mercoledì 29 aprile 2009

BE QUIET AND DRIVE (THROUGH THE NIGHT)

Sconfiggo la pioggia e sono nelle strade. Non ho fatto in tempo a mangiare, ma prima di uscire ho ingoiato un avanzo di pizza che mi ero concesso la sera prima, con tanto di arrivo a domicilio. Il quarantacinquenne del Bangladesh che me l' aveva consegnata era affetto da un' ansia elettrica, una fretta quasi violenta, che gli ha fatto scagliare il cartone nelle mie mani come se contenesse un pacco bomba, per poi scappare verso l' ascensore con la foga di un Gaucci a cui stanno portando via la villa in doppia fila.

Dicevo: sono sotto la pioggia e mi dirigo alla motorizzazione civile. L' esame di teoria della patente. Non che io sia particolarmente teso. Ho 25 anni, ho fatto circa 60 esami di vario tipo in vita mia, e un quiz a crocette non mi mette molta più ansia della faccia che fa Belpietro quando sta per parlare. Però c' è quella vibrazioncina del retto, quella leggera ipermotilità delle estremità, quella punta di fecaloma che si affaccia a guardare fuori con la timidezza di un giaggiolo appena spuntato, tutti sintomi, questi, di un fondo d' inquietudine.

Appena arrivo sul posto, tre mezzi pubblici e un' ora e quindici minuti dopo, mi ritrovo fuori dalle vetrate d' entrata insieme a una quarantina di curiosissimi esseri bipedi di età variabile tra i 3 e i 99 anni, di classe sociale variabile tra quadro dell' ASL e ex-detenuto tossicodipendente in attesa di un posto da spazzino, e di aspetto complessivo variabile tra il secchioncello ben tenuto assieme da un estetista -eventualmente gay- e un ipotetico supereroe dal nome di "Uomo Seppia" (un vecchietto totalmente privo di emoglobina dall' inconcepibile sudorazione nerastra e con una gigantesca sciarpa che gli si srotola stoica sulla gobba).

L' esaminatore è un tipo con il sorrisetto televisivo e la battuta facile, però, suo malgrado, non ride mai nessuno. Ne sembra quasi piccato (a un certo punto se ne esce con "A questa l' altra volta avevano riso tutti" - l' altra volta era la data d' esame riservata alla famiglia di Valeria Marini, probabilmente).

Ora, non so se chi ha fatto l' esame di guida teorica tanto tempo fa si ricordi il genere di domande che ci sono nei quiz. Io ne ho fatti diversi negli ultimi giorni, con una percentuale di promozione dell' 93% e il massimo di errori quantificato in sei. Abbasso lo sguardo e mi accingo a leggere la domanda, la quale sicuramente

"In caso di incidente stradale, in un incrocio a doppia mandata ma a deriva singola, delimitato dalle apposite lontre, qualora l' autista del veicolo sia ferito e momentaneamente impossibilitato a pronunciare molte consonanti, si deve

-Montare in sella al proprio cavallo

-Genuflettersi

-Chiamare immediatamente l' automobile dei pagliacci

...

Decido di aspettare a farmi prendere dal panico. Vado alla domanda 2.

"In una strada a tre carreggiate, otto corsie, due salvagente, attorniata da banchine con segnalazione orizzontale gialla e una corsia predisposta al transito degli autoarticolati sopra le 3,5 tonnellate con carico sporgente fino al 10% della loro massa totale (polli in umido pescati in Israele), se si vuole sorpassare sulla destra un autosnodato Euro 3 con semi-rimorchio privo di catadiottri funzionanti e massimale RCA limitato alle norme del 1994, si deve:

-Assumere una posizione curva e sussurrare

-Rileggere la domanda

-Evocare un drago

Decido di abbandonarmi al panico. Metto le crocette a caso, o meglio, a senso, per quanto possibile. Esco. La pioggia non ha smesso. L' estrema periferia romana ride di traffico. Accendo una sigaretta. Esce fuori una ragazzona sui trent' anni, mi chiede da accendere. Mi dice che ha sbagliato tutto, che non ne ha capita neanche una, che è terrorizzata. Le dico che non è importante, che è una cazzata, che si può sempre rifare. Sorride un sorriso idiota, il sorriso di quelle donne così idiote che sai benissimo che non hanno sentito né tantomeno concettualizzato una sola parola di quello che avete detto perché stanno pensando troppo intensamente alle proprie scarpe.

