giovedì 24 dicembre 2009

A PROPOSITO DI GEORGE BATAILLE

("Subordinare l'infinita agitazione dell'ape alla raccolta, al travaso del miele, è sottrarsi alla purezza del movimento; l'apicoltura si sottrae e sottrae il miele alla febbre delle api" George Bataille)

Grazie a DR ma anche grazie a FR, eh.

lunedì 14 dicembre 2009

PSlA, My goodness, did I fell for it too.

Dovete sapere che c'è questa cosa che il Sir Squonk, glorioso e professionale duepuntozerista di clara fama, questa cosa che da un po' di tempo chiede/impone/stressa/pungola/coerce/ansiogenizza nel periodo prenatalizio, il PSlA (Post Sotto l'Albero). Trattasi di post a tema natalizio, anche se non per forza, che viene spedito al suddetto Sir il quale si occupa di riunire tutta la roba che arriva e di sequenziarla. Quest'anno contiene circa un centinaio di autori e vanta una mole da pubblicazione editoriale. Ora, avendo io un carattere tracimante che generalmente mi impedisce di tenere i genitali dentro le mutande, è accaduto che io sia stato cooptato per questa cosa, la quale ha più o meno quest'aspetto:

Il PSlA2009, se ci clicchi lo scarichi, sai

Ecco, ci sono dentro anch'io (come diceva pochi anni fa Piero Pelù con assai ingenua convinzione), con un misterioso pezzo dal titolo "Nec Magum habui, sic Magus tibi ero". Ma ci sono pezzi belli di molto parecchio assai. Immagino che nessuno di voi avrà la costanza di leggere tutto. Io non ci sono riuscito e mi darò molto tempo. Anyway: Andate a naso e divertitevi.

martedì 8 dicembre 2009

Dialogo sopra i massimi sistemi della moda Vaticana: rebranding o tradition value?

La rete in fondo non serve a un cazzo, dicono. Velocizza cose che c'erano già. Assì? Bene, questo che vi posto oggi è un instant-screenwriting generato da me e da Daniela Ranieri su FriendFeed in maniera improvvisata e coerente con la teoria dei flussi. Immediatamente raccolto dalla socialsfera in più settori, corretto editato e pubblicato su Nuotonelpomeriggio da quel diaboliquomo di Cattivo Maestro, eccolo riprodotto qua sotto.

La rete non serve a un cazzo. Si. A voi, forse.
(Qui il post originale al netto di)

Dialogo sopra i massimi sistemi della moda Vaticana: rebranding o tradition value?

ves

[Daniela Ranieri] Prada. anche se io avrei consigliato più un Gucci, dopo l’entrata di Frida Giannini come direttore creativo.

[Woland] Vedo comunque una certa discontinuità tra l’assenza minimale di losangatura del colletto bianco e le pervicaci intarsiature circostanti. Forse una sciarpa Vuitton di raso con julienne di piccole gocce indaco avrebbe tenuto insieme la tradizione e l’innovazione. Così non so.

[Daniela Ranieri] Guarda, temo sia la vecchia querelle che tiene accesi gli animi delle maison da secoli, è un classico ormai: riuscire a interpretare in chiave contemporanea i simboli del marchio. Certo che qui il brand campa un po’… di rendita, ma rinunciare alla tensione anche in termini di linea (gotico o neocon? liberal o sbarazzino? regimental o svizzero? austero o bollywood?) sarebbe stato come abdicare alla continua ricerca che fa del nostro un paese di santi e di stilisti. Non credi?

[Woland] Dobbiamo ripartire da qui, dalla concezione che il Dio-Tutto non è certo il mercato, il mercato è una delle molte forme che prende Dio quando deve spiegarci cosa sia il tempio. In quest’ottica nuovamente teocentrica, visto che il loro relativismo ha perso, non trovo affatto banale la riscoperta di semplici barocchismi gotici che questa amministrazione -credo- saprà maxime valorizzare.

[Daniela Ranieri] Senza dubbio, anche se devo dire rispetto alla precedente direzione creativa trovo un po’ calato l’afflato ludico, un gusto assecondante nei confronti dello sportweare e finanche dello streetweare, con richiami dandy che non mi dispiacevano affatto (vedi il bastone portato con sbarazzina consapevolezza durante le discese dai monti della Val d’aosta al posto delle racchette). Non so, forse abbiamo guadagnato in rigore citazionista (ormai non sfugge a nessuno il riferimento a Star trek e a un certo geekismo blasè), ma abbiamo perso in spontaneità? La butto lì.

