sabato 27 marzo 2010

A FILIPPOFACCI CON ARDORE

Filippo Facci mentre è intento a essere molto bello

Filippo, tu lo sai che "scrivo quest'articolo malvolentieri", ma sento di doverti dire che "hai perso un'occasione storica". Anzi, ne hai perse molteplici.

La prima, direi, è quella di risparmiarti l'utilizzo di una serie di deteriori calembour e "small ponds" da retrobottega redazionale, quell'alveo liberal in cui lasci le tue argomentazioni dimenarsi criptoisteriche in punta di cravatta. Andando con ordine, dovrei parlare di quelli che definisci "indignati speciali", i quali -difendibili o meno- non possono certo aver commesso peccati tanto gravi da essere aggiogati a una così scialba e triste figura retorica, la quale -leggendosi praticamente da sola tra le tue righe autocompiaciute- pare voler svettare come un'adolescente alla sua prima erezione intellettuale ("What about a limerick", nex time?). Ma soprassiederò in omaggio a te, che nel soprassedere risulti maestro.

La seconda muove il passo da una piega del collo, quella che si forma nel demonietto da solotto quando la conversazione diventa sessuale: "Pensa a che cosa avresti potuto fare, Michele ("Michele, Oh! Michele... Why art thou thyself?"; il fiume Avon ti è grato, Oh Filippo NdW): dare una lezione a tutti, confezionare un Annozero ineccepibile che facesse comprendere che l’informazione non è rinunciabile, si può e si deve fare sempre, avresti potuto fare una ricca e preziosa trasmissione di servizio".
E' così dolce pensarti entusiasta nel pieno raggiungimento delle tue facoltà critiche, quando fingi -costituzionalmente- di derivare il tuo biasimo da un'osservazione tanto tangibile da dover apparire inequivocabile, mentre nascondi dietro la schiena un sassolino che puzza da migliaia di miglia del compiacimento di chi sa benissimo che sì, aveva sfoggiato già da tempo il suo più elegante pregiudizio, e alla Grande Cena Liberale Per Le Vittime Della Lingua Italiana aveva riscosso tante genuine labbra increspate. Oh, non fraintendermi, te ne prego. Non che la tua "analisi" non possa trovare amore nella sponda a cui miri di sottecchi: la trova proprio perché gliela miri di sottecchi, e anche perché lo sdrucito tessuto erettile della tua prosa è il miglior compagno di ballo (scusami, non volevo dire "compagno" e offrire il fianco a una delle tue affilatissime requisitorie) di un clima di ricezione culturale per il quale è sufficiente un italiano ben compitato e l'accorata mìmesi di un'idea per accantonare qualsiasi giudizio in favore di una calorosa stretta di teste.

La terza, devo ammettere, geniale, vive dell'espressione "commisurare il linguaggio" e di questa straordinaria, soverchiante verità: "Hai una fatto una scelta di mercato". Cazzarola. Per citare qualcuno che presto citerai nel tuo pamfletiño, "la sorpresa mi coglie di sorpresa". Che Santoro facesse scelte di mercato nessuno avrebbe mai potuto pensarlo senza tremare di sdegno. Sei ingiusto, così fai male al cuore di Teresa De Sio, Filippo. Perché ovviamente solo qualche cervello acquoso eternamente vagante nel fascino allibito per la taranta potrebbe trovare un'argomentazione -degna di sdegno- in questa tua uscita. Che è infatti tale: un'uscita. Fuori dalla decenza che si meriterebbe un qualsiasi pubblico. Santoro stava sui coglioni della sinistra-sinistra quando tu avevi vent'anni, e sai perché (certo che lo sai, birichino)? Perché era percepito come un "televisionaro", affascinato da audience, popolarità e quindi -vergognati, Oh! Pandora- mercato. Ma questo i tuoi lettori evidentemente non lo sanno, o meglio: smettono di saperlo nello stesso momento in cui tu presenti questo nuovo Santoro per rimproverargli un vecchio Santoro che ti sei appena inventato. E' talmente semplice da fare che, boh, davvero non so, ecco: bravo! Il tuo balletto liberale è così elegante che nella pratica non esiste. E' quindi *perfetto*. Ma certo, hai fatto di meglio.

Nel quarto stasimo, per esempio: "Non è vero che Annozero regala solo voti a Berlusconi: ma un Luttazzi [del quale premettevi:"uno come Luttazzi con le sue turbe sodomitiche e le sue coprolalie infantili", ndW] secondo il quale «odiare i mascalzoni è cosa nobile», dimmi, a chi fa un favore? E tu che adombri la P2 dietro la nascita di Mediaset, dimmi, che fai? Servizio pubblico? [...] Che delusione, Mighè".
Non saprei dire se il potenziale psicanalitico di una simile manifestazione di passive-aggressive syndrome sia riconducibile a una tua crociata personale contro il senso delle cose e della vita o se si tratti, più bonariamente, di una tergiversante stronzata. Certo è che una certa fascinazione per le "turbe sodomotiche" e la "coprolalìa", espressioni che ti vedono a capo di un tribunale in cui ci sei solo tu che ti pulisci il culo con la parrucca di un vecchio Lord, non sembra certo lasciarti freddo. Colpito dalla fase anale della tua ricezione -o forse *scopertoti* a condensare ogni ricezione in una fase anale- sembri perfino onesto nel far finta di non sapere che la chiusa di Luttazzi è la giustapposizione di due passi di Quintiliano e Aristofane.

Mi piace pensare un mondo in cui la tua pratica pubblicistica avrebbe faticato non poco ad evadere gli specchietti a latere della cronaca locale, e mi chiedo accorato, imbronciato, e meno coprolalico del solito -in rispetto alla tua eleganza prosatoria- ma, diamine, Filippo, oh! Filippo "che cosa ci siamo persi"?

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