela Ranieri] Appoggio in pieno, rimarcando la necessità di attualizzare lo spirito, nel senso proprio di mantenerlo aderente alla realtà attuale: la crisi, non nascondiamocelo, se da una parte va a scardinare precetti e pratiche della fede, d’altra parte può nella sua fase meno recrudescente andare ad agire proprio sui recettori della fede, che come tutti sanno agisce come calmante delle paure. Allora io direi: largo a forme rassicuranti (cappotti a uovo, maniche a oblò) e a materiali “caldi” (scaldacuore di lana, mise avvolgenti), e bando agli orientalismi, soprattutto in un momento in cui cina e india bussano alle porte del morente capitalismo.

[Woland] Daniela, Sacro&Santo(TM). Non escluderei, su consiglio di alcuni alti prelati appena tornati da una delicata missione nei locali vintage dei sobborghi di Minsk, di reintegrare un certo range di doppiopetti, latori di una sensazione di rassicurante fermezza, quasi a suggerire austerità e continenza. Si dà il caso che tali doppiopetti scoraggino l’irruenza delle spogliarelliste -mi dicono – Né possiamo tracurare che una maggiore attenzione al settore calzaturiero potrebbe tirar dentro nei giochi commericiali transfrontalieri alcune ditte che utilizzano indotto e forza lavoro dall’oriente. Ricordiamoci che la scarpe di Prada vanno bene sul Santo Padre, ma dei clamorosi falsi ai piedi della CEI riporterebbero in auge l’orrenda acrimonia dell’asse atlantico/protestante nei confronti di una Chiesa che invece *mai* e poi mai deve dare l’idea di poter cedere allo shintoismo.

[Daniela Ranieri] Sìsì certo, parliamo del santo Padre in quanto Grand Master del brand.

[Woland] A volte nemmeno Valentino veste Valentino.

[Daniela Ranieri] Forse è prematuro, ma azzarderei in sede di prossimo consiglio un posizionamento sui social network. il rischio poterbbe essere senza dubbio una certa quota di “concretizzazione” della marca, a scapito dell’effimerità del brand, in grado di creare una sensazione di qualcosa di irragiungibile per alcuni individui e simbolo di distinzione per altri. D’altro canto non è semplice comunicare un rinnovamento, soprattutto in un trend così sensibile come la moda e la comunicazione fidelistica in generale. Ma proprio per questi motivi chi meglio di un brand di lusso porta con se uno storytelling in grado di attirare a sé l’attenzione dei propri fan, soprattutto grazie ad un mezzo come il social web, che si dimostra sempre più in grado di stimolare le emozioni degli utenti?

[Daniela Ranieri] base di sottofondo, da azionare tramite pulsante flash discreto a forma di mitra clericale: I’m your biggest fan I’ll follow you until you love me Papa-paparazzi Baby there’s no other superstar You know that I’ll be your Papa-paparazzi.

[Daniela Ranieri] I gay li portiamo dentro più che con le concessioni matrimoniali.

[Woland] E’ un’ottima idea su cui ho un brainstorming attivo H24. Il problema potrebbe essere la concorrenza con la Chiesa d’Inghilterra, ma almeno in patria non abbiamo competitors di livello. Propongo di comprare e smantellare il blog di Militia Christi – controproducente, sia detto fra noi – e preparare un guerrilla advertiser come “Milizia Crizia”. Evocativo e sobrio, la join venture è già in fieri.

[Daniela Ranieri] Mi convince, bando però al rosa, in tutte le sue forme: la questione femminile e quella biopolitica non rientrano nel calcolo del potential value utile per tracciar delle milestones. No, strizzatina d’occhio al sexual va bene, ma un sexual non certo metropolitano, direi più dentro le mura vaticane, protetto dalla metropoli e nello stesso tempo ad essa ammiccante.

[Woland] L’atavico ostacolo del metrosexual, lo so bene. L’anno scorso abbiamo provato a convincere i Lefebriani a fare da testa di ponte chiedendogli di presentarsi un pubblico con una sciarpetta rosé, ma loro si son detti indignati. Ed ecco che poi s’è dovuta montare tutta quella stronzata sul negazionismo. Per una sciarpetta. Che teste di cazzo.

[Daniela Ranieri] Ah, rischiando la pedanteria: tra l’altro il rosa l’hanno preso quelli del tumore al seno, vero? Bene, a riprova dal fatto che va eliminato, anche perchè potrebbe portare alla mente i casi di pedofilia in Irlanda, e in un’ottica di espansione in senso glam non sarebbe vantaggioso. Quindi niente pupazzi, peluche, al limite un accenno di ermellino.

[Daniela Ranieri] Un’ultima cosa. nessuna concessione ai simboli dell’iconografica martirica: sangue, spine, catene. L’s/m ci sotterra. E, a proposito di sepoltura, occhio alle possibili citazioni al seppure ombroso fascino della cripta: aspetto di vedere il primo furbo sventolare la questione di Renatino sepolto dentro Sant’Apollinare.

[Woland] Rosa, viola, dannazione, non se ne esce. Bianco e nero, Ying e Yang. E’ che il piano contenutistico è difficile da veicolare in serenità, con tutto questo continuo rebranding. Ci serve un asset. Marcinkus non si sarebbe fatto problemi e avrebbe convinto Miuccia a una quota partecipativa, o perlomeno a un canale preferenziale per le innovazioni nel campo tessuti e textures. E qui abbiamo dei parroci che lavorano ancora con un photoshop crackato. Voglio morire, guarda.

[Daniela Ranieri] Non me lo dire! Ieri parlavo con Don Guazza il quale ha voluto una release totalmente nuova del suo sito, soprattutto non lo convinceva la pagina dello staff (voleva una cosa inaccettabilmente Tecnocasa, due ore per spiegargli l’urgenza di riconsiderare le gerarchie in termini non aziendali, antichissimi, ma di fabbrica, di laboratorio, insomma qualcosa di orizzontale con al massimo due o tre figure di tutor), e mi diceva che nelle sfere più alte si vocifera da tempo della necessità di essere più presenti in rete soprattutto sui social media, ma che la cospicua presenza di porno con suore non poteva essere inquadrata in quest’ottica, se non altro perché quelli con suore vere pare non siano mai usciti dal vaticano e questo la gente lo sa, ma che c’è ancora molto resistenza nei confronti dei social network: su questo bisogna lavorare, per riportare un po’ di verità dentro il mondo del fake, e suggerire un ritorno all’origine primigenia dell’avatar come manifestazione della divinità, concetto sul quale si può lavorare per slegarlo dal monopolio induista e riabilitarlo (se c’è riuscito cameron…).ok, direi che possiamo procedere al Gantt, se per te va bene.

[Woland] Se è un po’ presto per l’amateur, nondimeno si potrebbe anticipare gli anticlericali con “Verità di un amore infinito”. Il progetto era già stato inaugurato in gran segreto. Sasha Grey si è detta disponibile, Padre Georg è riluttante nonostante la garanzia di uno stunt cock sempre sul posto.

[Daniela Ranieri] Su questo andrei cauta: al Vaty sono ancora con le labbra penzoloni per la cosa del Pop porno, mentre come sai la nuova tendenza è il recupero del porno trash. no no, guarda, tutto fuorché concessioni alla patinatura. Accessori vagamente s/m sì, d’altronde cosa sono tutti i parafernalia della fede se non fruste, bastoni, cilici, ampolle, sciarpe di seta, bende, fasce costrttive, ma non scadiamo nella banalizzazione populistica. Guarda, al limite vedrei più un Sonya Rikyel per H&M che ricalca i pezzi forti e le chicche della stagione.

[Woland] Tempi di crisi, continenza, umiltà. Presto per il POV, tardi per il vintage, l’unica sarebbe buttarsi in incognito sul footjob (che potremmo ascrivere simbolicamente alla lavanda dei piedi, come avrai già intuito), ma senza presenzialismi. E i costumi devono essere low profile. Non vogliamo mica collegare la pratica ecclesiastica al drag queering, voglio sperare.

[Woland] Ma che Dio mi protegga, il footjob è così di nicchia. Il feticismo è specchio vivente dello streben fideistico, ma vaglielo a spiegare tu a Sciortino, quel figghiebbottàna.

[Woland] Si però Daniela, spero tu stia parlando di mercato interno, hai visto cosa pubblicano su youtube quelli dell’UAAR, gli vogliamo mica offrire il carico da dodici?

[Daniela Ranieri] Il mercato esterno è ciò a cui tendere. Certo bisogna lavorare sugli scarti semiotici, solleticare gli appetititi senza mostrare la pastasciutta. Guarda che tutto l’emotional branding più avanzato si basa sul fisting, almeno quello vanilla.

[Daniela Ranieri] Per dire, anche la scelta del crocifisso, andrebbe radicalizzata, prima che se lo prendano gli emo.

[Woland] Più di così? Abbiamo affiancato il Corpus Christi a una democratica apertura agli ufi, e non è bastato. Ma cosa cazzo vogliono da noi, un altro pamphlet contro Cartesio? A parte che c’è già la Bibbia.

[Daniela Ranieri] Dopo le scuse a Galileo l’unica cosa da fare potrebbe essere mettere Platinette a fare messa. Naa, concentriamoci sugli obiettivi. Consenso, consenso, consenso.

[Woland] Potremmo donare l’8 per mille alla filiera del tessile di Prato.

[Woland] No, scusa, me lo rimangio, l’amministrazione ci segherebbe le mani.