Rientriamo per la correzione. La ragazzona ha fatto 0 (zero) errori. L' esaminatore la chiama "genio". Lei fa una faccia insolitamente seria, serra le labbra, mi passa vicino imbarazzata senza degnarmi di una sguardo ed esce velocissima tirandosi dietro la borsa come un cagnetto disubbidiente e quasi strappandosi la gonna. La guardo uscire con il proverbiale sguardo di chi si è appena accorto di aver cacato uno stronzo viola. L' esaminatore mi chiama. Mi avvicino speranzoso. Faccio appena appena il ganzo, sorrido alla notazione dei primi tre errori. Continuo a sorridere per inerzia anche al quinto.

L' esaminatore, inoltre, permea l' aria della stanzetta di spessa e stantìa buona volontà, cercando di motivarmi gli errori che ho fatto davanti a una platea di neodiciottenni ed extracomunitari:

-Vedi, qui è falso. Anche perché non si può dare la precedenza a destra a un ologramma, visto che non l' hanno inventato. Era un trucchettino.

-Ah.

-Eh eh. Fanno così. Ah, e qui, in realtà puoi parcheggiare sempre in doppia fila davanti a una tigre. Se non c' è un apposito segnale di divieto. Questo pensavo fosse chiaro.

-Già.

-Ovviamente la tigre deve avere il freno a mano tirato.

-Ovviamente.

-L' incrocio va bene... la precedenza anche... Ah. Questo cartello non è per le fosse biologiche dei camper da campeggio, ma un segnale di centralina elettrica multifunzionale di ricarico di batteria posteriore per autocaravan di immatricolazione comunitaria.

-Era chiaro.

-Sono sempre piccoli dettagli. Arrivederci. Il prossimo. Ah, un attimo... esséttete. Sette. Scusi, non ne avevo visto uno.

-Sarebbe stato un peccato.

-Eh.

Al settimo errore, sciabolato in penna nera sulla mia sanguinolenta scheda, chiunque può riconoscere in me i sintomi di una paresi.

Sono stato bocciato. Il mio record di errori viene eguagliato solo da una burina (ndr, tamarra, coatta, fighetta in modo volgare - idiomaticamente: ragazza dell' hinterland laziale, specialmente meridionale) bionda che riesce a coniugare il verbo "cioè" e da un rumeno dalla testa quadrata che dice "Rrivedréci". L' esaminatore mi dice che se è la prima volta, non è neanche male. Grazie a quest' ultima, falsa, inutile affermazione, tutti i presenti sono finalmente autorizzati a inserirmi nel campo semantico di "pietoso perdente" (tranne la coatta bionda che mi deve aver messo in quello di "cioè").

Me ne vado ridendo. L' ho presa con filosofia. E' quello che penso davvero, mentre, fuori dall' edificio, colpisco ripetutamente con la nuca il faggio dove sono appoggiato vieppiù sussurrando nuove torture da riservare a Nostro Signore Gesù Cristo qualora dovesse farsi rivedere su questo pianeta (e con rivedere intendo una prima volta).

