martedì 30 marzo 2010

TRAUMAUERFABRIK - I - Tetragrammaton

A DR

[Il percorso narrativo del sogno è uno dei più rischiosi in assoluto. Il procedimento della costruzione a mosaico che mi permetto di proporre -poco umilmente, devo ammettere- nelle righe che seguono è però un'esigenza di contemporanea condensazione ed espansione di materiali la cui eterogeneità non mi è possibile ridurre a un differente percorso allegorico. Questo studio, questo intreccio di immagini, citazioni, esperimenti razionali e mimetici, attaches e collages non vuole, per ora, essere o rappresentare più di quello che la partecipazione di una lettura attenta possa suggerire. Il sospetto che si tratti sempre e comunque di testi "politici" e "satirici" più che "poetici" va però lasciato intendere. Provo a partire da qui, con le spalle alla scrittura. Trattandosi di un blog, mi scuso in anticipo per la fatica dovuta alla lunghezza del testo. Questa che segue è solo la prima stanza, che ho ritenuto non suddivisibile.]


[Il sogno è nero come la morte]

La prima stanza è un fuso di passioni avvinghiate. All'uscita si intravede per prima l'immagine della mia fuga. Sono su un motoscafo con mio padre, il vento è forte, ma parliamo come se fossimo immersi in un silenzio primordiale. Lui è rilassato e sembro esserlo anch'io, mentre il motoscafo spinge se stesso alla velocità della luce. Dietro di noi, bombe di profondità esplodono senza suono.

Tuono.

[Scald supreme truth as/ It touches this house]

I rumori arrivano -eccoli, infatti, li penso comme avvertibili- a guisa di schianto/ si fanno vividi (vedi paragrafo precedente)/ assumono colore. Dalla sinestesia spunta la figura di donna. Io e mio padre le diciamo di riparare sotto coperta.
Siamo evidentemente preoccupati per lei. La amiamo, è indubbio.

[Angelus - è il messaggero delle vecchie incisioni]

Vedo l'amore sottoforma di un secondo sole speculare e sovrapposto al primo, inscritto in un prisma. Nel successivo fotogramma il montaggio è rotto da un intercalare sbiecante, che reca l'immagine della spiaggia.
Si sta compiendo un rito. Stese sulla sabbia, delle figure asiatiche si danno la buona morte.

"Arrivano"
(Qualcuno mi chiama da fuori dal sogno e dice "Un guerrigliero soprannominato "Woland", che però fu catturato dalle guardie svizzere e suppliziato in una multisala con pubblico pagante". Gli rispondo che anche in quel caso gli storici saranno sempre stati divisi, anche perché l'unico futuro possibile è quello anteriore. Qualcuno in seguito riterrà che io mi sia lasciato sfuggire un peto)

Qualcosa nell'aria annuncia la marea nera. Scappo. Mi chiedo dove sia mio padre, la sua faccia. La sua faccia.
Le bombe si avvicinano.

[Su Hitler non mi viene in mente nulla]

La Quarta Notte Di Valpurga turba il Gran Ballo. E' ora, è ora.

//Esiste uno scampolo
Un ordito
Nuove misure restrittive per i colori
E le sbarre stanno gemendo di contenuto umano
Vibrano pelli stese a tamburo\\
Arrivano delle ragazze senza faccia, dicono "Siamo le urla" e poi:

Vi prego,
Andate via,
Andate via,
Non venite qui
Non avvicinatevi
Il cartello dice
"Morte, ma con calma"

(Governerà il paese, ha trovato la sua strada negli studi, ma ora -meglio ancora- governerà il paese, governerà il paese, lo governerà; la cittadella è entusiasta, aveva anche il suo nero, il suo bel negro, e ora anche il bianco governerà il paese; lo governerà)

[Everybody has chosen to help/ The shovels that bury me]


Sulla spiaggia, l'uomo più alto di tutti è alto tanti metri.
Ma questo lo vedono meglio i bambini.
Invita a passare in cassa a ritirare un nome fresco
In omaggio

Sono in mezzo al mare, siamo in mezzo al mare.