(La collezione autunno inverno secondo friendfeed ).

sabato 5 dicembre 2009

COME IGNORARE CHE C'E' CHI MANIFESTA PER TUTTO L'ETERNO PORCO DIO DEL GIORNO (oggi 5 dicembre)

Esistono molteplici forme di empatìa. Esistono smisurati slanci, alcuni troppo umani, altri teleologici aka finalistici, il cui terreno di preparazione è la rivalsa. Questi ultimi si aggravano di un alone di cogenza di pari passo con lo scemare del dubbio, si fregiano del titolo in calce, ma dietro la finestra-specchio della propria abiezione, della propria mancanza di recalcitrante pazienza, si rimirano e si truccano nel retrobottega dell'eroismo.

[serious Venus and the lunar child
(get your life up untied)
giggle and the flames grow higher
dance in a circle around a central fire
(dance and laugh and love and learn. Grow higher)].

Si è malati.
Si è storpi storti inerti fracassatori timpanici, si sbotta in nenie e ritornelli,
Si tagliano le schiere degli inerti per rivaleggiare in forze,
Si propugna, e ovviamente si pugna,
Si scrive con la spada e si mimano schermaglie con la penna,
Ci si affeziona al dolente andare del tempo che piega la schiena ma lascia il tramonto libero di tramontare.

E dal palco, anche oggi 5 dicembre, chi si veste peggio delle proprie parole può dire "siete tanti, siete bellissimi, tutto questo è merito vostro".
Quando non solo non c'è il tutto, ma non c'è neanche questo, la semplice vergogna dell'agnizione, il pulito birvido di una tristezza.

La fantasia al potere ha reso il potere fantastico.

La pellicola che avvolge il feto non reca alla madre la magia del viaggio notturno. E' il tenero presagio di un sudario.

[No more need for the old empire(fare thee well to the empire) the indigo children]

Ci si cura del dolore di una borghesia irraggiunta, ci si perdona.
Ci si perdona, ci si perdona, ci si perdona, perché è bene -ripetetelo, che è bene- che si sappia che tutto ciò non è da noi voluto, non è da tutti noi nutrito, né da noi fu partorito.
Noi abbiamo una gioventù da difendere, una gioventù nera delle botte del rifiuto, ah, se siamo stati sfortunati a non cogliere le gioie di un congresso, a non avere neanche un salone dove organizzare un rinfresco per l'arrivo del futuro.
A dire ai nostri padri che loro è la colpa, sarebbe tragedia. A farci dire da loro che noi siamo la colpa, commedia. A dire che la colpa è di tutti, sarebbe solo tristezza, sempre e sempre sotto il giogo delle storture che ora e per tutta la durata del presente ci vedono tiepide imitazioni storpie di ciò che ci si immaginava, impavidi, in un tempo lontanto,
Più o meno,
Ieri.

Quindi io non ci sono in piazza, non ci sono nelle piazze, perché la piazza fa rumore, perché la piazza è dei padri, e i figli ci vanno in loro vece, che quelli ancora lavorano e non sta bene. Ed io sono solito masturbare il silenzio, che è sempre inutile ricordare a tutti che non si è migliori, che tanto lo stesso, e per sempre, tali verremo eletti.

I migliori siamo noi, nel sonno, quando si confonde il chiarore con con lo spirito, quando non ne esce altro che qualche parola traslucida, quando ci si arrende all'avanzare del consueto.

Già che sarebbe tanto più facile quanto più stupido odiarvi, semplicemente la mia mano rimane al fianco e mentre fate chiasso io ci guardo piangere, perché così ci preferirei, in un breve spazio di calma, due lacrime tanto per capirci. La mano, dicevo, non si muove, né si contrae, né augura, perché di tanto non è più né ancora capace.
Ma chi sarei io per odiarvi, dite un po', con la responsabilità che mi affidate ogni giorno per le mie parole, non bastasse quella che do loro io.
Quindi ecco qual è la moneta ultima, la solita, del perdente sul ciglio delle nausee.

Salutatevi anche da parte mia.

mercoledì 2 dicembre 2009

MONTATRICI A PANNA

[Oggi è il sacro giorno di Sant' Apoftegma; direttamente ampliato da FF, signori]

Se per caso mi sentiste dire, urlare, berciare qualcosa come "Quelle viscide, orrende troie, montatrici a panna di sborra lercia di nazisti ubriachi, partoritrici di feti abortiti dalle estremità caprine, ovulatrici di anticristi, essiccatrici delle ghiandole spermofore di Mammona, spellatrici di cappelle neofasciste, che il vostro buco del culo sia presto portaerei per il demonio", sappiate che non è maschilismo. Che non sto parlando delle donne in generale. Anzi, sappiate che al 95% sto pensando a loro due:



venerdì 27 novembre 2009

CLAVIS CORDIS MEI

Vi chiederete perché non ho mai usato una delle app più succulente di blogspot, la app per proporre sondaggi. Porta contatti, fa divertire la gente, può essere usato per ingannare il tempo mentre aspetti che uccidano il prossimo transessuale. Beh, dovreste chiederlo a me invece che chiedervelo tra di voi, perché io non ho sentito nessuna domanda e quindi non ho nessuna intenzione di rispondere a domande che nessuno mi ha fatto, non sono mica psicotico, mica sono uno che se lo invitate a una festa e la festa fa schifo vi entra in bagno e vi sborra di nascosto sullo spazzolino. No. (Ho detto no) Però i casi della vita mi hanno fatto riflettere sul potere del plebiscito nella prospettiva di dare criteri di razionalità alla mia vita e tutelarmi nel caso la magistratura avesse un giorno deciso di chiedermi conto di attività e amicizie non proprio elogiabili.

Oh.

Questo non ero io. Mi sono confuso.

Ma dicevamo: mi è venuta la curiosità di vedere seguendo quali chiavi di ricerca la gente venisse sul mio blog. Pura curiosità. Pensavo a cosa tipo "cos'è la filologia finnica?", "Omicidio Aldrovandi", "Cercasi muratore donna" o cose del genere. Sospettavo anche che alcune avrebbero potuto rivelarsi divertenti. Non sospettavo minimamente, però, che sarei finito al pronto soccorso del vicino Ospedale Sandro Pertini ("Antognoni! Ancora vivo!") con un principio d'ipossìa.

Ho quindi deciso di selezionare quelle che secondo me sono alcune tra le migliori coincidenze che mi siano mai capitate. Ecco a voi che cosa l'immaginazione del volgo 2.0 ha prodotto come lube digitale quivi conducente:

"alatre pozzanghera"
"ascelle al naturale"
"bare da morto usate"
"bentornato mio signore.mp3"
"clitoride morto"
"chiami gli unni alda merini"
"cosa vuol dire sesquipedale ?"
"creste di gallo vaginali"
"donne ciccione che scopano"
"figa torturata"
"lo sperma fuoriesce dal culo di mamma"
"modi di dire spagnoli se uno è nervoso"
"muco nelle orecchie"
"non voglio operarmi al mento!"
"Sedicenni che si leccano"
"video gratis di minoreni che scopano con lo zio"
"troia che si lascia pisciare in faccia"
"testicolo incastrato"

Non ho assolutamente idea di come avrei potuto aiutare il ragazzo col testicolo incastrato -se non suggerirgli di mettersi un cappello meno stretto- ma se volete anche voi scegliere la vostra chiave di ricerca preferita, siete i benvenuti su MOTIVI PER CUI LA GENTE ARRIVA QUI PER CASO. Ora sta a voi. Grazie a tutti.

giovedì 19 novembre 2009

Caro Binnu 'u Tratturi...(The NERVE of this PRICKS)

(Update: questo post è gemellato con questo post)

Non ci lasciano soli. E noi gli vogliamo bene, loro, gli. Pensiamo spesso di essere abbandonati, di essere bistrattati sbudellati rivomitati, impastoiati etichettati dimenticati, ridotti a numero cementificati costruiti sulle coste, imboccati posseduti umiliati. Ma loro no, loro resistono, loro arginano lo follia del presente con la gioia del fornirci tutti una casa d'appuntamento, un meeting point, anche se solo virtualmente, su un fronte combattivo di intelligenza e di schiettezza civile. Loro. Si. Loro.

Quelli di Repubblica.it

Perché loro (ossì, Loro), lo sanno di sicuro quanto dev'essere brutto vivere un periodo eternamente [per la descrizione vedi il post sottostante]. E sanno fornirci lo strumento principe per difenderci dal vuoto di potere politico e da quello di presenza civile, così come da quello culturale e da quello dell'inutilità multitasking.

Firmare appelli.

Ah, non solo.

Postare foto.

Si, perché io sono un blogger libero, io sono una donna umiliata dal mio premier, io sono con Saviano, io sono contro il Lodo Alfano, io sono contro questo e contro quello, ovviamente, e quindi io clicco e firmo, clicco e firmo, clicco e firmo ogni maledetta cosa che Repubblica Re-pubblica. Io lettore, prosumer, osservatore politico e opinionista di me stesso ossessivo essì, anche compulsivo, voglio sentirmi parte della comunità in lotta, di un'agire collettivo (che era un po' che la mattina andavo in rete e non trovavo nessuna comunità in lotta, meno male che ci siete voi), voglio essere come gli ammeregani con la class action e la share action, e il first amendment, e non è possibile, e qualcosa bisogna pur fare, e questi appelli non serviranno a niente ma fanno vedere che CI SIAMO. Noi CI SIAMO. Noi A TUTTA B.

