Sconfiggo la pioggia e sono nelle strade. Non ho fatto in tempo a mangiare, ma prima di uscire ho ingoiato un avanzo di pizza che mi ero concesso la sera prima, con tanto di arrivo a domicilio. Il quarantacinquenne del Bangladesh che me l' aveva consegnata era affetto da un' ansia elettrica, una fretta quasi violenta, che gli ha fatto scagliare il cartone nelle mie mani come se contenesse un pacco bomba, per poi scappare verso l' ascensore con la foga di un Gaucci a cui stanno portando via la villa in doppia fila.
Dicevo: sono sotto la pioggia e mi dirigo alla motorizzazione civile. L' esame di teoria della patente. Non che io sia particolarmente teso. Ho 25 anni, ho fatto circa 60 esami di vario tipo in vita mia, e un quiz a crocette non mi mette molta più ansia della faccia che fa Belpietro quando sta per parlare. Però c' è quella vibrazioncina del retto, quella leggera ipermotilità delle estremità, quella punta di fecaloma che si affaccia a guardare fuori con la timidezza di un giaggiolo appena spuntato, tutti sintomi, questi, di un fondo d' inquietudine.
Appena arrivo sul posto, tre mezzi pubblici e un' ora e quindici minuti dopo, mi ritrovo fuori dalle vetrate d' entrata insieme a una quarantina di curiosissimi esseri bipedi di età variabile tra i 3 e i 99 anni, di classe sociale variabile tra quadro dell' ASL e ex-detenuto tossicodipendente in attesa di un posto da spazzino, e di aspetto complessivo variabile tra il secchioncello ben tenuto assieme da un estetista -eventualmente gay- e un ipotetico supereroe dal nome di "Uomo Seppia" (un vecchietto totalmente privo di emoglobina dall' inconcepibile sudorazione nerastra e con una gigantesca sciarpa che gli si srotola stoica sulla gobba).
L' esaminatore è un tipo con il sorrisetto televisivo e la battuta facile, però, suo malgrado, non ride mai nessuno. Ne sembra quasi piccato (a un certo punto se ne esce con "A questa l' altra volta avevano riso tutti" - l' altra volta era la data d' esame riservata alla famiglia di Valeria Marini, probabilmente).
Ora, non so se chi ha fatto l' esame di guida teorica tanto tempo fa si ricordi il genere di domande che ci sono nei quiz. Io ne ho fatti diversi negli ultimi giorni, con una percentuale di promozione dell' 93% e il massimo di errori quantificato in sei. Abbasso lo sguardo e mi accingo a leggere la domanda, la quale sicuramente
"In caso di incidente stradale, in un incrocio a doppia mandata ma a deriva singola, delimitato dalle apposite lontre, qualora l' autista del veicolo sia ferito e momentaneamente impossibilitato a pronunciare molte consonanti, si deve
-Montare in sella al proprio cavallo
-Genuflettersi
-Chiamare immediatamente l' automobile dei pagliacci
...
Decido di aspettare a farmi prendere dal panico. Vado alla domanda 2.
"In una strada a tre carreggiate, otto corsie, due salvagente, attorniata da banchine con segnalazione orizzontale gialla e una corsia predisposta al transito degli autoarticolati sopra le 3,5 tonnellate con carico sporgente fino al 10% della loro massa totale (polli in umido pescati in Israele), se si vuole sorpassare sulla destra un autosnodato Euro 3 con semi-rimorchio privo di catadiottri funzionanti e massimale RCA limitato alle norme del 1994, si deve:
-Assumere una posizione curva e sussurrare
-Rileggere la domanda
-Evocare un drago
Decido di abbandonarmi al panico. Metto le crocette a caso, o meglio, a senso, per quanto possibile. Esco. La pioggia non ha smesso. L' estrema periferia romana ride di traffico. Accendo una sigaretta. Esce fuori una ragazzona sui trent' anni, mi chiede da accendere. Mi dice che ha sbagliato tutto, che non ne ha capita neanche una, che è terrorizzata. Le dico che non è importante, che è una cazzata, che si può sempre rifare. Sorride un sorriso idiota, il sorriso di quelle donne così idiote che sai benissimo che non hanno sentito né tantomeno concettualizzato una sola parola di quello che avete detto perché stanno pensando troppo intensamente alle proprie scarpe.