[Woland] La spontaneità vezzosa la lasciamo ai francescani. Nella summa theologiae è chiaramente specificato che un’aderenza allo spirito primigenio del cristianesimo si può compiere solo nell’allegoria escatologica. L’oro e le gemme sono la via del signore, la loro disposizione segue il numero 7 come le scritture indicano, le racchette da neve fanno poco palestinese ma noi abbiamo filiali in Islanda. Non si può buttare l’acqua sporca col bambino.

[dud] ma sotto va portata la canotta?

[Woland] (Ossignore, un altro giornalista del manifesto) Sciò, sciò, guarda laggiù, un abuso.

[Daniela Ranieri] Quechua purché non etnico! Le missioni sono istituzioni positive, non lasciamoci tentare da sincretismi che sarebbero alquanto pericolosi per la nostra concezione perfino ontologica. questa amministrazione ha più volte indicato nel relativismo uno dei mali di questa epoca, non vorremo assecondarlo con derive populiste e terzomondiste. no no, in questo hai ragione Woland: rigore, simmetria, sfarzo, se a questo corrisponde l’effettiva sovranità del tutto, e linee forgiate sulla previsione escatologica. Anche se, ripeto, una concessione al casual mi sembra d’obbligo in un’ottica di coolizzazione del canonico.

[Woland] Sono ben d’accordo. Dovrà essere presto nostra preoccupazione – difatti – la creazione di alcuni sottoprodotti di minor qualità per le sedi più distaccate. In queste potremmo sperimentare alcune correnti minimal e riduzioniste già applicate da alcuni ortodossi. La fiaschetta di vodka per tracolla potrebbe essere un divertissement veterokitch molto gradito nella Russia occidentale e nei territori baltici.

[Daniela Ranieri] Guarda non credo sia produttivo puntare molto sull’innovazione inclusiva… non so ma per dire: le divise delle guardie svizzere sono state disegnate da Michelangelo, e ancora resistono con solo brevi ritocchi destrutturati… Credo che in questo ambito non ci siano cose vecchie e cose nuove, ci sono cose che funzionano e cose che non funzionano, cose seduttive e cose che non lo sono. Per questo solevo il dubbio che la scarpa rossa di Prada fosse una concessione al casual: non credi piuttosto che si sia voluto dare uno spessore simbolico alla semplice arte di cedere al vezzo? non vedi anche tu in questa scelta la sottolineatura di un’appartenenza ad un ordine superiore delle cose, esprimibile su questa terra solo attraverso il lusso, il gioco dei colori, la mimesi del tradizionale dentro il variegato tessuto umano?

[Daniela Ranieri] il papa veste prada-

[Woland] “Un modo di vestire che non disdegna di farsi “contagiare” da proposte casual e persino firmate”. E’ il momento di passare all’offensiva. Le fashion victims sono già semicotte. Puliamo un po’ il brand dall’equivocità di alcuni epifenomeni (la suscettibilità delle frange di seta nei confronti dei forti venti baltici) e otterremo una nuova linea di tutto rispetto. Piuttosto, visti alcuni fatti recenti inizio ad avere dei dubbi sul viola.

prada

[Daniela Ranieri] Appoggio in pieno, rimarcando la necessità di attualizzare lo spirito, nel senso proprio di mantenerlo aderente alla realtà attuale: la crisi, non nascondiamocelo, se da una parte va a scardinare precetti e pratiche della fede, d’altra parte può nella sua fase meno recrudescente andare ad agire proprio sui recettori della fede, che come tutti sanno agisce come calmante delle paure. Allora io direi: largo a forme rassicuranti (cappotti a uovo, maniche a oblò) e a materiali “caldi” (scaldacuore di lana, mise avvolgenti), e bando agli orientalismi, soprattutto in un momento in cui cina e india bussano alle porte del morente capitalismo.