Sondaggio1: Firma anche tu contro il concetto di "brutto". Ognuno dev'essere considerato "bello", specie dal centrodestra. "Brutto" è una categoria dello spirito in cui non ci riconosciamo, né tantomeno può essere ripescata come categoira estetica, spazzata via dal neosocialismo postmoderno. Siate sarcastici. Manda anche tu la tua foto a Napolitano con scritto "Cittadino oggettivamente brutto". Difendiamoci.

Sondaggio2: Berlusconi ha privatizzato l'acqua, tutto da solo, nella notte, e son balle che lo voleva fare anche Prodi duecento anni fa. Firmate l'appello e inviate le foto della vostra vescica gonfia. Il governo deve vedere i vostri bassi ventri ridotti a tumescenti ematostatici palloncini. Se volete l'acqua, noi ce la teniamo nel corpo. Non avrete mai la nostra acqua. (Nella foto: Mario Von Wassenburg, Catania, al settimo giorno del suo sciopero del sudore).

Sondaggio3: Siete pro o contro? Spero contro. Inviate la vostra foto con "Sono contro!". Lasciate un po' di spazio bianco sul foglio che ci pensa la redazione on-line.

Oh, le donne sono umiliate perché Berlusconi ha detto a Rosy Bindi che è brutta. Minchia, che problema. A quando la corte dell'Aja? Perché invece le millantate promesse su assegni familiari, asili nido, ricerca scientifica? Ma de che, mo' invio una foto di quanto c'ho le tette comuniste, in culo a Warhol e ai suoi fifteen minutes (centinaia di bambini con malattie rare muoiono quotidianamente perché non c'è investimento sulla ricerca. Perché? Perché le malattie rare non interessano le case farmaceutiche ma -guarda un po'- di tutto ciò frega ancor meno allo stato).

Guy Debord e l'indignazione pret-a-portér. Somebody save me. Gesto apotropaico correlato? Organizzate una sfilata nude e a fine passerella mollate giù un feto. You'll get your attention, you'll raise your indignation.

Ma non vi proccupate, che invece siete sexy, e non sarà certo un nano psicotico dal temperamento burberamente mafioso a delegittimarvi. My gosh, riesco a sentire da qui l'odore della vostra vagina incazzata. (Le streghe son tornate. Al cinema. Su Twilight. Il reggiseno lo bruciamo col cazzo che è di intimissimi e c'è la crisi. Se vuoi donne integraliste stai cercando lesbiche)

Anche quest'ultima di Saviano, jaysis. Capisco l'intento, capisco il tono con aspirazioni di internazionalismo per cui la cosa deve suonare saggia, ufficiale e moralmente superiore, ma per favore, su. "Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia".

Si. E già che ci siamo, io gli (Gli, a Lui, a Ello) volevo chiedere anche di abolire la caccia agli unicorni.

"Caro Binnu 'u tratturi, la prego di smetterla di crivellare le persone con i pallettoni, di sgozzarle, di picchiarle, di asfaltarle, di sciorglierle nell'acido e di infilarne i resti nei piloni autostradali. Faccio appello al Suo senso civico e alla sua coscienza di essere membro di uno stato di diritto. Non faccia così".

Mantellini giustamente ricorda -Ma com'è possibile che non si rendano conto che una campagna alla settimana equivale a nessuna campagna?-

Se ne rendono conto benissimo. Ma il Circolo delle Copie Vendute e degli Oddio Il Nostro PageRank Ha Un'Erezione (CCV/ONPRHE), qua, mi manda un SMS con scritto "Dì a Mantellini se ce la suca".

Non ce l'ho certo con Saviano, contenete l'indigno e il digrigno. Avercene, di Saviano. Ma prima dei Saviano sarebbe necessario un ambiente ricettivo dall'ECG ancora -perlomeno- pigolante che non sia mediaticamente gestito e indirizzato bovinamente da plafoniere di letalmentalletame come Massimo Giannini o quella faccia quadrata alla radice di Ezio Mauro.

"The nerve of these pricks" (cit.)

Die Letzten Tage Der Menschheit

"Com'è profondamente comprensibile il disincanto di un'epoca la quale, mai capace di vivere qualcosa e di rappresentarlo, non è scossa neppure dal proprio crollo, ha un'idea dell'espiazione tanto poco quanto dell'atto, e tuttavia ha abbastanza spirito di autoconservazione da tapparsi le orecchie davanti al fonografo delle proprie melodie eroiche, e abbastanza spirito di sacrificio da tornare all'occasione a intonarle. Perché che ci sarà la guerra appare meno inconcepibile che a ogni altro proprio a coloro cui lo slogan "c'è la guerra" ha permesso e coperto ogni vergogna, mentre il monito "c'è stata la guerra!" disturba il ben meritato riposo dei superstiti. Si sono illusi di conquistare il mercato internazionale -lo scopo per il quale sono nati- con un'armatura da cavaliere: ora devono accontentarsi di un affare ben peggiore: venderla al mercato delle pulci".

Più di novant'anni fa.

martedì 10 novembre 2009

Lacrime di unicorno e ascelle di John Goodman (in realtà l'ennesimo post su Grillo, pfui)

Qualche tempo fa stavo cenando con Smeriglia e Sisypheureux in un delizioso mattatoio romano. Erano da poco arrivate le nostre ordinazioni (con "da poco", trattandosi di un ristorante romano, intendo che non sono mai arrivate), quando Smeriglia, in un magistrale tentativo di killing me softly, mi chiede: "Ma ho visto che nel tuo blog hai scelto di non affrontare l'argomento Beppe Grillo. Che ne pensi?".

Dopo alcuni minuti di silenzio, e un momento relativamente breve in cui ho preso a pugni la mia tagliata all'aceto balsamico, gli ho fatto presente che, in effetti, all'argomento Grillo avevo dedicato non troppo tempo tempo, limitandomi a non superare i ventisei, ventisette post (scherzo: sono diciotto).

Ovviamente non ce la potrei mai avere con Smeriglia, anche se è un po' come quando per la prima volta fai sesso e vai dirlo felice e trafelato a un tuo caro amico e lui risponde "lo so, l'ho pagata io, ma continua a pronunciare delle parole come stavi facendo prima che mi rilassa mentre faccio il sudoku". In realtà Smeriglia il mio blog lo legge, ma lo legge solo nei pleniluni, perché il resto del mese è in giro per l'Italia con Sisyphereux a cercare le lacrime di unicorno di cui è ghiotto o quantomeno un hamburger che non abbia il sapore di un'ascella di John Goodman. Di qui ne viene che qualcosa ogni tanto gli scappa. Per questo mi ritrovo a scrivere questo lungo post nella speranza che tutta questa abbondanza di caratteri lo convinca a leggere e a smettere di reagire ai contenuti pagandomi delle ragazze (non ne ho bisogno, ho una postepay).

In realtà di Beppe Grillo ho parlato in questo eloquente post, e poi non contento ho aggiunto anche questo. Senza contare che ho fornito il link a un libro scaricabile gratuitamente che va più in profondità di quanto possa fare un post.

Tutto ciò mi viene in mente ora 1)Perché anche stamattina ho dovuto rifiutare una delle ragazze che Smeriglia mi manda periodicamente a casa a)perché era minorenne e b)perché aveva il cimurro; e 2)Perché sull'ultimo libro di Luttazzi ("La guerra civile fredda", Feltrinelli, 2009), viene riportato un post, già pubblicato a suo tempo su internet che riflette abbastanza bene quelli che sono anche i miei dubbi e le mie perplessità. Non lo riporto tutto perché non sono pazzo, non sono un dattilografo cinese e tantomeno uno scriba ebreo in Egitto, ma trascrivo giusto un paio di cosine (tra le quali un paio di link cui un blog può dare il corpo che un libro invece no, non so se avete saputo).

"[...] Il marketing di Grillo ha successo perché individua un bisogno profondo: quello dell'agire collettivo. Senza la dimensione dell'agire collettivo, negata oggi dallo Stato e dal Mercato, l'individuo resta indifeso, perde i suoi diritti, non può più essere rappresentato, viene manipolato (in questo libro ci sono anche diversi riferimenti alla sociologia e alla sociologia mediale, con citazioni a Giddens, Wright Mills e altri, ndW). E' questo il grido disperato che nessuno ascolta".

"Se parli alla pancia, certo che riempi le piazze, ma non è "democrazia dal basso", è flash mobbing. [...] La satira è contro il potere. Contro ogni potere, anche quello della satira. La logica del potere è il numero. Uno smette di fare satira quando si fa forte del numero di chi lo segue. Grillo il problema manco se lo pone. La demagogia è così naif".

"Adesso Grillo esalta la democrazia di internet con la stessa foga con cui dieci anni fa sul palco spaccava un computer con una mazza per opporsi alla nuova schiavitù moderna inventata da Gates: la gente applaudiva estasiata allora, così come applaude estasiata ora: si applaude l'enfasi".