Frammenti di mosaico preparano l'agnizione del demonio. Personaggio A, protagonista del dramma del vuoto: il suo intero corpo si ricopre di piaghe di sorriso; dietro ha una schiera svogliata di
rapaci nudi.

E sfoggia un [Necklace of follicles/ With sabertooth monocles]

Tutto è diventato pericolo,
Monstrum
Agnus dei
Qui fers peccata mundo
Pro domo et mundo
Non riposerò mai più
In pace.

Mi si stacca la mascella. La reggo in mano.
Sgorga il pianto, ma non di lacrime. E' denso, miele d'acero, duro; so con certezza, con affilata certezza, che si tratta della cera di Ulisse.

Finché il mare non sia sopra noi richiuso
Finché il mare non sia sopra noi richiuso.

[Where the holiest of waters/ Would have you to drown]

Ripeto le maledizioni contenute nel Testo Sacro, (Aleph, Beth, Ghimel)

[Amputechture came/ Philistine praise/ Bottomless pit/ Of empty names/ Incarcerated habits/ Pour from the palms/ Severing the breast/ Nursing all the young]

Sviscero la virgola affinché sanguini giù.
Non ho forza nei muscoli, il solito urlare non riesce. Non riesce mai prima del risveglio.
Torco il Bisturi nel Verbo.

[Please dismantle/ All these phantom limbs/ It's the evidence/ Of humans as ornaments/ Humans as ornaments/ Humans as ornaments]

Padre. Madre.
Il nome si vendica della lingua.
La vostra vecchia creatura è squarciata.

Tutto è diventato pericolo,
Monstrum
Agnus dei
Qui fers peccata mundo
Pro domo et mundo
Non riposerò in pace
Mai più.

sabato 27 marzo 2010

A FILIPPOFACCI CON ARDORE

Filippo Facci mentre è intento a essere molto bello

Filippo, tu lo sai che "scrivo quest'articolo malvolentieri", ma sento di doverti dire che "hai perso un'occasione storica". Anzi, ne hai perse molteplici.

La prima, direi, è quella di risparmiarti l'utilizzo di una serie di deteriori calembour e "small ponds" da retrobottega redazionale, quell'alveo liberal in cui lasci le tue argomentazioni dimenarsi criptoisteriche in punta di cravatta. Andando con ordine, dovrei parlare di quelli che definisci "indignati speciali", i quali -difendibili o meno- non possono certo aver commesso peccati tanto gravi da essere aggiogati a una così scialba e triste figura retorica, la quale -leggendosi praticamente da sola tra le tue righe autocompiaciute- pare voler svettare come un'adolescente alla sua prima erezione intellettuale ("What about a limerick", nex time?). Ma soprassiederò in omaggio a te, che nel soprassedere risulti maestro.

La seconda muove il passo da una piega del collo, quella che si forma nel demonietto da solotto quando la conversazione diventa sessuale: "Pensa a che cosa avresti potuto fare, Michele ("Michele, Oh! Michele... Why art thou thyself?"; il fiume Avon ti è grato, Oh Filippo NdW): dare una lezione a tutti, confezionare un Annozero ineccepibile che facesse comprendere che l’informazione non è rinunciabile, si può e si deve fare sempre, avresti potuto fare una ricca e preziosa trasmissione di servizio".
E' così dolce pensarti entusiasta nel pieno raggiungimento delle tue facoltà critiche, quando fingi -costituzionalmente- di derivare il tuo biasimo da un'osservazione tanto tangibile da dover apparire inequivocabile, mentre nascondi dietro la schiena un sassolino che puzza da migliaia di miglia del compiacimento di chi sa benissimo che sì, aveva sfoggiato già da tempo il suo più elegante pregiudizio, e alla Grande Cena Liberale Per Le Vittime Della Lingua Italiana aveva riscosso tante genuine labbra increspate. Oh, non fraintendermi, te ne prego. Non che la tua "analisi" non possa trovare amore nella sponda a cui miri di sottecchi: la trova proprio perché gliela miri di sottecchi, e anche perché lo sdrucito tessuto erettile della tua prosa è il miglior compagno di ballo (scusami, non volevo dire "compagno" e offrire il fianco a una delle tue affilatissime requisitorie) di un clima di ricezione culturale per il quale è sufficiente un italiano ben compitato e l'accorata mìmesi di un'idea per accantonare qualsiasi giudizio in favore di una calorosa stretta di teste.