Rientriamo per la correzione. La ragazzona ha fatto 0 (zero) errori. L' esaminatore la chiama "genio". Lei fa una faccia insolitamente seria, serra le labbra, mi passa vicino imbarazzata senza degnarmi di una sguardo ed esce velocissima tirandosi dietro la borsa come un cagnetto disubbidiente e quasi strappandosi la gonna. La guardo uscire con il proverbiale sguardo di chi si è appena accorto di aver cacato uno stronzo viola. L' esaminatore mi chiama. Mi avvicino speranzoso. Faccio appena appena il ganzo, sorrido alla notazione dei primi tre errori. Continuo a sorridere per inerzia anche al quinto.
L' esaminatore, inoltre, permea l' aria della stanzetta di spessa e stantìa buona volontà, cercando di motivarmi gli errori che ho fatto davanti a una platea di neodiciottenni ed extracomunitari:
-Vedi, qui è falso. Anche perché non si può dare la precedenza a destra a un ologramma, visto che non l' hanno inventato. Era un trucchettino.
-Ah.
-Eh eh. Fanno così. Ah, e qui, in realtà puoi parcheggiare sempre in doppia fila davanti a una tigre. Se non c' è un apposito segnale di divieto. Questo pensavo fosse chiaro.
-Già.
-Ovviamente la tigre deve avere il freno a mano tirato.
-Ovviamente.
-L' incrocio va bene... la precedenza anche... Ah. Questo cartello non è per le fosse biologiche dei camper da campeggio, ma un segnale di centralina elettrica multifunzionale di ricarico di batteria posteriore per autocaravan di immatricolazione comunitaria.
-Era chiaro.
-Sono sempre piccoli dettagli. Arrivederci. Il prossimo. Ah, un attimo... esséttete. Sette. Scusi, non ne avevo visto uno.
-Sarebbe stato un peccato.
-Eh.
Al settimo errore, sciabolato in penna nera sulla mia sanguinolenta scheda, chiunque può riconoscere in me i sintomi di una paresi.
Sono stato bocciato. Il mio record di errori viene eguagliato solo da una burina (ndr, tamarra, coatta, fighetta in modo volgare - idiomaticamente: ragazza dell' hinterland laziale, specialmente meridionale) bionda che riesce a coniugare il verbo "cioè" e da un rumeno dalla testa quadrata che dice "Rrivedréci". L' esaminatore mi dice che se è la prima volta, non è neanche male. Grazie a quest' ultima, falsa, inutile affermazione, tutti i presenti sono finalmente autorizzati a inserirmi nel campo semantico di "pietoso perdente" (tranne la coatta bionda che mi deve aver messo in quello di "cioè").
Me ne vado ridendo. L' ho presa con filosofia. E' quello che penso davvero, mentre, fuori dall' edificio, colpisco ripetutamente con la nuca il faggio dove sono appoggiato vieppiù sussurrando nuove torture da riservare a Nostro Signore Gesù Cristo qualora dovesse farsi rivedere su questo pianeta (e con rivedere intendo una prima volta).
Vado agli uffici a farmi spostare l' esame al mese successivo. Consegno tutti i duecentoventisei documenti relativi (tutto è sempre relativo a qualcosa, specie i documenti, ndr) a una signora bionda con una frangetta che sembra stata proposta da Alemanno in consiglio dei ministri, la quale digita qualcosa su un computer e poi mi fa (giuro):
-Non c' è niente da fare.
-...
-...
-Prego?
-Non c' è niente da fare.
-No, io cercavo la motorizzazione civile, non l' ospedale.
-Spiritoso.
-Cosa succede?
-Eh, praticamente, siccome quest' esame è slittato di una settimana, e lei può ripetere l' esame solo un mese e un giorno dopo il precedente, ecco, la sua documentazione scade tre giorni prima.
-Cosa?
-Eh, lei deve rifare i documenti.
-Cosa?
-Deve ripagare i bollettini,...
-Cosa?
-E deve ripagare il certificato medico. No, questo bollo da tre euro è ancora valido. Deve ripagare gli altri 100 euro.
-Cosa?
-Mi dispiace, ma d' altronde lei ha saltato la prima data di esame, e poi c' è stato questo slittamento di date...
-...
-...
-Cosa?
Esco. Piove ancora. Le nuvole mi stanno addosso come una polizia universale. Il fallo di dio fa speleologia nel mio culo. Non lo so ancora, ma stasera, a una partita di calcetto, mi slogherò la spalla per colpa di un' ala/centromediano ciccione che mi impatterà da dietro senza alcun motivo, solo perché è grasso. E non so ancora che scriverò un post su questi fatti, dolorante a una spalla, incapace di trovare una posizione comoda nella quale scrivere, scrivere -in maniera forse troppo semplice, sgrammaticata e sicuramente non abbastanza fantasiosa o illuminante- che la vita, a me, mi ha proprio rotto il cazzo.