"Grillo e Di Pietro sono entrambi clienti ("customers", remember this word, ndW) della Casaleggio Associati, agenzia di marketing web che si ispira all'attività del Bivings group (cfr. http://www.bivingsreport.com/2006/the-internets-role-in-political-campaigns).
Quella che Grillo spaccia per democrazia dal basso è in realtà una campagna di manipolazione dell'opinione pubblica che segue strategie di guerrilla advertising: teasing (il blog, le inserzioni a pagamento sui quotidiani); guerrilla (meet-up; v-day); consolidating (liste civiche col bollino blu, Movimento di liberazione nazionale).
(cfr: http://www.casaleggioassociati.it/thefutureofpolitics/)
E questo, vi faccio notare, è il terzo video che pubblico della premiata ditta Philip K .Dick & Sons, imballaggi spaziali

"il populismo è cercare consensi usando luoghi comuni di facile presa. Quando la folla si raduna in piazza per un motivo diverso dall'arte, chi sale sul palco è lì a cercare un consenso in vista di un obiettivo. [...] Diventa un'attività partitica: l'oratore si fa leader di massa ("Non abbiamo bisogno di leaders!". Tranne uno, a quanto pare, ndW), si fa forte della forza (partitica) che il numero gli da. [...] Va inoltre considerato che il pubblico stesso è colpevole del populismo dell'oratore, quando lo accetta e lo sollecita con le ovazioni. Psicologia della folla: c'è un piacere nel demandare a un leader la responsabilità delle scelte. Regressione all'infanzia".

(Daniele Luttazzi, "La guerra civile fredda", Feltrinelli 2009, pagg. 186-7-8)

Ora, la prossima volta che Smeriglia mi chiederà che ne penso di Grillo, potrete anche venire da me e chiedermi perché uno dei vostri blogger preferiti non aggiorna più il blog da troppo tempo.

venerdì 6 novembre 2009

Glossomania

Qualche giorno fa avevo postato questa cosa su Sviluppina. La rimetto qui per quei due zombi che leggono solo me perché gli ho messo le benzodiazepine nel rum.

Glossa indignata e Chinaski brutto e vaffanculo.

(Glossa al precedente post: Critiche del Giudizio e Giudizi delle critiche sul Nuovo Autore Cinico del terzo millennio, figura letteraria d’indubbia intollerabilità sociale. Ovvero: l’umorismo esiste, oppure questo sono solo io che picchio i miei figli?)

Estinguano le patrie galere il reato d’intolleranza. Si vestano a nero i latori di fratture, i borghesi impigliati nel culto del proprio culto, in nome del quale essi perpetrano quotidiani affronti a ciò che di umano abbiamo costruito. Gorgheggino afflizioni i mestieranti d’umorismo che di vittima e carnefice fanno calderone. Spìllino vergogna i detentori di perentoria difesa degli spazi privati, e di privata proprietà. Mai si adagi l’ironia sul comodo letto del disprezzo. Avvizziscano in lunghi inverni i cinici e gli aridi, i biechi e gli aguzzini, i violenti e gli iracondi.

Questo è quanto ho da dire al turpe Chinaski, il cui odio per i lavoratori del comparto igiene automobilistica stradale ascrive di diritto al clubbino dei dittatorelli della prosa, buoni solo per i tabloid reazionari (o per il Corsera) o, al limite, per la letteratura francese. Pùssino via costoro, che dell’ironia fanno strumento d’iterazione della condanna principe dell’uomo: la colpevole e deliberata ignoranza dell’altrui sofferenza.

Celato dietro un nick letterario, portato per bocca da un nutrito establishment 2.0, addirittura premiato per la sua ributtante antropofobia da doposcuola, questo è Chinaski77. Un ingrato, un poveraccio, uno straccione del pensiero, cui la laurea in filosofia vale quanto la carta igienica per un lepidottero.

Di più: è Vittorio Feltri, lo stronzo.

Mai ci stancheremo (e credetemi se vi dico che porto un orologio al polso, per questo, e che lo controllo spesso) di additare ciò che non ci piace al pubblico ludibrio, consegnarlo mani e piedi legati, nudo, e magari con in bocca un cazzo di gomma.

Lo giuriamo sul dio dei giusti, nientemeno. Deh.

Un’escatologia dello sminuire, una reiterazione dell’abbandonare, un terzo termine di paragone che brutto brutto brutto, ammazza, ahò.

E se per Chinaski aspettiamo solo il rogo delle folle, che dire di costui:

Ci prepariamo a picchiare a morte questo negro di merda nazista e razzista finché non gli si ferma il ritmo nel sangue.

(faccina)

(faccina)

(faccina)

(scherzetto, dai)

(faccina).

Se non faceva ridere, prego inviare mail indignata a: ginostrada@umorismodiguerra.com

martedì 27 ottobre 2009

CUSPIDE POETICA - AMICO CANE

Cum summo gaudio mi appropinquo a pubbliqare una opera dello magno poeta Azael, chiamata Amico Cane, in omaggio a un amico probabilmente presentante caratteristiche non dissimili da un cane, vuoi per la fedeltà, vuoi per alcune caratteristiche fisiche tipo pelo o durata della gestazione, chissà, ma soprattutto che importa, ché si parla d'arte, non certo di spiegarvi a voi bifolchi illitterati cosa una persona c'ha di canesco né cosa c'è dietro (in genere della polvere, specie dientro un armadio, dietro un cane magari la cacca). Egli nobilmente ricambia ospitando un mio umile tentativo ("Chiante Antiche") di evocare l'enthusìa che mi pervede (che ci vede attraverso di me, insomma, probabilmente trovandovi della polvere, e talora della cacca, ma questo è tutto un altro discorso). Orpene ("pisello adesso", quasi), ecco qui:

AMICO CANE

Come un fratello, un angio
un cherubino,
mi segui paziente
sulle strade della vita
e io ti chiedo cinque euri per la scommessa alla snai
e tu, paziente, me li dai.

Come un prossimo, un vicino
un barista nerboruto
mi consòli e mi sproni
quando mi perdo nell'indaffarato giorno
e mi dai il numero di quel tuo amico
della municipale, per la multa a serravalle.

Come un cucciolo, un cane
mi segui fedele e un sorriso
non me lo neghi mai, né un cenno
quando ti vomito, briago, i mocassini,
non me lo neghi mai.

Molto bello, amico vero
tu mi segui e io t'aspetto
amico vero,
e darei mia vita per sostenerti in ciò che pensi
nel tuo credo.

Sei mio vicino, ed io ti stimo
come un cane, amico amato
come bestia, un fungo del bosco nella fradicia fanghiglia
uno sputo, un puzzo, rispettabile e fraterno.

Amico cane, questo tu sei al mio sese
ma la bava intra le mani,
amico merda
eccazzo no.

[Visitate PoesieDaDecubito per più ben altre opere di maggior numero]

lunedì 26 ottobre 2009

EVIDENZE ED ENTUSIASMI

-CIAU, SONO UN TRANS, TI VA SE TI FASCIO UN POMPINOU E POI TU ME FAI UN POMPINOU IN MEU MODESTO APPARTAMENTU IN PETTEGOLO CONDOMINIOU DI POPULARE ZONA DE ROUMA, DI DOVE BRIGADE AMASOU ALDU MORU?

-SI, CHE MALE C'E', TANTO SONO IL PRESIDENTE DI UNA REGIONE CON MOGLIE E FIGLI, CHI VUOI CHE MAI POSSA TENERMI D'OCCHIO, CON UN RUOLO ISTITUZIONALE COSI' ININFLUENTE

-NOUN SARAI MICA PREOCUPADU?

-MA FIGURATI, NON MI CONOSCE NESSUNO!

-ALLORA PIPPIAMOU DELLA COCAIGNA MENTRE CI FASCIAMO I BUCCHINI?

-CERTO! PER DI PIU' E' LEGALE, NO?

-AH, JAH (?), NON SCI AVEVO PENSADU (TI STARA' MICA SEGUENDO QUALCUNOU?)

-MACCHE'!

-EVVAIJ!

-EVVAI!


(bi-glom!)

martedì 20 ottobre 2009

Appunti per il primo romanzo Grind-Core italiano (e contestuale esperimento di scrittura post in tre minuti e mezzo che 'sti giorni non ho tempo)

Dunque, il primo capitolo dovrebbe aprirsi con una serie di personaggi nudi che corrono velocissimi verso delle lame rotanti. Le ipotesi si sprecano: Bondi, Masi, Brachino, Enrico Papi, Pecorella, Gelli, Carlo Conti, Amadeus, qualche DJ, un buttafuori adottato in tenera età da Casa Pound, ecc. ecc. (ricordarsi di non bruciare personaggi eventualmenti riutilizzabili in capitoli successivi, come Massimo Boldi e Federico Moccia, che è un peccato sprecarli subito contro le lame rotanti).

Secondo capitolo. Vittorio Feltri telefona a Dio.
Feltri: Pronto?
Dio: Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarrrrgggh! Yeeeeeaaarghhh! Rorrhh! Rooaaaaarghh!
Feltri: Volevo sapere se sei d'accordo e posso andare avanti a speronare il culo di questo minorenne col mio uccello.
Dio: Blllloooouurrrh! Aiiyyeaaaahhhhrrr!
Feltri: Allora vado, eh. Premesso che della tua approvazione non me ne fregava un cazzo.
Minorenne: Uuuuaaaaarrtggggghhrrh!
Dio: Yeeeeeaaaarrrhhh!
Feltri: OoooaaaarggghYaaaaaaarrrrrrrhrrrh!

Terzo capitolo. Due donne anziane, completamente ricoperte di sperma e cicatrici, chiedono informazioni a un gazebo del PD, che per risposta esplode spargendo budella, sangue e merda.

Quarto capitolo. Uguale, ma coi conigli.

Quinto capitolo. Gli unni invadono un quartiere periferico di Taranto.

Sesto capitolo. Antonio Cassano viene convocato in uno squadrone della morte, fa una linguaccia a Lippi e poi spara in testa a un asilo.