La terza, devo ammettere, geniale, vive dell'espressione "commisurare il linguaggio" e di questa straordinaria, soverchiante verità: "Hai una fatto una scelta di mercato". Cazzarola. Per citare qualcuno che presto citerai nel tuo pamfletiño, "la sorpresa mi coglie di sorpresa". Che Santoro facesse scelte di mercato nessuno avrebbe mai potuto pensarlo senza tremare di sdegno. Sei ingiusto, così fai male al cuore di Teresa De Sio, Filippo. Perché ovviamente solo qualche cervello acquoso eternamente vagante nel fascino allibito per la taranta potrebbe trovare un'argomentazione -degna di sdegno- in questa tua uscita. Che è infatti tale: un'uscita. Fuori dalla decenza che si meriterebbe un qualsiasi pubblico. Santoro stava sui coglioni della sinistra-sinistra quando tu avevi vent'anni, e sai perché (certo che lo sai, birichino)? Perché era percepito come un "televisionaro", affascinato da audience, popolarità e quindi -vergognati, Oh! Pandora- mercato. Ma questo i tuoi lettori evidentemente non lo sanno, o meglio: smettono di saperlo nello stesso momento in cui tu presenti questo nuovo Santoro per rimproverargli un vecchio Santoro che ti sei appena inventato. E' talmente semplice da fare che, boh, davvero non so, ecco: bravo! Il tuo balletto liberale è così elegante che nella pratica non esiste. E' quindi *perfetto*. Ma certo, hai fatto di meglio.

Nel quarto stasimo, per esempio: "Non è vero che Annozero regala solo voti a Berlusconi: ma un Luttazzi [del quale premettevi:"uno come Luttazzi con le sue turbe sodomitiche e le sue coprolalie infantili", ndW] secondo il quale «odiare i mascalzoni è cosa nobile», dimmi, a chi fa un favore? E tu che adombri la P2 dietro la nascita di Mediaset, dimmi, che fai? Servizio pubblico? [...] Che delusione, Mighè".
Non saprei dire se il potenziale psicanalitico di una simile manifestazione di passive-aggressive syndrome sia riconducibile a una tua crociata personale contro il senso delle cose e della vita o se si tratti, più bonariamente, di una tergiversante stronzata. Certo è che una certa fascinazione per le "turbe sodomotiche" e la "coprolalìa", espressioni che ti vedono a capo di un tribunale in cui ci sei solo tu che ti pulisci il culo con la parrucca di un vecchio Lord, non sembra certo lasciarti freddo. Colpito dalla fase anale della tua ricezione -o forse *scopertoti* a condensare ogni ricezione in una fase anale- sembri perfino onesto nel far finta di non sapere che la chiusa di Luttazzi è la giustapposizione di due passi di Quintiliano e Aristofane.

Mi piace pensare un mondo in cui la tua pratica pubblicistica avrebbe faticato non poco ad evadere gli specchietti a latere della cronaca locale, e mi chiedo accorato, imbronciato, e meno coprolalico del solito -in rispetto alla tua eleganza prosatoria- ma, diamine, Filippo, oh! Filippo "che cosa ci siamo persi"?

[Il post su FriendFeed]

giovedì 25 marzo 2010

LE NUVOLE - 26/03/2010 ore 1:31

"Io sono un principe libero, e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare"

Samuel Bellamy, pirata alle Antille del XVII sec.





domenica 21 marzo 2010

VADE RETRO, MONSTRUM


La distorsione è divenuta la linea più semplice da tracciare tra due punti.
E così l'immagine è in eterno il tempo contratto.