Vado agli uffici a farmi spostare l' esame al mese successivo. Consegno tutti i duecentoventisei documenti relativi (tutto è sempre relativo a qualcosa, specie i documenti, ndr) a una signora bionda con una frangetta che sembra stata proposta da Alemanno in consiglio dei ministri, la quale digita qualcosa su un computer e poi mi fa (giuro):

-Non c' è niente da fare.
-...
-...
-Prego?
-Non c' è niente da fare.
-No, io cercavo la motorizzazione civile, non l' ospedale.
-Spiritoso.
-Cosa succede?
-Eh, praticamente, siccome quest' esame è slittato di una settimana, e lei può ripetere l' esame solo un mese e un giorno dopo il precedente, ecco, la sua documentazione scade tre giorni prima.
-Cosa?
-Eh, lei deve rifare i documenti.
-Cosa?
-Deve ripagare i bollettini,...
-Cosa?
-E deve ripagare il certificato medico. No, questo bollo da tre euro è ancora valido. Deve ripagare gli altri 100 euro.
-Cosa?
-Mi dispiace, ma d' altronde lei ha saltato la prima data di esame, e poi c' è stato questo slittamento di date...
-...
-...
-Cosa?

Esco. Piove ancora. Le nuvole mi stanno addosso come una polizia universale. Il fallo di dio fa speleologia nel mio culo. Non lo so ancora, ma stasera, a una partita di calcetto, mi slogherò la spalla per colpa di un' ala/centromediano ciccione che mi impatterà da dietro senza alcun motivo, solo perché è grasso. E non so ancora che scriverò un post su questi fatti, dolorante a una spalla, incapace di trovare una posizione comoda nella quale scrivere, scrivere -in maniera forse troppo semplice, sgrammaticata e sicuramente non abbastanza fantasiosa o illuminante- che la vita, a me, mi ha proprio rotto il cazzo.

giovedì 23 aprile 2009

IL GALLO E' UN COGLIONE

Un recente post dello Zio Giorgio mi ha fatto riflettere sul passato. E' infatti un passo obbligato di memoria collettiva, specie per i pigri e gli oziosi, rimandare il pensiero a quando, già dalla tenerissima età, il parentame si dilettava a svegliarci ad ore umanamente improponibili, per perpetrare l' orribile crimine di entrare in società già la mattina presto.

Nemmeno io, devo dire, sono rimasto immune da questo scempio. Un paio delle frasi più note, utilizzate dalla notte dei tempi per strapparvi al tiepido, materno abbraccio di Morfeo, sono queste:


"Sveglia. Chi ben comincia è a metà dell' opera".

Beh.
1) Comincia che mi girano i coglioni a mille, anzi, a milioni, e ciò si confà alla tua stupida frase solo se l' "opera" consiste in un olocausto.

2)Devo svegliarmi a quest' ora (tra i 4 e i 18 anni) per andare in un posto che sembra fatto apposta per produrre Mario Giordano. Se sono a metà dell' opera, vuol dire che sono Paolo Bonolis. Grazie papà/mamma.

3)L' "opera" umana, nel 95% dei casi è una palla clamorosa, per lo più dannosa, iniqua e sanguinaria, qualunque essa sia, compresa quella lirica (avete mai notato come anche il tenore sia sempre -sempre-, anche fisicamente, una palla?). Essere a metà di essa è già un affronto sufficiente a Madre Terra. Non potrei almeno rimanere qui, o meglio tornare un po' indietro?


"C'è un motivo, se l' uomo si sempre svegliato col canto del gallo"


Si. Che è stupido.

O meglio, hai ragione. C'è un motivo. Il motivo è raccogliere le uova, pulire la merda delle mucche, innaffiare i rafani e riparare il sottotetto.
Tutte cose inerenti una società agropastorale pressoché scomparsa, soprattutto qui a Milano Marittima, papà. Non so se hai fatto caso.


"Presto a letto, su col gallo, sarai ricco senza fallo"

No. Non è vero. E' ovvio che non è vero. Cosa cazzo significa? Queste coordinate spaziotemporali sono l' orario di lavoro di uno spazzino. Siete scemi?