Settimo e ultimo capitolo. Cento pagine della vita di un coltello che entra nella gola di addetti alle pubbliche relazioni della Telecom Italia. Montaggio linguistico rapidissimo, decoupage, cut-up, mash-up, stream, riferimenti asemici, ma ricordarsi le parole "merda", "culo" e tante scene di sesso di una violenza inqualificabile, tale da far singhiozzare Burzum.

Ringraziamenti in quarta di coperina, musica di Giovanni Allevi allegata al libro.

lunedì 12 ottobre 2009

DIRECTEURS SANS FRONTIERES

Riceviamo e volentieri ripubblichiamo un estratto di uno sbobinamento di una registrazione di un altro estratto di una defascicolazione estrapolata da una stenografìa recentemente consegnataci da Renato Farina, per gli amici "Betulla", giornalista segreto noto anche come "er pozzo nero" per la veridicità delle informazioni che diffonde, e noto anche per aver lanciato l' iniziativa di beatificare Berlusconi, il che getta una luce sempre più nitida su un possibile legame che intercorrerebbe tra lo scrivere per Libero e Il Giornale e la sindrome di Kreutzfeld-Jacobs (aggiornamento: pare proprio che il sito sia un fake: è probabile. D' altra parte, tutte le iniziative di Farina sono sempre state dei fake). Questo "carteggio", in realtà di matrice binaria -poiché avvenuto su Google Talk-, è avvenuto ieri (o forse quindici anni fa) tra Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, ed Eugenio Scalfari, direttore di Repubblica, ed ha consentito ai due di confrontarsi apertamente sul battibecco a mezzo stampa che li ha visti coinvolti in relazione a tematiche quali la libertà di stampa in italia, la presenza o meno di un governo eversivo e l' opportunità di arroccare se si parte con una difesa siciliana.

DeBortoli (dal suo laptop Toshiba trasparente, bordino bianco smussato, adesivo del pacchetto originale di Norton e la scritta "me too"): Eugenio, ci sei?

Scalfari (Dal suo iPhone magenta, sticker dei Lynyrd Skynyrd, a bordo della sua Fiat Croma beige): Diciamo di sì.

FDB: Ti rendi conto che mi hai insultato? Mi dai del venduto, del qualunquista. Mi rimprovi l' assenza di un' indole battagliera che non ho mai avuto, e mi butti contro i tuoi lettori. Stai facendo una cosa assurda per un grande direttore di un grande giornale di una democrazia liberale. Ma mi sto perdendo, intendevo dire che sei proprio uno stronzo.

ES: Oh. Siamo in una democrazia liberale? Scusami, accendo lo sbrinatore che devo avere il parabrezza appannato.

FDB: Non c'è uno sbrinatore per le cataratte. Ti devo ricordare che sono andato al Sole 24 ore perché non ero gradito?

ES: Non eri gradito perché rappresenti banche che non sono le sue, baby.

FDB: Capisco. Quindi mi puoi dare un consiglio tu, coi tuoi fondi privati cooperativi e la tua indipendenza dai fondi pubblici. Anche se in questo periodo vedo che miri ai fondi pubici.

ES: Il tuo presidente del consiglio si scopa le mignotte e ucciderebbe la madre per non finire in galera. Ricordatelo, mentre porti il tuo ciuffo brizzolato alle cene con la redazione del Washington Post.

FDB: Eugenio, il tuo tono mi ricorda tanto Gramsci. Ma ancora di più Alighiero Noschese.

ES: Ferruccio, o come cazzo ti hanno chiamato, stento a credere che tu sia lo stesso Ferruccio che... a no scusa, quello era un altro.

FDB: Non solo sei fuori luogo. Sei anche cieco. Fossi in te accosterei.

ES: Le mie cateratte, se paragonate ai tuoi editoriali, mi rendono ipermetrope.

FDB: Stai diventando infantile.

Guia Soncini: Non per interferire col vostro meraviglioso idillio, ma si scrive "cataratte".

ES: Hide.

FDB: Block.

ES: Quindi la tua linea editoriale è: "difenderò fino alla morte il tuo diritto di lasciarmi un messaggio in segreteria".

FDB: Giammai. Difesi Travaglio allorquando la BUR non voleva più pubblicare i suoi libri. E lo invitai anche a casa per un giro di backgammon, ma lui doveva già andare in sinagoga a fomentare un paio di rabbini.

Luca Sofri: Allorquando? ma vi sentite?

ES: Block.

FDB: Hide.

Guia Soncini: Block e Hide non ci sono in google talk.

[FDB e ES hanno abbandonato la stanza]

Guia Soncini: Di nuovo sola.

Luca Sofri: Hey.

Guia Soncini: Cristo.
__________________________

FDB: Una buona e corretta in­formazione, scriveva Luigi Einaudi, che collaborò col Corsera, fornisce al cittadino gli ingredienti, non avariati, per deliberare, per essere più responsabile e libero.

ES: "Kumbayà", scriveva il mio carrozziere ubriaco sulla fiancata della mia macchina con un coltello elettrico nel capodanno '79. Che cazzo c' entra? Gli articoli di Ostellino sembrano scritti dalla zia religiosa di Feltri. E Della Loggia? E Panebianco?

FDB: Sono liberi giornalisti.

ES: Anche Berlusconi è un libero muratore. Ne deduco che se c'è la parola "libero" a te ti va bene uguale. Quindi anche Hu Jintao è un libero sparatore di crani di persone.

FDB: Ah, ah, ah. Aspetta, è talmente divertente che mi devo levare i pantaloni.

ES: Sei più naif di uno spremiagrumi.

FDB: Se tu non fossi così populista, capiresti che l'Italia vera è diversa da te, per fortuna.

ES: Se l'Italia ti somiglia, presto uscirà dall'Europa. E sai cosa farà dopo? Rientrerà in Europa. Per poi dire che qualcuno l'ha cacciata dall' Europa. Gneee, gneeee, buaaah, mamma...

FDB: Questa non l'ho capita, ti conviene rivendertela a Mieli.

ES: Mieli è in sinagoga a tentare di calmare due rabbini. Comunque non c'è speranza. Sei un fascista. Bel vestito, belle congiunzioni, ma un fascista.

FDB: Dovresti pensionarti, Eugenio. Tanto puoi continuare a pubblicare. Rimetti su tutti i tuoi editoriali daccapo, partendo dal primo del '79. Non se ne accorge nessuno.

ES: mi stai dando del rincoglionito?

FDB: Rincoglionito? No. Ma non sono più così sicuro che la mattina tu non provi ad indossare il tuo caffè.

ES: Io sarò invecchiato, ma so ancora riconoscere un regime. Per te non è un regime se non hanno tutti la stessa maglietta.

FDB: Per te è un regime se ce l' hanno in due.

ES: Mi sono scopato tua moglie.

FDB: Cosa?

ES: Sigonella. Tu eri andato sul posto.

FDB: Pezzo di merda. Apri freecell e vediamo, vecchio stronzo.

ES: Ti faccio il culo.

[Guia Soncini e Luca Sofri appear courtesy of Earache Music Ltd.]

domenica 11 ottobre 2009

VEDERE SISIFO IDIOTA

Credo di aver fatto un grosso errore, ma tentando anche di capire ed utilizzare meglio questi infamissimi social network, ho aperto anche un tumblr, che si chiama Kerosenectute & i Residui di materia fecale. Ci troverete spesso cose che farebbero diventare idrofobo Gandhi. Spero.

sabato 10 ottobre 2009

FANFANE, MORITURI TE SALUTANT

Il lodo Alfano è stato bocciato, la Gelmini è stata commissariata dal Tar, Giuffré dichiara che Dell'Utri diventò il referente politico di Cosa Nostra -dopo l' era Ciancimino, fratelli Lima e altri- e neanch' io mi sento tanto bene.

Scherzo. Sto una favola.

La depressione latente di questi giorni non si è certo arrestata, ma il pensiero piccolo piccolo e in fondo inutile che Berlusconi -com'è ormai chiaro- non finirà mai la legislatura, ha funto da succedaneo dello xanax (che non non ho mai preso, ma immagino faccia più o meno quest'effetto).

Ieri stavo comprando la Gazzetta delle Procure in edicola (il giornale di Travaglio e Padellaro, un giornale talmente pieno di refusi che se lo leggi troppo in fretta diventi Luca Giurato), e c' era un signore che comprava la gazzetta e libero. E io gli dico:

-Guardi che non c'è più Feltri, deve comprare il Giornale.

Lui nasconde Libero dentro la gazzetta, sorride e corre velocissimo verso la macchina lasciandosi dietro della puzza di 8 settembre '43.

Nessuna vittoria, comunque. Sappiamo bene che l' opera di demolizione del premier più slanciato degli ultimi 150 anni non viene dalla società civile ma dagli assetti di potere che interpretano Berlusconi come un' artrosi cervicale. Nondimeno, è bello vederli passare per strada. Intendo i berlusconisti. Li riconosci perché hanno una stella di davide con di capezzoli al posto delle punte. Se li interpelli ora, danno risposte sempre più confuse.

Lei ha votato Berlusconi?

-Si, ma mi hanno costretto i giudici comunisti.
-Si, ero distratto.
-Si, pensavo di poter avere un pezzettino del gasdotto con la Russia.
-Si, e ne sono tuttora convinto, perché è il primo presidente nero della storia d' Italia.
-Si, ma ora prendo delle medicine e mi sta passando.
-Si, lo avevo giurato sui miei figli.
-Si, perché l' asse magnetico terrestre si sta spostando verso destra e la sinistra non riesce a intercettare il cambiamento.
-Si, perché Berlusconi sono io.
-Si, non so leggere.