La terza figura da sinistra, la seconda da destra: Paolo Borsellino. Lo striscione è comparso alla testa del corteo del PDL che muoveva da Colli Albani verso Piazza San Giovanni in occasione della manifestazione voluta da Berlusconi per ieri, giorno di Nessun Signore 20 marzo 2010. A identificarlo con maggiore precisione è stato Diego Bianchi, che la blogosfera (e quell'ormai devastata e brulla enclave di pubblico di RaiTre) ben conosce come Zoro.Oggi su FriendFeed si è discusso, alla luce anche di questo filmato, se la raffigurazione del magistrato ucciso fosse un macabro orribile e infame sberleffo o un quasi agiografico cappello ideologico. Siamo ridotti a questo.
Non saper più porre i termini linguistici di una questione. Nessuno, in altre epoche storiche anche recenti si sarebbe mai sognato di muovere da altro assunto di dubbio che questo:
e cioè se si dovesse considerare quest'orrore come un macabro orribile e infame sberfleffo o come invece un macabro orribile e infame agiografico cappello.

Borsellino era di destra. Borsellino aveva un'agenda rossa. Borsellino fece i nomi di Berlusconi e Dell'Utri prima che il suo corpo fosse distrutto da un'esplosione. Borsellino è stato offeso, calpestato, trucidato altre mille volte, da allora. Trucidato da cieca adulazione di bifolchi che ne hanno usato le spoglie per coprirsi arbitrariamente le vergogne di ogni rivendicazione socialdemocratica, ma ancor di più dal continuo sberleffo al senso delle cose del mondo portato avanti da questo immondo caravanserraglio che ci governa, ci infiltra, ci sminuisce, ci bombarda, ci tiene in scacco, ci umilia, ci mortifica, ci deprime (non mi limito certo a intendere il "solo" PDL, ma schifo l'utliizzo e l'esistenza stessa di termini da infinitesimale impero come "par condicio", riduzione ad nihil del discorso politico).

Costoro si arrogano il diritto all'uso fraseologico (se di frase si può parlare al cospetto di ignoranze che sbarrerebbero il passo ad Annibale) di parole come "libertà" e "popolo".

E perfino un'umile preposizione articolata come "della", la si dovrebbe immaginare piegata in uno sbocco di sangue nero.
(Mi fermo per ora agli orrori con cui si titolano).

Io sento distintamente le ossa delle loro etimologie gridare di frantumazione. Sento le urla del pazzo nella cella stagna della lobotomia. Sento l'orrore infinitesimo del dettaglio; e la mia sopportazione è proporzionale solo alla paura di seguire anch'io il coniglio nella tana della completa follia.

Abbiamo concesso a questi individui di esprimere il lessico della distruzione. Non abbiamo difeso le nostre parole. Non abbiamo difeso la nostra lingua, e con essa il senso, il concetto, l'origine. Ed ora hanno telivisioni e spade, radio e garrote, giornali e -altri giornali-.

"Siamo un milione".

Foste anche dieci, foste uno solo -e lo siete, perché questo avete in più di così orrendo: siete uno solo- sarei disgustato comunque. La storia vi sfoglia e trova il vuoto, il vuoto banale che Hannah Arendt trovava in Eichmann, il vuoto banale di coloro che sorriderebbero davanti al treno per il Gulag, o a quello che per gli stessi binari porta al Lager, quelli che si lascerebbero sfuggire dal taglietto demoniaco che hanno nella faccia l'antica testimonianza: "Se lo sono meritato".

Se vi sembra eccessiva la mia "rivolta", per una "semplice" foto, vi rassicuro. Non è "questa" foto. La foto, il concetto, rappresentano l'inifinito orrore del dettaglio che conduce all'universale. Ne potreste trovare uno ad ogni angolo della vostra giornata, in ogni suono, inflessione, pronuncia, termine, citazione, notizia.
Glossa, quindi: non so cosa si possa fare. Sappiamo come la paralisi sociale sia cogente e degradante, tale da impedire quasi ogni possibile prassi di "rivolta" (le virgolette sono per l'etimologia; ricordate l'etimologia di ciò che pensate). Ma se c'è davvero qualcosa di sociale in questi codici binari apparentemente freddi, allora non so: diffondete questo post, diffondete quello di Gilioli, diffondete un altro post, o scrivetene uno voi, uno non qualsiasi.
Uno che vi ricordi, e ci ricordi al senso, alla cosa, al nome, al concetto.
Che rediga ancora una volta la nostra umanità su materia viva. Qualcosa che non sia solo l'ennesimo epitaffio.