E poi:

Il gallo è il maschio della gallina, di questo ne converrete. La gallina è un animale i cui emisferi del cervello non comunicano, e se le prendete la testa e le ficcate il becco in un solco tracciato sul terreno, quel goffo cuscinetto sputacacchette andrà in crash. Dico davvero. L' ho visto coi miei occhi. Si ferma, resta lì col becco infilato anche se togliete la mano e ve ne andate. Resta lì, col becco infilato per terra. Perché non sa cosa fare. Gli occhi gli mandano segnali discordanti al cervello, i due coni visivi degli occhi vanno in sovrapposizione, e la creaturina va in stand-by.

In più il gallo, dal canto suo (toh, la lingua) -che non fa neanche le uova (ma anzi, se fosse per lui le feconderebbe tutte rendendole pulcini e quindi non più commestibili a meno che non siate una Bestia di Satana)- non ha molto di meglio da fare che beccarvi furiosamente gli stinchi sospettando che vogliate farvi le sue galline (perché ovviamente sono tutte sue -il gallo non ha un pensiero poi così distante da uno sceicco saudita. O da Antonio Cassano), e per fare ciò gonfia il collo, alza la cresta e dimena due disgustose fettine di derma rossastro che si ritrova sotto il becco (quelle fettine a molti fanno schifo, ma non riescono a spiegare il perché; ve lo spiego io: sono due labbra vaginali slabbrate. E' evidente, solo che uno non ci pensa. Beh, io sì. Ecco perché fanno schifo. Se ci pensate intensamente, non riuscirete a leccare la passera della vostra ragazza per giorni, un po' per il terrore atavico che contenga un becco retrattile, un po' perché semplicemente l' analogia visiva -il feedback, diremmo oggi- è talmente diretta da fare semplicemente schifo. In più, prendendola alla larga, quel clitoride -come ben sapete- è il clitoride che vi tiene lontano da TUTTI GLI ALTRI clitoridi. Proprio come fa il nostro variopinto amico).
Secondo lui questo show dovrebbe impaurirmi. E non farmi scopare le sue galline. Beh, che ne diresti se ti calpestasti la cresta di cazzo che sei (licenza poetica) e poi mi fottessi tutte le tue galline? Eh? Paura? A me? Che nella mia razza annovero Niccolò Ghedini? Bah. Fai pure.

Quindi, la prossima volta che vostro padre/vostra madre vi sussurra all' orecchio quest' ultima, universale e retta massima, rispondetegli con la MIA, di massima:

Il gallo è un coglione. Ed è un animale disgustoso che ha dei pezzi di fica in faccia. Ora vattene.

martedì 21 aprile 2009

DEFINIZIONI - Una prima ipotesi

Blog: Ariete eunuco di tempi inerti.

Satira: Compensazione. Nemesi. Furia che germina nell' angolo in cui la morte fa ombra alle definizioni.

Woland: Cameriere del girone esterno, officiante, salmodiante, mistificatore, immaginatore. Si pensa migliore come tutti. Si pensa peggiore di tutti. Si pensa troppo, quindi non ha tempo di darsi del tu. Si dedica ai bambini a prescindere dall' età. Sindrome di immunodeficienza cronica.

Umorismo: Bondi, ministro della Cultura.

Ironia: Nuove norme in deroga alle vecchie norme corrompono norme ancora antecedenti. Raccogliere una saponetta.

Fine Della Storia: Profezia falsa. La Storia è creata dall' uomo, ma l' uomo non la può interrompere. Antinomia.

Struttura: Tautologia. Ironia dell' autoreferente.

Sovrastruttura: Quadrato di una tautologia. Oggetto Java. Dove la metti, sta. Non differisce da un tendine se non per la carne: la sovrastruttura ce l' ha.

Tempo: Adesso.