Insomma, sono strani. Anche all' interno della stessa maggioranza c'è chi vuole il voto segreto anche per le pulizie condominiali.

Oggi Italo Bocchino ha dichiarato: "Sto per dire delle cose che difendono Berlusconi, ma mi farebbe piacere se non ci prestaste tanta attenzione, anzi, se fischiettate e chiacchierate e mi coprite l' audio non mi dispiace".

Curioso anche il commento di Mario Draghi, Bankitalia: "Giratelo più lentamente, quel coltello".

E Obama? Obama non è rimasto per niente contento dell' accordo con la Russia per il gasdotto e degli accordi ENI con la Libia. Ma proprio per niente. E la BCE? Niente da fare, scontenta e incazzata per le manovre di Tremonti volte a estromettere dai criteri decisionali gli azionisti europei della Banca d' Italia. Tremonti e il suo ano snodabile, che riesce a prenderlo in culo su quattro fronti contemporaneamente.

(Tra l' altro: il Nobel per la Pace a Obama. Wow, ha detto lui. Lo avrei detto anch' io se fossi stato il Presidente della più grande potenza imperialista mondiale, dotata dell' esercito più grande, con tre fronti di guerra aperti contemporaneamente e un piano del pentagono per moltiplicare le basi in Colombia e tentare di affossare i governi democraticamente eletti nel resto dell' America Latina diventata più indipendente e più ostile a vendere il culo).

La serendipità dell' italiano medio, quello che non ha mai rinunciato ad identificarsi in arroganti tappi calvi sessuomani fascisti, salvo poi salire sul carro di chi vuole bene a Gesù e in effetti, sì, avevamo un po' esagerato, è tornata alla carica. I topi scoprono che la nave imbarca acqua, ma non solo: si accorgono or ora che non è fatta di formaggio.

Fini non vede l' ora di impiantare un centro-destra liberal-industriale, Montezemolo e Casini si sono messi il bavaglino e il rossetto, Di Pietro si prepara a fare man bassa alle regionali.

Manca il PD. No, non è una premessa. E' un' affermazione.

Non moriremo mai democristiani, si gridava un tempo. Avevano ragione. Moriremo e basta. Da democristiani ci vivremo.

mercoledì 7 ottobre 2009

LODO ALFANO

Godo, Alfano.

domenica 4 ottobre 2009

QUANDO KROPOTKIN E' L' ONOMATOPEA DI UNA SORREGGIA

A guisa di festa si riunisce la compiaggine (compagine del compianto) nella Piazza del Popolo, che però in italia (mi si non scusi il minuscolo) è da sempre la Piazza dei Popoli. C' è anche Woland, che sente Marcoré leggere Tocqueville e ne conviene e se ne compiace, ma pensa si vabbé, su 300'000 persone (secondo la questura "tre squadre di pallamano"), quattro studenti e poi Tocqueville ritorna nell' alveo di coloro di cui alcuni hanno sentito nominare il nome.

Per non menzionare l' intervento di Del Boca, che non me lo ricordo, ma diceva tipo:

"Salve, sono Lorenzo Del Boca, il presidente dell' Ordine dei Giornalisti, un ordine creato dal Dux (Mea magna lux) per assoggettare la stampa all' esecutivo, e che esiste solo da noi e consente ai giornalisti di fare i giornalisti, forse, dopo quattro anni -minimo- di calvario, o dopo due anni e un paio di diecimila euro in una delle due scuole di giornalismo in Italia, in una delle quali sino a due anni fa teneva lezioni Andreotti; e vi volevo dire che la libertà di stampa è sacra e che noi giornalisti dobbiamo fare autocritica nei confronti di un certo pronismo che si diffonde in maniera cancerosa. Grazie a tutti, ora vado che mi si riscalda la cedrata".

Almeno credo.

Bello invece l' intervento di uno dei membri del CdR de L' Avvenire, quotidiano CEI, che si limita a difendere Dino Boffo, il cui apporto fondamentale alla cultura italiana è stato quello di essere licenziato. Ciao, Dino, e grazie, gli dicono dal palco. L' applauso è sommesso ma c'è.

-Hanno applaudito Dino Boffo?
-Oggi applaudirebbero anche una rana.

Ci sarebbero diverse cose da dire, in bene e in male. Ma mi scuserete se oggi scrivo tanto per scrivere, e se la desolazione non scompare se ci pianti un geranio.

Oh, io condivido la manifestazione. E' che non condivido più i manifestanti.

domenica 27 settembre 2009

FULGENTIA LIMINA TRIS VIDEOR MORI

Mi sono reso conto che da quando ho questo blog è come se avessi aperto tante parentesi, ma ne avessi chiuse poche. La seconda parte della vita di Manuel Kant, per esempio. O i "fulgentia limina" che avevo iniziato a postare all' inizio, ovvero "La cinematografia Vaticana". Pensavo di iniziare a chiuderne un po', come era solita dire la madre di Renato Brunetta dopo il parto, riferendosi alle proprie tube.

E' per questo motivo che, non avendo un argomento più ficcante (ne avrei, ma purtroppo scrivo ora che ho fame e quindi devo andare a mantecare i miei ceci), ho pensato di proporvi alcuni dei migliori film del secolo, nelle versioni rivedute e corrette dalla CEI nell' ambito del più generale processo di modernizzazione della Chiesa (prima che arrivasse l' HitlerJugend Boy a proporre messe in aramaico e tribunali inquisitori per persone con gli occhiali).

Le prime puntate le trovate ancora qui: Fulgentia Limina e Fulgentia Limina II



Ecco quindi a voi un po' di questi meravigliosi titoli Home Video:

IL BUONO, IL BRUTTO E IL PAPA
In un vaticano politically e correct, Gino strada, Marty Feldman e il papa si incontrano in una lavanderia sadomaso; la lavatrice del papa finisce per ultima e gli altri gli sparano. Poi Gesù spara alla Madonna, che spara al papa, che bestemmia.

UNA 44 MAGUM PER L' ISPETTORE PAPA
In un vaticano di piombo e droga, il papa si compra un impermeabile e sotto non si mette nulla. Ma dal nulla, ecco che un cardinale gli dà una pistola e una missione, solo che lui dopo cinque minuti non se la ricorda più che c’ha l’Alzheimer. Poi non trova la preparazione h e bestemmia.

IL PAPA COLPISCE ANCORA
Tanto tempo fa in un vaticano lontano lontano, il papa viene infilato in uno scafandro nero che simula l’asma.

IL PAPA RICOLPISCE ANCORA DI NUOVO
In un vaticano di montagne russe e tunnel dell’amore il papa riprova una seconda volta il gioco di dare dei cazzotti al coso dei cazzotti. Fa 150000. Poi non trova la preparazione h e finisce come sappiamo.

VATICANA JONES
Il Papa ha una frusta e un cappello e si gongola nei cortili di un vaticano violento e corrotto, scomunicando rane lefebriane al grido di Kalimà Shaktidé, Domo Shivaké, Missakataiò.

TRE METRI SOPRA IL PAPA
I Vivi (questa era stata scritta quando mancò all' affetto dei suoi cari Giovanni Paolo II).

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI
In un Vaticano nottambulo e malaticcio il Papa si caga sotto per i risultati dell' ECG e bestemmia.

UN UOMO CHIAMATO PAPA
In un vaticano selvaggio e impervio il Papa viene catturato dagli indiani, portato via dal suo ranch e appeso per il pisello. lo salverà Gesù. Forse, se ha tempo, dopo lo scherzetto del'l ultima volta.

NATURAL BORN PAPA
In un vaticano volubile e permaloso, quantomai tentato dalle pieghe del libero mercato e dallo showbusiness, un efferato Papa si tinge il vello pubico con le interiora di alcuni macachi. Citato in giudizio dal prefetto dello Sri Lanka, che produce i macachi, il Papa si presenta in tribunale e fa una strage piantando matite nei petti della gente.

LA NOTTE DEI PAPI VIVENTI
In un Vaticano giolindo e decabrista, un Papa-uccello venuto dal futuro piange stelle di giada in un sottoscala. Chiamato a debellare la piaga dei cardinali che dopo morti tornano per nutrirsi di carne umana, ma di qualità, rifiuta l'incarico per manifesta tristezza. Scomunicato, gli succede quel che gli succede dato che a lui è successo un altro Papa con più successo.

PAPZILLA
In un vaticano di dimensioni stranamente minute, il Papa si ritrova alto cinquecento metri, ma non paga le tasse sull’altezza e viene riportato a dimensioni normali. Quindi si offende e bestemmia la madonna. La madonna si offende e bestemmia il Papa. Entrambi, offesi, bestemmiano Gesù. Gesù, che è permaloso, diventa alto cinquecento metri e schiaccia l’ universo.

CHI TROVA IL PAPA TROVA UN TESORO
In un Vaticano sospettosamente chiuso al cesso da ore, una gallina scopre quanto possa essere spiacevole avere un buco del culo.

PICCOLO GRANDE PAPA
In un vaticano affetto da nanismo e dismenorrea, i bambini di una scolaresca deridono il Papa nano che perde sangue dalle chiappe correndo su e giù in maniera folle per un vaticano che ha bisogno di una pulita.

[Se volete potete votare i migliori. I vincitori otterranno una trama più lunga e più circostanziata del loro film preferito. Oppure no, che magari dopo non mi va più. Ma potete provarci]

venerdì 18 settembre 2009

CHE POI

Doveste aver voglia di votare questo blog, per qualche misterioso motivo che al momento -dato che ho in circolo della benzedrina- mi sfugge, ai macchianerablogawards, non è che poi, alla fine, mi offendo.

