venerdì 3 settembre 2010

NON L'HAN MICA DECISO I RICCHIONI

Dunque eccoci posizionati sul bordo della frangia della frontiera più estrema del pensabile, col perineo incastrato su un cavallo di frisia.
Intendiamoci: non che io sia particolarmente sconvolto dal carattere auimmauéannamoseneinlìbbia degli italiani o dal sentimento dirimpettaio, quello del veltronismo perugina. Però siccome sono qui che postulo l'esistenza di un leader politico che inglobi tutta quella fascia degli scontenti che si disloca tra il muro che ho dietro e il computer che ho davanti, ho bisogno di buttare giù un paio di carte.

Ah, prima l'attualità. C'è stato un altro stupro. O strupo, come dicono i giovani. Che si può dire, badate bene. La nostra lingua non è che una sciocca convenzione basata su un vile compromesso tra Alessandro Manzoni, Pietro Bembo e un piccolo manipolo di qualche milione di persone che ha deciso che faceva brutto imparare la propria lingua. Lo dice anche qui Leonardo, che è diventato il mio pensatore di (ri)ferimento da quando ha deciso che qualsiasi cosa dicano le persone intelligenti sia snob e vada ribaltata nel suo opposto. Come se il fatto che Veltroni sia una muffa sui coglioni del peggiore partito di sinistra d'Europa possa essere ribaltato in "però ha scritto dei libri orribili". Sempre a scegliere il male minore, noi.

Dicevo: lo strupo. Questa cosa di mettere il pene nelle persone senza il consenso informato. Beh, la ritengo riprovevole, antidemocratica, disumana e vagamente erotica. Sai, quel pizzicorino.

No, dai, scherzo, come dicono sempre quelli che hanno lettrici femministe.

In realtà si tratta di quest'idea di risolvere tutto con la castrazione chimica. Che sarebbe un'ottima idea se l'obiettivo fosse quello di risparmiarsi di accompagnare lei a vedere l'ultimo della Comencini, ma poi succede che come niente vai a umettare con il lube il sedere del tuo gatto e poi non ti ricordi più quale fosse il passaggio successivo.
Una risposta politica?
L'unica risposta politica alla castrazione chimica è stato rendere Capezzone un volto pubblico.
Una risposta legislativa?
Volevo chiederlo a uno di magistratura democratica ma stava sodomizzando un neonato con una copia arrotolata di Puerofagia Sovietica.
Rimane la risposta viscerale: castriamoli, uccidiamoli, accartocciamoli, rimaniamoli in terra. Condivido il sentimento, sarebbe brutto mandare la propria figlia a un seminario su Hello Kitty e ritrovarsela tutta arieggiata. Ma il dibattito che si sprigiona da queste purulente piaghe dell'animo umano somiglia sempre un po' troppo a un convegno di manguste nevrasteniche che bevono sangue di serpente con un pene di plastica legato sulla testa.

Forse l'ho fatta un po' pittorica, ma tant'è.

A questo punto spero vi siate chiesti dove io volessi andare a parare, altrimenti dovreste seriamente considerare l'ipotesi di citofonare a Beppe Severgnini e salire a stringergli la mano.

Ho detto la mano.

Bene. Siccome la frocia si sta diffondendo per il mondo e presto tutti i buchi di culo saranno trincea (una cosa che la rivista Pontifex Roma denuncia da anni, ingiustamente trascurata a causa del volgare e infondato pregiudizio secondo il quale non si tratterebbe che di una manica di pulitori di sborra dai vetri dei peep-shows che nel tempo libero fanno orge a base di sugo di cadavere frocio venerando un vecchio arrapato con le mollette sui capezzoli di nome COLUI CHE E'), vi dico che lo stupro principale lo stiamo subendo da Nichi Vendola.

Intendiamoci. Mi sta simpatico. Adoro quando fputacchia la effe. Me fa mori'. Ed è anche interessante vederlo collegato ai Luther King, ai Pasolini, ai Gramsci, agli Spandau Ballet. Però io -almeno per scaramanzia- tenderei a considerare l'altra faccia della medaglia, quella per cui "mi piacciono tanto la poefia e il caffo" non sarebbe la punchline migliore di un candidato premier. In Italia, quanto meno. Che è quel paese che sta facendo ancora un sacco di fatica a metabolizzare i testi di Povia.
Senza contare che secondo tutti i più recenti studi commissionati dalla Chiesa Cattolica ad alcuni scienziati calvi e muscolosi con il testo del Tristan und Isolde tatuato sulla schiena, la frocia portarebbe con sé anche lo strupococco, quel batterio che prende sede nell'uretra e ti fa sfondare a cazzo e cazzotti tua figlia sul cofano di una Multipla facendoti anche pensare che la stronzetta se la sia cercata. D'altronde sono donne: se non le picchi e non gli infili dentro l'uccello in modo arbitrario e violento non sono contente.

Ok, dicevamo di Vendola. Mobilita i giovani (quelli di strupo e quelli di stupro, senza distinzione di maglioncino o di tascabili Einaudi), organizza le fabbriche (quelle dove si fa politica vera, mica accordi sottobanco con la CGIL e la federazione della sinistra o balle varie), vince le elezioni (vabbe'). Ma lo sapete qual è la vera novità rappresentata da Vendola secondo il paesereale?

Parla ftrano e gli piace il caffo.

«Fo che fono colpevole di una fpecie di reato: porto abufivo di poefia», dice.

Oh, io ve l'ho detto: non sono convinto. Ma lo voto. In un paese dove c'è gente che proporrebbe la castrazione chimica -oltre che agli strupatori e ai grammarnazi- anche ai ricchioni, lo voto. Se proprio devo. Se come alternativa mi date il cugino scemo di Civati. Sempre che esista un cugino di Civati a cui i cromosomi abbiano fatto uno scherzo sinaptico così crudele da metterlo in secondo piano.
Lo voto. Che ci vuole.

Tanto Nazim Hikmet mi ha proprio rotto il cazzo.

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