Firma in calce al progetto: Woland.

venerdì 17 aprile 2009

LA PRIMA, VERA RECENSIONE DEL FAMOSSISIMO LIBRO "RISTORANTOPOLI" DI TUTTO IL WEB

Con quale gioia io mi accinga a farvi un ritratto del libro di Mauro Zucconi, in web Chinaski 77, lo sa solo Mauro Zucconi.
Pochi giorni fa ho terminato la lettura del libro d' esordio di Chinaski, ("Ristorantopoli", appunto) e ho finalmente il materiale grezzo per fornire a tutta la rete le osservazioni più interessanti e pertinenti ad esso ascrivibili ora e in futuro, pur ammettendo che se Giuliano Ferrara vorrà dire la sua, potrà farlo, ma non sarà mai puntuale quanto me. Primo, per un conflitto d' interesse tra lui e i ristoranti -che sono appunto il tema-pretesto del libro- e secondo perché è una palla di merda.



Scrivo queste righe sotto effetto di una sostanza probabilmente confenzionata in nordafrica in assenza di condizioni igieniche minime e in stretta inosservanza della legge 626, quindi prego perdonare alcune leggerezze, come l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza l' assenza di un rigido controllo di ricorrezione del testo.

Il libro è qui tra le mie mani, ora (o meglio, accanto, visto che sto scrivendo) e ha un' aria preoccupata e accigliata. Teme forse una stroncatura o qualche commento stupido. Va là, libro. Lo rassicuro eliminandogli e carezzandogli l' orecchietta segnalibro di pagina 64 la cui piccola diagonale ancora si intravvede.

E' un caro libro, questo. Molto garbato, molto suadente, per nulla spocchioso e molto colloquiale. E' scritto con uno stile che sta tra quello di Mauro Zucconi e quello di Chinaski, anche se i maligni (e quelli che hanno letto anche almeno un altro libro oltre quello di Chinaski -che è Mauro Zucconi, e credo valga anche al contrario) ci rivedranno un po' di quel David Foster Wallace dei reportage ("A supposedly fun thing I'll Never Do Again", per esempio) che tanto ha segnato la cultura Avant-Pop (prima dell' arrivo di Enrico Silvestrin, ovviamente).

E' un libro vivo (stai fermo almeno mentre ti recensisco, cazzo), pieno di informazioni e massime universali, pieno di luoghi comuni e non comuni magistralmente inquisiti come dal miglior Di Pietro (ma con in più la grammatica italiana), pieno di glossolalìe, blaberoglicemi, tecnoclassicismi, veterocomunismi mai rimpianti, pieno di anafore, chiasmi, sinèddochi(e), pieno di antirevisionismo, di qualunquismo innobile, di feticismo esistenziale, ed ora che ci penso è pieno di segni grafici e di fonemi. Vi è anche una discreta quantità di note a piè di pagina [nelle quali i maligni rivedranno forse un po' di quel David Foster Wallace dei reportage ("A supposedly fun thing I'll Never Do Again", per esempio) che tanto ha segnato la cultura Avant-Pop (prima dell' arrivo di Simona Ventura, ovviamente)].

E' un libro quindi per tutta la famiglia, che in sé ha solo di buono da dire al mondo, e credo possa a buon diritto essere considerato il seguito della Divina Commedia o di quel libro che non finisce, o se finisce nessuno è arrivato vivo per raccontarlo, quello che ha scritto Proust, per capirci.

Ma c'è, ebbene sì, cè una nota dolente. Molto dolente, in effetti. E' qualcosa che non ha precedenti nell' editoria italiana o mondiale, e che farebbe impallidire un beta test eventualmente eseguito da Gutemberg: la linea divisoria del piè di pagina.

Questa linea, apposta per separare il testo corpo pagina dalle note a piè di pagina, è in assoluto la linea più cretina che abbia mai visto. E' una linea goffa, stupida, vuota di significato (se ne accorgerebbe anche Luca Laurenti), della lunghezza sbagliata ed è IN GRASSETTO e praticamente APPICCICATA alle parole del corpo testo che la sovrastano, finendo a fungere -dal punto di vista oftalmometrico ed ermeneutico- da SOTTOLINEATURA per gruppi di parole a caso, le quali si trovano istantaneamente ad assumere una ingiustificata e antidemocratica rilevanza rispetto ad altre parole appartenti allo stesso periodo, spesso più valide sia linguisticamente sia politicamente.