Mi rendo conto che graficamente non è un granché, ma io non sono un grafico, maledette teste di minchia. Sudo sette camicie per darvi alcuni tra i migliori scarti del mio cervello, confezionati in oro e sabbia per gcoprire il vomito nelle metro, e voi?

Avete tre, quattro giorni.

In caso contrario, non escludo la possibilità che il tristo mietitore faccia visita a voi, ai vostri cari e all' addetto fastweb che vi sta riparando il router dopo due mesi di offline.

Fine dell' annuncio.

lunedì 14 settembre 2009

LE SUPERFLUE AVVENTURE DELL' UOMO CHE SI CATALOGAVA I PROBLEMI E NON SI RICORDAVA IL SUO NOME

Se avessero detto a Nicolao Colai che il giorno dopo sarebbe morto, lui avrebbe detto "Argotone". Si, perché il problema di Vincent Gulliveroni (che poco sopra abbiamo chiamato per comodità Nicolao Colai), era l' ordine mentale. Egli aveva una buona memoria, un sapiente modo di fare, un equilibrio comportamentale basato su tiepide forme di tolleranza e modeste dosi di Xanax, purtuttavia non riusciva a mettere ordine nelle sue cose (soprattutto mentali).

Niente poteva però abbatterlo nell' ostinata ricerca di un bandolo che lo tirasse fuori con ordine e virtù dalla melassosa matassa informe e contraddittoria dei suoi mediocri pensieri.
Fu per questo che Whithaker Nocciolino III (che qui sopra abbiamo chiamato Nicolao Colai e Vincent Gulliveroni), decise di comprare una cassettiera.
Su ogni cassetto della cassettiera Winston Purea (che qui sopra abbiamo chiamato Nicolao Colai, Vincent Gulliveroni e Whithaker Nocciolino III) pose degli adesivi gialli, su ognuno dei quali scrisse un diverso ambito tematico mentale, scelto per le sue virtù assimilative a livello concettuale. Aveva scritto, per esempio, "Femminilità", "Interrelazioni", "Ricordi d' infanzia", "Arma Letale dall' uno al quattro", "Emozioni genitoriali mutuate", "Errori commessi", "Desideri", "Chiappe viste sull' autobus" eccetera eccetera.

All' inizio tutto fu migliore. Se incontrava per caso un passante che gli dava disgusto, subito Paolino Guntergrass (che qui sopra abbiamo chiamato Nicolao Colai, Vincent Gulliveroni, Whithaker Nocciolino III e Winston Purea) gli scattava una foto, buttava giù due righe, le faceva firmare al passante e correva a casa a catalogare la scheda sotto la voce "Disgusto". Ma poi le cose iniziarono a mettersi male.
Ma questo sarebbe noioso scriverlo, quindi aspettiamo gli sviluppi naturali degli eventi e nel frattempo godiamoci la PRIMA PARTITA DI TENNIS SU BLOG DELLA STORIA! Linea al campo.

Urgh! (Spat!)

Mmf (Spot!)

Oar! (Ntlok!)

Yah! (Stup)

Off! (Nap...)

Yaaaarrh! (Splaat!)

Orrr...mmf...'coddìo.

(Clapclapclapclapclapclap)

.......Quinze zerò


Bene, torniamo a noi. Dopo pochi giorni, Pizzarro Cuervo Gruesso (che abbiamo finora chiamato Nicolao Colai, Vincent Gulliveroni, Whithaker Nocciolino III, Winston Purea e Paolino Guntergrass) era già sprofondato nella psicosi più nera. Ai primi cartellini, aveva dovuto aggiungerne molti altri, poi altri ancora, poi aveva dovuto comprare un' altra cassettiera, poi un' altra ancora, ed ora era proprietario di cinque immobili in fideiussione completamente arredati a cassettiere. La polimorfizzazzione del suo incarnatum mentale risultava irriducibile a semplificazioni semantiche; e qualsiasi cosa questo buffo insieme di parole stesse a significare, lui ci credeva e ci era anche andato in paranoia.
Una notte (l' unica notte, perché questa storia comprime per comodità un tempo di circa un anno e mezzo nel giro di un giorno e mezzo), Iustus Finmeccanica (che abbiamo nominato altresì Nicolao Colai, Vincent Gulliveroni, Whithaker Nocciolino III, Winston Purea, Paolino Guntergrass e Pizzarro Cuervo Gruesso), si trovò con un dubbio gordiano, orribile, tremolante tra le tempie come un' odalisca impazzita per gli acidi.

Ma io come cazzo mi chiamo?

Cercò in ogni mobile dei suoi cinque immobili, ma non trovò nulla. Il nome era un criterio base per definire la propria personalità, ne era sicuro. Doveva essere così. Se si fosse chiamato Arthur Menespazzo, avrebbe forse avuto la stessa vita che se si fosse chiamato Beneplacito Gulpappi? Ovviamente no, si ripeteva. Come poteva mettere ordine nella sua vita senza riuscire a ricostruire il proprio nome come prima cosa? Infatti subito notò che molti dei cartelli che aveva attaccato non avevano tutta l' importanza che lui gli aveva dato mentre li scriveva.

"Motivi per cui forse sono una donna", non lo ricordava, ad esempio.
"Aiuto sono una donna", nemmeno.
"Bambini di cui mangeremmo il cuore caldo" neanche.
"Ridondanze consonantiche nel siciliano continentale" tantomeno.
"Pomodori e altre follie della natura", figuriamoci.

Prese a scartabellare tutto quello che gli passava per le mani. Ma non ne usciva. Allora si erse, prese con forza la porta di casa, la baciò e la mise incinta (così gli piacque pensare), si fiondò giù per le scale, si lamentò dell' elastico, si catapultò per strada, si lamentò della traiettoria troppo oblunga e del rinculo e chiese con veemenza a un passante che se ne stava fermo sul marciapiede (o forse anche più fortemente, con vee,ee,ee,eemenza):

-Scusi, lei è un passante?
-Si.
-Buon Dio, grazie. Una certezza.
-...
-Ma... un attimo.
-Dica.
-Lei non si muove.
-...
-Lei è fermo.
-Aspetto una persona.
-Lei non E' un passante. Lei non passa. Lei è fermo.
-...
-Mi ha mentito.
-Non so come scusarmi.
-Mi dica come mi chiamo.
-Ma io...
-Dica il primo nome che le viene in mente, dannazione.
-Muschius Vallelappo.
-Mmm.
-C' ho azzeccato.
-...
-Eh?
-No, non credo. Mi ricorda qualcosa, ma credo fosse il nome del mio professore di diritto canonico alle medie. Si, quello che portava sempre quell' elegante pene sul petto e tutti quei pesci nel tempo di reazione. O mio dio, sono così confuso. Sto male.
-Mi dispiace molto. Posso farmi perdonare?
-No. Non può. Oramai è finita. Troppo. Troppo, ho penato. Più, non ce la faccio. Ammazzo, io ora la.

E così dicendo, Dagoberto Wunderbar (che conosciamo anche coi nomi di Nicolao Colai, Vincent Gulliveroni, Whithaker Nocciolino III, Winston Purea, Paolino Guntergrass, Pizzarro Cuervo Gruesso e Iustus Finmeccanica) portò le mani al collo del passante (che durante il processo, Dagoberto Wunderbar nominerà sempre, con ghigno maligno e piglio sarcastico e irredento, il "fermantesi") e lo soppresse.
Processato e condannato per "assassinio con aggravante stupida", Fulgibert Protempore (che abbiamo anche riconosciuto nei vari Nicolao Colai, Vincent Gulliveroni, Whithaker Nocciolino III, Winston Purea, Paolino Guntergrass, Pizzarro Cuervo Gruesso, Iustus Finmeccanica e Dagoberto Wunderbar), morì sul patibolo. Di fame, perché per l' "assassinio con aggravante stupida" veniva, in quel tempo, comminata la pena di impiccagione senza la corda, quindi il boia azionava semplicemente una leva ma poi c' era silenzio imbarazzato, al boia veniva il magone e tutti si sedevano ad aspettare che prima o poi, in qualche modo, il tizio morisse.

Lo seppellirono nel cimitero monumentale di Wruuumbulgfertuh, in alta Lapponia, per esplicita volontà della moglie, la quale pretese che il marito fosse seppelito nel posto che amava di più, cioè, secondo la donna "il più lontano possibile dalla mia fica", come affermava lei stessa con smorfia di disprezzo.

Tante persone, a tutt' oggi, si recano sulla tomba di Menelao Pugnetta (che ricordiamo anche coi nomi di Nicolao Colai, Vincent Gulliveroni, Whithaker Nocciolino III, Winston Purea, Paolino Guntergrass, Pizzarro Cuervo Gruesso, Iustus Finmeccanica, Dagoberto Wunderbar e Fulgibert Protempore) a rendergli omaggio. Persone come lui. Persone con problemi di catalogazione dei problemi, con insicurezze che riguardano altre insicurezze, con una spirale di confusione che si innesta su uno strato di completo smarrimento, con un infido groviglio di paranoie che si dipana concerogeno da sottovalutate debolezze e che investe tutti i settori della nostra vita privandoli di significato e confinandoci in un esistenza meschina, grigia, schiavizzata, pavida e pestilenziale.

Si, ci vado anch' io, ma fatevi un po' due vasetti di cazzi vostri.