Dicevo: sono sotto la pioggia e mi dirigo alla motorizzazione civile. L' esame di teoria della patente. Non che io sia particolarmente teso. Ho 25 anni, ho fatto circa 60 esami di vario tipo in vita mia, e un quiz a crocette non mi mette molta più ansia della faccia che fa Belpietro quando sta per parlare. Però c' è quella vibrazioncina del retto, quella leggera ipermotilità delle estremità, quella punta di fecaloma che si affaccia a guardare fuori con la timidezza di un giaggiolo appena spuntato, tutti sintomi, questi, di un fondo d' inquietudine.
Appena arrivo sul posto, tre mezzi pubblici e un' ora e quindici minuti dopo, mi ritrovo fuori dalle vetrate d' entrata insieme a una quarantina di curiosissimi esseri bipedi di età variabile tra i 3 e i 99 anni, di classe sociale variabile tra quadro dell' ASL e ex-detenuto tossicodipendente in attesa di un posto da spazzino, e di aspetto complessivo variabile tra il secchioncello ben tenuto assieme da un estetista -eventualmente gay- e un ipotetico supereroe dal nome di "Uomo Seppia" (un vecchietto totalmente privo di emoglobina dall' inconcepibile sudorazione nerastra e con una gigantesca sciarpa che gli si srotola stoica sulla gobba).
L' esaminatore è un tipo con il sorrisetto televisivo e la battuta facile, però, suo malgrado, non ride mai nessuno. Ne sembra quasi piccato (a un certo punto se ne esce con "A questa l' altra volta avevano riso tutti" - l' altra volta era la data d' esame riservata alla famiglia di Valeria Marini, probabilmente).
Ora, non so se chi ha fatto l' esame di guida teorica tanto tempo fa si ricordi il genere di domande che ci sono nei quiz. Io ne ho fatti diversi negli ultimi giorni, con una percentuale di promozione dell' 93% e il massimo di errori quantificato in sei. Abbasso lo sguardo e mi accingo a leggere la domanda, la quale sicuramente
"In caso di incidente stradale, in un incrocio a doppia mandata ma a deriva singola, delimitato dalle apposite lontre, qualora l' autista del veicolo sia ferito e momentaneamente impossibilitato a pronunciare molte consonanti, si deve
-Montare in sella al proprio cavallo
-Genuflettersi
-Chiamare immediatamente l' automobile dei pagliacci
...
Decido di aspettare a farmi prendere dal panico. Vado alla domanda 2.
"In una strada a tre carreggiate, otto corsie, due salvagente, attorniata da banchine con segnalazione orizzontale gialla e una corsia predisposta al transito degli autoarticolati sopra le 3,5 tonnellate con carico sporgente fino al 10% della loro massa totale (polli in umido pescati in Israele), se si vuole sorpassare sulla destra un autosnodato Euro 3 con semi-rimorchio privo di catadiottri funzionanti e massimale RCA limitato alle norme del 1994, si deve:
-Assumere una posizione curva e sussurrare
-Rileggere la domanda
-Evocare un drago
Decido di abbandonarmi al panico. Metto le crocette a caso, o meglio, a senso, per quanto possibile. Esco. La pioggia non ha smesso. L' estrema periferia romana ride di traffico. Accendo una sigaretta. Esce fuori una ragazzona sui trent' anni, mi chiede da accendere. Mi dice che ha sbagliato tutto, che non ne ha capita neanche una, che è terrorizzata. Le dico che non è importante, che è una cazzata, che si può sempre rifare. Sorride un sorriso idiota, il sorriso di quelle donne così idiote che sai benissimo che non hanno sentito né tantomeno concettualizzato una sola parola di quello che avete detto perché stanno pensando troppo intensamente alle proprie scarpe.
Rientriamo per la correzione. La ragazzona ha fatto 0 (zero) errori. L' esaminatore la chiama "genio". Lei fa una faccia insolitamente seria, serra le labbra, mi passa vicino imbarazzata senza degnarmi di una sguardo ed esce velocissima tirandosi dietro la borsa come un cagnetto disubbidiente e quasi strappandosi la gonna. La guardo uscire con il proverbiale sguardo di chi si è appena accorto di aver cacato uno stronzo viola. L' esaminatore mi chiama. Mi avvicino speranzoso. Faccio appena appena il ganzo, sorrido alla notazione dei primi tre errori. Continuo a sorridere per inerzia anche al quinto.