Tutto ciò non è imputabile, Dio non voglia, a Mauro Zucconi, bensì all' impaginatore, o editor, che ha curato l' edizione finale.

Ma resta il fatto che quest' assenza di meritocrazia verbale non può passare indisturbata, come del resto è scritto qui, sulla mia maglietta di Gramsci, proprio sotto il mento (di Gramsci, non il mio).

Ecco solo alcuni dei lemmi ritenuti dall' Impaginatore (che sarà anche il titolo della prossima cagata di Dario Argento, forse) così degni di essere apostatizzati:

"Crollare quando" (pag. 35) - "Non sarà la cosa più naturale del mondo, fino a non" (pag. 36) - "Che è qui, mi p" (pag. 56) - "Figurarsi pe" (pag. 63) - "Per evaporazio" (pag. 71) - "stione rimane p" (pag. 83) - "te troppo potre" (pag. 34) - "sione durante i" (pag. 140) - "e un panino)." (pag. 148) - "sdegnata smorf" (pag. 159) - "tavolo 4, in rea" (pag. 169) - "bilità di appro" (pag. 174) e anche "Aiutare. Non so" (pag. 180).

Detto questo, resta il più bel libro della Via Lattea (almeno finché non ne scriverà uno Enrico Silvetrin, forse).

Fanno 500 euro.

martedì 7 aprile 2009

SCUSATE LA DOMANDA

(Tutti si sono chiesti -giustamente- quanto ci metterà la mafia a mettere le mani sulla ricostruzione. Ehi. E' già lì. A quanto ho visto, è arrivata subito, con l' aereo. E ha pure fatto un discorso).

Ma nessuno si è chiesto quanti soldi faranno la Chiesa e le pompe funebri con il terremoto in Abruzzo?

Per il futuro:
Vota Terremoto! Terremoto è amico del tuo PIL!

P.S. :
Per chi malauguratamente non dovesse cogliere la battuta sull' aereo:


Nella foto: Un capomafia a volo d' Aquila, mentre ispeziona i territori occupati

domenica 5 aprile 2009

PER IL CENTENNALE FUTURISTA: UNA GLOSSA by Fabio TETI

Pubblico un breve componimento di Fabio Teti, il meno famoso tra i più celebri autori della Giovine Italia. Vincitore di diversi premi, alcuni inerenti la scrittura poetica, altri inerenti il vestirsi sempre di nero, Fabio Teti si presenta a voi con la sua imperitura fascinazione per il linguaggio e la sua sempiterna antipatia per i cervelli di smegma. Plauditelo e sostenetelo, o vi ridurrò i genitali a qualcosa che ricorda un assai mal riuscito Brit Milà.

Per il Centennale futurista. Una glossa

Sparano in piazza quattro
strobo idioti, quattro
escrementi di note;
ora il vanagloria onomatopeico
hanno deciso

è un genio.

Così montano a frotte
i nuovi futuristi, sù a ganghe grosse, coi gulp!
i wroahmmm!, √prussien etc.,
dentro cappucci, analfabeti,
neri nell’aria delle ronde, – e possono
stuprare le rumene loro, massacrare
handicappati coi calci, (se hanno
le logiche balaniche, se le sinapsi invalse
nella sborra) – guardiamoli drizzare
le ragioni dello scroto
sino al cielo


P.S. : Approfitto per invitare chiunque ne abbia volontà a inviarmi qualsiasi opera bella o qualsiasi orrendo rigurgito sinaptico egli ritenga in tema (o anche no) a questo blog. La NUOVA TAG ("L' Orda d' Oro") racchiuderà un giorno i migliori prodotti delle vostre follie collaterali.