[Woland] Daniela, Sacro&Santo(TM). Non escluderei, su consiglio di alcuni alti prelati appena tornati da una delicata missione nei locali vintage dei sobborghi di Minsk, di reintegrare un certo range di doppiopetti, latori di una sensazione di rassicurante fermezza, quasi a suggerire austerità e continenza. Si dà il caso che tali doppiopetti scoraggino l’irruenza delle spogliarelliste -mi dicono – Né possiamo tracurare che una maggiore attenzione al settore calzaturiero potrebbe tirar dentro nei giochi commericiali transfrontalieri alcune ditte che utilizzano indotto e forza lavoro dall’oriente. Ricordiamoci che la scarpe di Prada vanno bene sul Santo Padre, ma dei clamorosi falsi ai piedi della CEI riporterebbero in auge l’orrenda acrimonia dell’asse atlantico/protestante nei confronti di una Chiesa che invece *mai* e poi mai deve dare l’idea di poter cedere allo shintoismo.

[Daniela Ranieri] Sìsì certo, parliamo del santo Padre in quanto Grand Master del brand.

[Woland] A volte nemmeno Valentino veste Valentino.

[Daniela Ranieri] Forse è prematuro, ma azzarderei in sede di prossimo consiglio un posizionamento sui social network. il rischio poterbbe essere senza dubbio una certa quota di “concretizzazione” della marca, a scapito dell’effimerità del brand, in grado di creare una sensazione di qualcosa di irragiungibile per alcuni individui e simbolo di distinzione per altri. D’altro canto non è semplice comunicare un rinnovamento, soprattutto in un trend così sensibile come la moda e la comunicazione fidelistica in generale. Ma proprio per questi motivi chi meglio di un brand di lusso porta con se uno storytelling in grado di attirare a sé l’attenzione dei propri fan, soprattutto grazie ad un mezzo come il social web, che si dimostra sempre più in grado di stimolare le emozioni degli utenti?

[Daniela Ranieri] base di sottofondo, da azionare tramite pulsante flash discreto a forma di mitra clericale: I’m your biggest fan I’ll follow you until you love me Papa-paparazzi Baby there’s no other superstar You know that I’ll be your Papa-paparazzi.

[Daniela Ranieri] I gay li portiamo dentro più che con le concessioni matrimoniali.

[Woland] E’ un’ottima idea su cui ho un brainstorming attivo H24. Il problema potrebbe essere la concorrenza con la Chiesa d’Inghilterra, ma almeno in patria non abbiamo competitors di livello. Propongo di comprare e smantellare il blog di Militia Christi – controproducente, sia detto fra noi – e preparare un guerrilla advertiser come “Milizia Crizia”. Evocativo e sobrio, la join venture è già in fieri.

[Daniela Ranieri] Mi convince, bando però al rosa, in tutte le sue forme: la questione femminile e quella biopolitica non rientrano nel calcolo del potential value utile per tracciar delle milestones. No, strizzatina d’occhio al sexual va bene, ma un sexual non certo metropolitano, direi più dentro le mura vaticane, protetto dalla metropoli e nello stesso tempo ad essa ammiccante.

[Woland] L’atavico ostacolo del metrosexual, lo so bene. L’anno scorso abbiamo provato a convincere i Lefebriani a fare da testa di ponte chiedendogli di presentarsi un pubblico con una sciarpetta rosé, ma loro si son detti indignati. Ed ecco che poi s’è dovuta montare tutta quella stronzata sul negazionismo. Per una sciarpetta. Che teste di cazzo.

[Daniela Ranieri] Ah, rischiando la pedanteria: tra l’altro il rosa l’hanno preso quelli del tumore al seno, vero? Bene, a riprova dal fatto che va eliminato, anche perchè potrebbe portare alla mente i casi di pedofilia in Irlanda, e in un’ottica di espansione in senso glam non sarebbe vantaggioso. Quindi niente pupazzi, peluche, al limite un accenno di ermellino.

[Daniela Ranieri] Un’ultima cosa. nessuna concessione ai simboli dell’iconografica martirica: sangue, spine, catene. L’s/m ci sotterra. E, a proposito di sepoltura, occhio alle possibili citazioni al seppure ombroso fascino della cripta: aspetto di vedere il primo furbo sventolare la questione di Renatino sepolto dentro Sant’Apollinare.

[Woland] Rosa, viola, dannazione, non se ne esce. Bianco e nero, Ying e Yang. E’ che il piano contenutistico è difficile da veicolare in serenità, con tutto questo continuo rebranding. Ci serve un asset. Marcinkus non si sarebbe fatto problemi e avrebbe convinto Miuccia a una quota partecipativa, o perlomeno a un canale preferenziale per le innovazioni nel campo tessuti e textures. E qui abbiamo dei parroci che lavorano ancora con un photoshop crackato. Voglio morire, guarda.