Qualcosa che non sia semplice sberleffo sardonico, in cui lorsignori sono maestri. Qualcosa che ricordi anche al dolore.
Lo vedo nella mia vita:

Tutto ciò che amo ha sempre meno pace, e tutto ciò che odio non smette mai la guerra. Chiedo solo di non rinunciare.

Non rinunciate.

[Commenti e discussione su FriendFeed]

sabato 20 marzo 2010

E va bene, te ne do undicia

[Flash post] Tra poco centinaia di milioni di miliardi di persone invaderanno piazza del Popolo [dico il popolo della libertà, ovvio] per appoggiare il Premier. Il biglietto, si dice, può costare anche cento euro. A Berlusconi.

-Signora, che ne dice di venire alla manifestazione contro i comunisti, i giudici, Di Pietro, Travaglio, Santoro, Floris, le persone brutte, il colore viola, gli intellettuali, gli intelligenti, gli stupidi però quelli vestiti casual, gli immigrati, il clima d'odio?

-Quanto?

-Cento.

-E di bocca?

-Fanno due strilli.

-E di mano?

-Dodici applausi.

-Voglio anche i gadget e un'opzione per un mutuo mediolanum

-(Ossignore) Posso sentire il coordinatore appena ha finito.

-Cosa?

-La coca.

-Vengo solo se sotto posso mettermi la canottiera di gramsci e se non devo per forza cambiarmi la suoneria della mannoia.

-Vuole anche un pacco di pasta?

-E un biglietto per la Grecia.

venerdì 12 marzo 2010

Erige et Crucifige

Josif Ratzinger e Padre Federico Lombardi in partenza per la Thailandia

Un flash, tanto ci torneremo molte, molte, moltissime volte.

Regensburg, Olanda, Belgio, Wisconsin, Porretta Terme. Ovunque. Ovunque ci sia del giovane pene, pare che che ci sia della vecchia tonaca. Metilparaben, Malvino e infine Mantellini rimpallano -è il caso di usare verbi consoni- le parole di padre Federico Lombardi, manifesto sine quid non del benaltrismo sessuale di cui l'Old Vat si fa scudo crociato.

"Gli episodi di pedofilia non riguardano solo la Chiesa ma anche altri ambienti ed "è bene preoccuparsi anche di questi". Lo ha affermato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in una nota per la Radio Vaticana, citando ad esempio il caso dell'Austria dove in un certo periodo di tempo "i casi accertati in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati altri 510 in altri ambienti".

Repubblica.it l'ha presa per una dichiarazione politica, mentre si tratta di notizia sportiva. Il K2 dell'arrampicata libera sugli specchi ha finalmente in cima un crocefisso eretto.

Sentite anche voi queste unghie? Se non le sentite, vuol dire che ormai avete la schiena tutta graffiata.

L'impegno minzoliniano profuso nel prendere al guinzaglio il neurone itterico del lettore cattolico per portarlo giù in cortile a pisciare merita una traduzione:

"Questi fatti - ha aggiunto il direttore della sala stampa vaticana riferendosi agli abusi sui minori - mobilitano la Chiesa ad elaborare le risposte appropriate e vanno inseriti in un contesto e in una problematica più ampia che riguarda la tutela dei bambini e dei giovani dagli abusi sessuali nella società".

Traduzione: "Non ridevo così da quando mi è rimasto l'uccello incastrato dentro il coreuta. Via, via, ora ho da fare. Questi sono dieci euro per la fame nel mondo. Salutamassòreta".

"Certamente - ha proseguito - gli errori compiuti dalle istituzioni e da responsabili ecclesiali sono particolarmente riprovevoli, data la responsabilità educativa e morale della Chiesa. Ma tutte le persone obiettive e informate sanno che la questione e molto più ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva".

Traduzione: "Venite a intervistare me quando dovreste essere in giro a menare i froci".

"Lebbra etica", "malattia", "affronto agli uomini e a Dio", "pratica abominevole". Come può un gay cattolico (per prima cosa esistere, e per seconda) evitare la vergogna e l'ignominia di queste ormai quotidiane accuse nei confronti del proprio gusto sessuale? Una domanda retorica, buona per i poveri di spirito, quelli che nel Regno dei Cieli ci vanno propriamente col cazzo su per il culo. La risposta era semplice, in fondo: siate pure froci, l'importante è che la gente che vi scopate sia bassa il giusto e possibilmente non consenziente.

Ci voleva tanto.

P.S. --->ADD-ON! (vabbeh, Strap-on, in effetti): Non fai in tempo a girarti, guarda. Letteralmente. Pregasi visionare questo meraviglioso LINK.

E più facile che il mio cammello passi per la cruna del tuo ago, che la loro stupida vagina passi il vaglio della critica.

mercoledì 10 marzo 2010

Ritratto del Poeta in quanto giovane Aldamerini

Spendere parole per la poesia e non vedersi tornare indietro neanche uno straccio di ricevuta. A questo è ridotto l'ecosistema poetico italiano. Le ultime interviste postume ad Alda Merini -per esempio- hanno colpito e scosso l'edificio critico della nostra coscienza. Ecco perché oggi abbiamo deciso di intervistare il blogger Woland, il quale fa vanto di aver scritto in gioventù poemi e poesie, tutto ciò ben prima di avvicinarsi alla prosa e di allontanarsi dalla sinestesìa per penetrare in quel tardoumanesimo scontornato di "polemismo barocco" di cui è unico rappresentante in Italia insieme a Beppe Severgnini e Moira Orfei. Ma l'approccio scelto, intrinsecamente innovativo, è quello di intervistare *non* il poeta in quanto Woland, né tantomeno il Woland in quanto poeta, ma quello di intervistare il poeta Woland in quanto AldaMerini. Ecco quello che è avvenuto nel corso di questa straordinaria conversazione a uno.

Intervistatore: Lei ha prodotto numerose opere.

Woland in quanto AldaMerini: Innumerose. "Tante quante", come diceva -ormai smagrito- il Pascolo.

I: Il Pascoli?

WiqAM: Il Pascoli in quanto Foscolo.

I: I materiali paiono disparati, disperati, depauperati di quella gioia novecentesca reproba di ogni agnizione. Ogni possibile incasellamento è condizionato dal rapporto autore-mondo, nel suo caso inscindibile dalla conseguenza di aver elevato tale rapporto lungo l'asse autore-mondo-ubriachezzamolesta. Mi segue?

WiqAM: Ammazza.

I: Ci dica, allora. Come se la cava la poesia?

WiqAM: Essendo morti si capiscono meglio le cose. Io per esempio, in quanto AldaMerini, non avevo idea di quanto il bidet fosse utile. Le mie prime opere in versi, sdilinquite dall'acredine di certa critica montaliana, si potevano tranquillamente affiggere sul lunotto posteriore di una Lancia Delta LX per augurare buon viaggio, per disitnguire il bene dal male, per lucidarsi le scarpe. Questa cosa delle scarpe è molto importante. Scarpe Rosse. Non scordatevi che in quanto AldaMerini sono stata in manicomio e portavo da Milano le masserizie agli infermieri.

I: Cosa sono le masserizie?

WiqAM: Non ne ho idea, me ne davano quintali. Manganelli si sedeva sempre vicino a me, col naso tappato, e diceva: "WolandinquantoAldaMerini, smettila di scrivere sul muro, e gusta alcune di queste masserizie". Non scordatevi che non me lo ricordo.

I: Quindi questa cosa delle scarpe è importante.

WiqAM: Ti ci puoi giocare il sigaro.

I: In che modo?

WiqAM: Beh, innanzitutto io mi voglio molto bene. Mio marito mi odiava. Mi odiava proprio in quanto Woland in quanto Alda Merini. Così io di notte gli infilavo per dispetto la testona nel culo.

I: La vie c'est fantastique.

WiqAM: Puorquoi tu te la compliques?

I: Ma torniamo alle scarpe.

WiqAM: L'ultimo anno che ebbi delle scarpe furono rosse. Avevamo vinto le olimpiadi, anche se non mi ricordo in quale disciplina. Le scarpe sono importanti, aiutano a tessere l'elogio della vicinanza familiare nell'ordito dell'erotismo vulvico. Io Woland in quanto AldaMerini ho sempre avuto la passione per scrivere le scarpe, così come si indossa una poesia. Una cosa che piaceva molto a Maurizio Costanzo, e anche al suo pene. Il pene di Maurizio Costanzo era più voluttuoso delle parole di Manganelli, ma meno grasso. Io le poesie le scrivo ma non me le tengo, perché poi mi riempie la stanza di carta e io la carta la odio, io la carta non la posso vedere, ricordiamoci che io Woland in quanto AldaMerini la carta mi fa proprio incazzare. Quindi le regalo a chi le vuole, in genere ad infermieri che ci incartano la masserizie.

I: Ma torniamo al pene.

WiqAM: Ho scritto molto sul pene. Mio marito mi odiava, e per punirmi mi dava pene. Pene, pene e poi ancora pene. Avevo pene fin sopra i capelli. Quel periodo scrissi una raccolta di dodecasillabi sciambi, che chiamai "spermeneutica" in omaggio a un vecchio giornalista del Secolo XIX che ebbe la cortesia di non darmi del pene, ma solo qualche decina di masserizie. Cercate di caprimi, io Woland in quanto AldaMerini non ne potevo più, di pene.

I: Ma torniamo al pene.

WiqAM: Sono molto interessata al pene. Mio marito mi odiava, è vero, e mi riempiva di insopportabile pene, è vero, ma credo che senza di lui non avrei mai scoperto cos'è essere donna, cos'è essere poetessa, cos'è essere scarpa rossa, cos'è armonia, cos'è Woland in quanto AldaMerini. Non avrei mai conosciuti tanti infermieri, non avrei mai avuto la possibilità di essere legata a un letto e farmi fare la permanente alla passera da dei nerboruti con degli elettrodi.

I: Oggi il sesso le piace?

WiqAM: Il sesso è come un treno che passa e se ne va, e tu sei lì piena di pene. Quindi direi che è sopravvalutato, se paragonato alle masserizie. Come diceva D'annucci.

I: "Tamerlano splamastro e marcio?"

WiqAM: Esattamente. D'Annucci. Grande poeta, grande futurista. Credo che i giochi Clementoni degli anni '80 gli debbano molto. E poi aveva dei modi buffi di proporre il pene, non come mio marito, che te lo proponeva neanche fosse il frustino per montare la panna acida.

I: La ringrazio.

WiqAM: Si figuri, retorici.

I: Torneremo presto a intervistarla.

WiqAM: La prossima volta ricordatevi di non portare il pene. E riportatevi dietro queste masserizie, che non ne posso più. Gli elettrodi invece mi piacciono, e credo mi serviranno anche molti soldi, un'auto di grossi cilindri, e portatemi un vero amico, che sono morta e ho freddo.

[Questo post è dedicato ad Alda Merini, una povera tizia semplicemente psicopatica le cui poesie facevano schifo al pene, il cui appeal era sostanzialmente dovuto al fatto che -forse, suo malgrado- era diventata un pagliaccio atto al placet del pubblico e semicolto ludibrio; e se vi piacevano o vi state sbagliando o siete dei dementi. Buona serata a tutti, NdW-non-iqAM]

martedì 9 marzo 2010

CBCR

sabato 6 marzo 2010

WAS IST DAS


Colgo l'occasione per anticipare alcune delle vostre basite, compiaciute, inorridite e claudicanti espressioni facciali ripescando una categoria da me utilizzata in una sola altra occasione, le Unfrequently Asked Questions. Tenterò di essere più esauriente di ogni Ministro per la Semplificazione Normativa che vi possa venire in mente.

D: Ma hai cambiato il template?

R: Si.

D: Ma Davvero?

R: Si.

D: Ma quando?

R: Tra ieri e oggi.

D: Ma guarda tu.

R: Questa non era una domanda.

D: Così mi indisponi.

R: Scusami.

D: Ma perché hai cambiato il template?

R: Perché l'altro ieri sul tram una vecchia con la gonorrea ha risposto alle mie perduranti avances colpendomi ripetutamente in testa con una copia di D di Repubblica. Lei è subito scesa inviperita dal tram, io invece sono rimasto a leggere D di Repubblica.
L'oroscopo di Pesatori diceva più o meno che Saturno entrava nella mia quarta luna, che lei non era per niente consenziente e che questo significava che dovevo dei soldi a Mercurio. Così era meglio lasciar perdere quel menage-à-trois con Marte e Venere per dedicarmi di più alla floricoltura e al sostegno dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Inoltre citava Adorno, che era della vergine anche lui, il che mi ha fatto pensare per vie traverse che Lukacs -a prescindere dagli esiiti- era veramente borioso nel suo dare addosso al marxismo di Benjamin, che Adorno in effetti se proprio doveva farlo -e lo faceva- lo faceva meglio. Se aggiungiamo che la stagione calcistica è noiosissima, che Gigi D'Alessio ha un suo programma su Raiuno, che Napolitano è un definitivamente un povero vecchio rincoglionito per cui il matrimonio non s'ha da fare, cioè -in definitiva- tirando le somme, la somma da non zero. Quindi ho cambiato template. E ho sposato quella vecchia davanti a un prete transgenico.

D: Cosa vuol dire quella finta espressione assurda che hai messo sotto il titolo?

R: E' il frutto di alcuni miei studi sulla sovrappopolazione e sulla metereologia. La moltiplicazione ad maiora di enunciati non definiti si riflette sulle nostre esistenze reali creando un campo gravitazionale di virgole radiali. Il che serve sconfessare uno dei più atavici luoghi comuni ai quali normalmente si soggiace, cioè che non esistano più le mezze stagioni. In realtà, ed è questa la vera novità, non esistono neanche quelle intere. Avete mai visto un autunno finire di colpo il ventun marzo e dire "oh, è il ventuno, me ne vado"? No. E a Reykjavik tanto meno. E procedendo per absurdum, questo comporta anche che quando esco per strada c'è troppa gente che non sono né io né quella manciata di persone la cui esistenza ha in qualche modo un valore per me.

D: Forse non ho formulato bene la domanda, riprovo: cosa vuol dire quella finta espressione sotto il titolo?

R: E' una lettera d'amore al mondo. L'ho iniziata con l'intestazione "Caro Eros Alato", ma mi faceva cacare e alla fine l'ho scritta in quel modo.

D: Vuoi farmi credere che tu sai fare queste robe di HTML? Questo non è un template di blogspot. Come devo interpretare?

R: Non voglio farti credere niente, non mi sono candidato alle regionali per poi andare a mangiar panini. La mano fatata dietro quest'operazione, coadiuvata da me che rovino il suo lavoro e le faccio rinsecchire le ovaie a forza di richieste completamente deficienti, è quella della splendida Reloj.

D: Cambierai ancora il template o d'ora in poi confinerai la tua vanagloria nel lessico?

R: C'è un drogato che ti sta rubando l'autoradio.

D: Merda. Un'ultima cosa veloce. Sarai mica il tipo che picchia il proprio animale domestico per un nonnulla e che quando non c'è nessuno a controllare piscia nel lavandino?

R: Questa conversazione è finita.

mercoledì 3 marzo 2010

Changes Come

[Soon I will be done with/The troubles of the world] Intervallo a cura di Maynard James Keenan, col progetto Puscifer. Dall'album "V is for Vagina", a voi "Momma sed". Non ho abbandonato il blog. But changes come. Be a little patient.