Tutte queste persone gli rendono omaggio, tra paranoie ed errori semantici, applicando un foglietto sulla sua tomba. E il miracolo, il vero miracolo, è che c'è posto per tutti.
Non ci sono problemi di spazio.

La tomba di Dildo Passerucola (e ovviamente di Nicolao Colai, Vincent Gulliveroni, Whithaker Nocciolino III, Winston Purea, Paolino Guntergrass, Pizzarro Cuervo Gruesso, Iustus Finmeccanica, Dagoberto Wunderbar, Fulgibert Protempore, Menelao Pugnetta e di molti altri), è larga 47 metri.

domenica 13 settembre 2009

IL MIGLIOR ESSERE PLURICELLULARE DAL BIG BANG A OGGI

Un post così, pour parler, niente di che.

In genere non scrivo molti post su di Lui. In genere tento di non interessarmi nemmeno a quello che dice Lui. Certo, ogni tanto mi lascio sfuggire un' occhiata alle dichiarazioni che fa Lui. E certo ancora, alcune scavano un solco profondo nella mia anima, tipo appunto queste.

Non che avessi mai pensato che fosse umile. Però, sai. Qui si va verso un territorio nuovo.

Come notano politologi, analisti, filosofi e smunti precari di call center che invece di drogarsi sfogliano nervosamente Max Weber, la politica è morta, gettando i semi di una nuova disciplina che è la narrazione della politica. Scomparsi i criteri amministrativi, o delegati a centri studi e iniziative individuali, la politica italiana va sempre di più nel campo letterario, scegliendo un genere (per alcuni un sotto-genere) che, dopo un decennio di stasi, si riaffaccia sul mercato.

La Sci-Fi.

Riletta alla luce delle avanguardie futuriste, di Palazzeschi e di alcuni demoni che circolano indisturbati nella testa di Fabrizio Cicchitto gridando fortissimi slogan in cinese.

Non starò qui a elencare i criteri per cui questa dichiarazione, fatta da un mitomane sessuomane molto probabilmente corruttore evasore colluso con elementi della criminalità organizzata per vie dirette o trasverse certamente psicolabile con sindromi da Napoleone in andropausa, incrini il sequitur e il piano di veridicità degli eventi. Ma ora siamo quasi annoiati, dopo un primo stupore. Le dichiarazioni si susseguono.

Facciamo così. Vi pubblico un estratto dal futuro.

"Io, il migliore dei migliori, in questa giornata epocale in cui ho deciso di abolire il lavoro in favore di un economia basata sulle macchinette digitali che simulano le scommesse sulle corse dei cani, ho deciso di regalare a tutti gli italiani un nuovo libro, la mia biografia premier's cut. In questo meraviglioso oggetto rilegato in fatturazioni in nero, spiego come mai dalla mia nascita in una grotta, allattato solo da una capra per sfuggire a mio padre Crono, io sia riuscito a vincere l' agogé e bloccare Serse alle Termopili. Troverete tutta la verità. Come sono riuscito a sintetizzare la penicillina dalle muffe, come ho creato le mie aziende -McDonald's, Woolmark, Ibm e Intel- per poi regalarle per pietà a un gruppo di ragazzini spiantati di una colonia inglese da me scoperta e conquistata per volere del Re di Spagna, ruolo che al tempo ricoprivo io stesso (ad interim). Quanti ricordi. Mi ricordo anche di quando mi sono commissionato da solo la Torre Eiffel e da solo l' ho costruita. Voi non lo sapete, ma in più occasioni ho anche salvato la terra da un Super Flare del sole abbassando l' attività delle macchie solari promettendo loro un' aliquota agevolata sulle emissioni. Giubilate! Perché oggi è il giorno delle vacche grasse, il giorno in cui muoiono i comunisti, vengono derattizzate tre miliardi di cantine in tutta Siena, i debiti degli strozzini vengono rimessi ai loro strozzinatori, l' apocalisse diventa un film con Flavio Insinna e Noemi Letizia (che per inciso non solo non mi sono trombato, ma che ha dato alla luce mio figlio per partenogenesi esterna aggregando del fosforo e del carbonio in un becker), l' economia italiana registra il suo record superando del doppio il pil mondiale come i miei tecnici hanno calcolato usando i dati che hanno trovato nei baci perugina, il comparto industriale si avvia a produrre animatroni in grado di sostituire i chirurghi qualora anche i chirurghi fossero tetraplegici! E sappiate che io non solo vi voglio bene, non solo il mio colore preferito è la menta, non solo mio padre mi contagiò le sette verità teologali, non solo mia madre si scopa il cielo, non solo sono il più meraviglioso creaturo onnisciento del sistema galattico, non solo ridò la vita col sorriso, non solo dò la morte col mio viso, non solo il Po scende dal Monviso (una mia idea per semplificare l' apprendimento alle elementari), non solo presto avrete tutti una coperta gratis e una tazzina di caffé, non solo mi commuovo se penso all' Africa e a tutti i poveri filippini che ci muoiono di fame, non solo non sono pazzo, ma vi amo, vi proteggo, vi stimo, vi accarezzo, vi faccio il sesso, vi faccio tanto sesso a tutti, vi scopo, voi e i vostri bambini, maledetti bastardi succhiasangue, vi distruggo tutti trasformandomi in una nuvola di pulviscolo, vi faccio internare, vi brucio come magistrati, vi amo alla follia".

Vi sembrerebbe strano? A me no. Ma penso che almeno comprerei la sceneggiatura.

Appendix: Nastja, nei commenti, adombra analogie con la celebre arringa sofoclea recitata da Rutger Hauer nel finale di Blade Runner.
Nastja si rende quindi colpevole di un nuovo rigiramento del coltello nella piega visto che, vorrà avere la compiacenza di ricordarsene, i Nexus6 campavano pochi anni e poi si spegnevano. Questo qui -invece- ci sta diventando ora, un Nexus6. Chissà che non si sia già fatto clonare.

sabato 12 settembre 2009

USELESS THAN A SECOND HAND FART

All' alba di un giorno qualsiasi, mi muore Mike Bongiorno. E va bene. Il post che volevo fare, in proposito, l' ho fatto. Mi direte che è minimale, ma è esattamente quello che volevo per lui. Il posto che Mike Bongiorno occupava nella mia vita è identificabile, in via analogica, con l' epitelio del cranio del bengalese calvo che vedo dal mio balcone quando guardo giù. E' sempre lì intento a farmi credere di stare parlando con qualcuno, mentre oramai so benissimo che si tratta solo di indefferenziati borborigmi simil-islamici/hindi/urdu volti a proteggere la sua privacy da chi possa pensare che abbia in mente un attacco terroristico all' Auchan di Casal Bertone (Rm).

Il fatto è che quest' ometto, probabilmente assai simpatico -una volta abbattuta la barriera culturale, l' asimmetria linguistico-informativa ma soprattutto quella impenetrabile coltre odoripara di curry, rabarbaro e misteriose radici psicotrope dell' alto Indukush che lo circonda- ecco, quest' ometto occupa nei miei pensieri uno spazio davvero minuscolo. Talmente minuscolo che in questo momento scrivo di lui, ma non ci sto pensando. Sto in effetti pensando a come sarebbe bello avere delle tette sul collo per rilassarsi con un massaggio autoindotto. Pensate quanto poco me ne fotte del cranio del bengalese.

Ecco, la cosa strana è questa, che pur suscitandomi il suddetto individuo tale povertà d' interesse e passione, (mmh) (queste tette sul collo sono uno sballo), egli occupa nella mia vita uno spazio assai, ASSAI, più importante di Mike Bongiorno. Mike Bongiorno, nella mia testa, rasentava per inutilità il concetto di "filologia ugrofinnica". Ma di più, perché tramite la filologia puoi scoprire alcune cose molto più interessanti di Mike Bongiorno, come per esempio la composizione per generi e sclatte sociali delle schiere rituali che in Livonia si radunavano la notte per adorare un grassissimo coniglio di nome Fausto.

Mike Bongiorno era più inutile di uno spremidodo, se mi passate il paragone. Talmente inutile che a tratti mi sembrava di doverlo comprare (intendo Mike Bongiorno, non lo spremidodo)(che per la nota ho già comprato alla sagra dell' inutile a Faenza nel novantesette)(Padrino della manifestazione non era Mike Bongiorno, perché secondo gli organizzatori Mike Bongiorno non serviva troppo a niente).

Talmente inutile che Blogger(TM) si rifiuta di salvarmi la bozza di questo post ("Generical Error 230000000 00001 x00008 x00009", che in linguaggio macchina vuol dire pressappoco "Col cazzo che ti faccio comparire il tasto "publish").

Lasciatemi quindi stupire, mentre sobillo cattiverie d' autunno da infilare a caso nei prossimi post, della folla chilometrica ai funerali e dell' italico abbraccio a Mike Bongiorno e alla sua attesissima dipartita (a soli 85 anni: non so, volevano impagliarlo?).

Impagliarlo sarebbe stato una buona mossa. L' avrebbe reso espressivo. E meno nocivo. Mike Bongiorno, dicono questi giorni, "ha praticamente inventato la televisione".

Wow. Grazie mille.

E invece di colpirlo fortissimo con uno scappellotto sulla sua mediocre e noiosa nuca di vecchio rincoglionito? Un funerale di stato. Il livello di uno stato, di una cultura si misura anche dai morti che si glorificano.

Mi sa che, con tutto il rispetto per gli animali estinti, era meglio lo spremidodo.

(Mh, queste tette sul collo...)