L' esaminatore, inoltre, permea l' aria della stanzetta di spessa e stantìa buona volontà, cercando di motivarmi gli errori che ho fatto davanti a una platea di neodiciottenni ed extracomunitari:
-Vedi, qui è falso. Anche perché non si può dare la precedenza a destra a un ologramma, visto che non l' hanno inventato. Era un trucchettino.
-Ah.
-Eh eh. Fanno così. Ah, e qui, in realtà puoi parcheggiare sempre in doppia fila davanti a una tigre. Se non c' è un apposito segnale di divieto. Questo pensavo fosse chiaro.
-Già.
-Ovviamente la tigre deve avere il freno a mano tirato.
-Ovviamente.
-L' incrocio va bene... la precedenza anche... Ah. Questo cartello non è per le fosse biologiche dei camper da campeggio, ma un segnale di centralina elettrica multifunzionale di ricarico di batteria posteriore per autocaravan di immatricolazione comunitaria.
-Era chiaro.
-Sono sempre piccoli dettagli. Arrivederci. Il prossimo. Ah, un attimo... esséttete. Sette. Scusi, non ne avevo visto uno.
-Sarebbe stato un peccato.
-Eh.
Al settimo errore, sciabolato in penna nera sulla mia sanguinolenta scheda, chiunque può riconoscere in me i sintomi di una paresi.
Sono stato bocciato. Il mio record di errori viene eguagliato solo da una burina (ndr, tamarra, coatta, fighetta in modo volgare - idiomaticamente: ragazza dell' hinterland laziale, specialmente meridionale) bionda che riesce a coniugare il verbo "cioè" e da un rumeno dalla testa quadrata che dice "Rrivedréci". L' esaminatore mi dice che se è la prima volta, non è neanche male. Grazie a quest' ultima, falsa, inutile affermazione, tutti i presenti sono finalmente autorizzati a inserirmi nel campo semantico di "pietoso perdente" (tranne la coatta bionda che mi deve aver messo in quello di "cioè").
Me ne vado ridendo. L' ho presa con filosofia. E' quello che penso davvero, mentre, fuori dall' edificio, colpisco ripetutamente con la nuca il faggio dove sono appoggiato vieppiù sussurrando nuove torture da riservare a Nostro Signore Gesù Cristo qualora dovesse farsi rivedere su questo pianeta (e con rivedere intendo una prima volta).
Vado agli uffici a farmi spostare l' esame al mese successivo. Consegno tutti i duecentoventisei documenti relativi (tutto è sempre relativo a qualcosa, specie i documenti, ndr) a una signora bionda con una frangetta che sembra stata proposta da Alemanno in consiglio dei ministri, la quale digita qualcosa su un computer e poi mi fa (giuro):
-Non c' è niente da fare.
-...
-...
-Prego?
-Non c' è niente da fare.
-No, io cercavo la motorizzazione civile, non l' ospedale.
-Spiritoso.
-Cosa succede?
-Eh, praticamente, siccome quest' esame è slittato di una settimana, e lei può ripetere l' esame solo un mese e un giorno dopo il precedente, ecco, la sua documentazione scade tre giorni prima.
-Cosa?
-Eh, lei deve rifare i documenti.
-Cosa?
-Deve ripagare i bollettini,...
-Cosa?
-E deve ripagare il certificato medico. No, questo bollo da tre euro è ancora valido. Deve ripagare gli altri 100 euro.
-Cosa?
-Mi dispiace, ma d' altronde lei ha saltato la prima data di esame, e poi c' è stato questo slittamento di date...
-...
-...
-Cosa?
Esco. Piove ancora. Le nuvole mi stanno addosso come una polizia universale. Il fallo di dio fa speleologia nel mio culo. Non lo so ancora, ma stasera, a una partita di calcetto, mi slogherò la spalla per colpa di un' ala/centromediano ciccione che mi impatterà da dietro senza alcun motivo, solo perché è grasso. E non so ancora che scriverò un post su questi fatti, dolorante a una spalla, incapace di trovare una posizione comoda nella quale scrivere, scrivere -in maniera forse troppo semplice, sgrammaticata e sicuramente non abbastanza fantasiosa o illuminante- che la vita, a me, mi ha proprio rotto il cazzo.