[Daniela Ranieri] Non me lo dire! Ieri parlavo con Don Guazza il quale ha voluto una release totalmente nuova del suo sito, soprattutto non lo convinceva la pagina dello staff (voleva una cosa inaccettabilmente Tecnocasa, due ore per spiegargli l’urgenza di riconsiderare le gerarchie in termini non aziendali, antichissimi, ma di fabbrica, di laboratorio, insomma qualcosa di orizzontale con al massimo due o tre figure di tutor), e mi diceva che nelle sfere più alte si vocifera da tempo della necessità di essere più presenti in rete soprattutto sui social media, ma che la cospicua presenza di porno con suore non poteva essere inquadrata in quest’ottica, se non altro perché quelli con suore vere pare non siano mai usciti dal vaticano e questo la gente lo sa, ma che c’è ancora molto resistenza nei confronti dei social network: su questo bisogna lavorare, per riportare un po’ di verità dentro il mondo del fake, e suggerire un ritorno all’origine primigenia dell’avatar come manifestazione della divinità, concetto sul quale si può lavorare per slegarlo dal monopolio induista e riabilitarlo (se c’è riuscito cameron…).ok, direi che possiamo procedere al Gantt, se per te va bene.

[Woland] Se è un po’ presto per l’amateur, nondimeno si potrebbe anticipare gli anticlericali con “Verità di un amore infinito”. Il progetto era già stato inaugurato in gran segreto. Sasha Grey si è detta disponibile, Padre Georg è riluttante nonostante la garanzia di uno stunt cock sempre sul posto.

[Daniela Ranieri] Su questo andrei cauta: al Vaty sono ancora con le labbra penzoloni per la cosa del Pop porno, mentre come sai la nuova tendenza è il recupero del porno trash. no no, guarda, tutto fuorché concessioni alla patinatura. Accessori vagamente s/m sì, d’altronde cosa sono tutti i parafernalia della fede se non fruste, bastoni, cilici, ampolle, sciarpe di seta, bende, fasce costrttive, ma non scadiamo nella banalizzazione populistica. Guarda, al limite vedrei più un Sonya Rikyel per H&M che ricalca i pezzi forti e le chicche della stagione.

[Woland] Tempi di crisi, continenza, umiltà. Presto per il POV, tardi per il vintage, l’unica sarebbe buttarsi in incognito sul footjob (che potremmo ascrivere simbolicamente alla lavanda dei piedi, come avrai già intuito), ma senza presenzialismi. E i costumi devono essere low profile. Non vogliamo mica collegare la pratica ecclesiastica al drag queering, voglio sperare.

[Woland] Ma che Dio mi protegga, il footjob è così di nicchia. Il feticismo è specchio vivente dello streben fideistico, ma vaglielo a spiegare tu a Sciortino, quel figghiebbottàna.

[Woland] Si però Daniela, spero tu stia parlando di mercato interno, hai visto cosa pubblicano su youtube quelli dell’UAAR, gli vogliamo mica offrire il carico da dodici?

[Daniela Ranieri] Il mercato esterno è ciò a cui tendere. Certo bisogna lavorare sugli scarti semiotici, solleticare gli appetititi senza mostrare la pastasciutta. Guarda che tutto l’emotional branding più avanzato si basa sul fisting, almeno quello vanilla.

[Daniela Ranieri] Per dire, anche la scelta del crocifisso, andrebbe radicalizzata, prima che se lo prendano gli emo.

[Woland] Più di così? Abbiamo affiancato il Corpus Christi a una democratica apertura agli ufi, e non è bastato. Ma cosa cazzo vogliono da noi, un altro pamphlet contro Cartesio? A parte che c’è già la Bibbia.

[Daniela Ranieri] Dopo le scuse a Galileo l’unica cosa da fare potrebbe essere mettere Platinette a fare messa. Naa, concentriamoci sugli obiettivi. Consenso, consenso, consenso.

[Woland] Potremmo donare l’8 per mille alla filiera del tessile di Prato.

[Woland] No, scusa, me lo rimangio, l’amministrazione ci segherebbe le mani.

(La collezione autunno inverno secondo friendfeed ).

sabato 5 dicembre 2009

COME IGNORARE CHE C'E' CHI MANIFESTA PER TUTTO L'ETERNO PORCO DIO DEL GIORNO (oggi 5 dicembre)

Esistono molteplici forme di empatìa. Esistono smisurati slanci, alcuni troppo umani, altri teleologici aka finalistici, il cui terreno di preparazione è la rivalsa. Questi ultimi si aggravano di un alone di cogenza di pari passo con lo scemare del dubbio, si fregiano del titolo in calce, ma dietro la finestra-specchio della propria abiezione, della propria mancanza di recalcitrante pazienza, si rimirano e si truccano nel retrobottega dell'eroismo.

[serious Venus and the lunar child
(get your life up untied)
giggle and the flames grow higher
dance in a circle around a central fire
(dance and laugh and love and learn. Grow higher)].

Si è malati.
Si è storpi storti inerti fracassatori timpanici, si sbotta in nenie e ritornelli,
Si tagliano le schiere degli inerti per rivaleggiare in forze,
Si propugna, e ovviamente si pugna,
Si scrive con la spada e si mimano schermaglie con la penna,
Ci si affeziona al dolente andare del tempo che piega la schiena ma lascia il tramonto libero di tramontare.

E dal palco, anche oggi 5 dicembre, chi si veste peggio delle proprie parole può dire "siete tanti, siete bellissimi, tutto questo è merito vostro".
Quando non solo non c'è il tutto, ma non c'è neanche questo, la semplice vergogna dell'agnizione, il pulito birvido di una tristezza.

La fantasia al potere ha reso il potere fantastico.

La pellicola che avvolge il feto non reca alla madre la magia del viaggio notturno. E' il tenero presagio di un sudario.

[No more need for the old empire(fare thee well to the empire) the indigo children]

Ci si cura del dolore di una borghesia irraggiunta, ci si perdona.
Ci si perdona, ci si perdona, ci si perdona, perché è bene -ripetetelo, che è bene- che si sappia che tutto ciò non è da noi voluto, non è da tutti noi nutrito, né da noi fu partorito.
Noi abbiamo una gioventù da difendere, una gioventù nera delle botte del rifiuto, ah, se siamo stati sfortunati a non cogliere le gioie di un congresso, a non avere neanche un salone dove organizzare un rinfresco per l'arrivo del futuro.
A dire ai nostri padri che loro è la colpa, sarebbe tragedia. A farci dire da loro che noi siamo la colpa, commedia. A dire che la colpa è di tutti, sarebbe solo tristezza, sempre e sempre sotto il giogo delle storture che ora e per tutta la durata del presente ci vedono tiepide imitazioni storpie di ciò che ci si immaginava, impavidi, in un tempo lontanto,
Più o meno,
Ieri.

Quindi io non ci sono in piazza, non ci sono nelle piazze, perché la piazza fa rumore, perché la piazza è dei padri, e i figli ci vanno in loro vece, che quelli ancora lavorano e non sta bene. Ed io sono solito masturbare il silenzio, che è sempre inutile ricordare a tutti che non si è migliori, che tanto lo stesso, e per sempre, tali verremo eletti.

I migliori siamo noi, nel sonno, quando si confonde il chiarore con con lo spirito, quando non ne esce altro che qualche parola traslucida, quando ci si arrende all'avanzare del consueto.

Già che sarebbe tanto più facile quanto più stupido odiarvi, semplicemente la mia mano rimane al fianco e mentre fate chiasso io ci guardo piangere, perché così ci preferirei, in un breve spazio di calma, due lacrime tanto per capirci. La mano, dicevo, non si muove, né si contrae, né augura, perché di tanto non è più né ancora capace.
Ma chi sarei io per odiarvi, dite un po', con la responsabilità che mi affidate ogni giorno per le mie parole, non bastasse quella che do loro io.
Quindi ecco qual è la moneta ultima, la solita, del perdente sul ciglio delle nausee.

Salutatevi anche da parte mia.

mercoledì 2 dicembre 2009

MONTATRICI A PANNA

[Oggi è il sacro giorno di Sant' Apoftegma; direttamente ampliato da FF, signori]

Se per caso mi sentiste dire, urlare, berciare qualcosa come "Quelle viscide, orrende troie, montatrici a panna di sborra lercia di nazisti ubriachi, partoritrici di feti abortiti dalle estremità caprine, ovulatrici di anticristi, essiccatrici delle ghiandole spermofore di Mammona, spellatrici di cappelle neofasciste, che il vostro buco del culo sia presto portaerei per il demonio", sappiate che non è maschilismo. Che non sto parlando delle donne in generale. Anzi, sappiate che al 95% sto pensando a loro due: