Siedetevi una qualche, che vi snocciolo un storiello.
G.F. Crociati era una bravomo che vivaceva in un posto un po' qualsiasi, ma diciamo a Firenze. Timorato di Dio, ma laico. Timorato della guerra, ma non belligerante. Timorato del sesso, ma morigerato. Morigerato nel timore, ma sesso. Timorato della morte, ma vivo.
All' età di tot anni, in giovanilenza, sconquassò l' università a colpi di esami di medicina, laureandosi. Un giorno, tornando col suo economico trabiccolo alla sua magione, un ecumenico cubicolo scrostone -contenente un collerico coinquilinolo tappone e un ascetico canicolo marrone- Un giorno, in rotta di ritornanza -perlappunto-, si imbatté in un lunatico odoricolo barbone, che alla facciona sembrava un bravo personcino, ma si vede che era triste che gli era andata male la roba dopo la nascienza.
Il barbone stava su di un marciapiedo, e scagliava sassi e pietre contro un Cristo di legno affisso ad una vecchia edicola (cuesta, non cuesta) . G.F. Crociati si avvicinò a lui per capire meglio cosa succedesse.
-"Cosa ci succede inquà?"- chiese al barbone, aprendo le mani a ventaglio e intorcendo i piedi verso l' interno.
-"Ci tiro i ppietr a Gesù Iccristo"- disse il barbone.
-"Ma quello è Gesù Cristo! Il nostro signùr!"
-"Io ci tiro i ppietr, aggesùccristo".
-"E perché ci tiri ippietr?"
-"Melamenalaranda che d'è il signùr, stucazz di gecuccristo, così ordunque ebbene io CI TIRIPPIETR, AGGESUCCRIST".
-"Non sta mica un fatto compìto, di tirarcippiètr a gessuccristo, mica".
-"E io ci tiro ippietr, a chest crisct, ci tir ippietr mannaggiallùi".
E allordunque, mentre che il barbone ci tirava ippietr a Gesù Cristo, G.F. Crociati -che era un personcino che la morale non gliela andavi a sussurrare che lui ce l' aveva bella dura- prese un cric da qualche parte e ci sgranò il cranio del barbone, che a nessuno gliene fotteva un beneamato cazzo del barbone, e si capisce un pochino pure il percome.
G.F. Crociati si scordò il fatto e proseguì la sua vita in una maniera di molto garbata, che gli portò carriera, moglieffiglio (bella ratta e fantolino intelliggenterrimo), tessera dell' UDC e mediaset premium.
Poi un giorno G.F. Crociati che fa, non ti va mica a investire tutto in una società che fabbrica i mineantiuomini? Ennò? Lo fa, ello, lo fa.
E poi ci scoprono una furteria che è un continuum, la chiudono, la serrano, la denunziano infin per vil denaro ed essa scomparisce foreva end eva (end eva).
Così G.F. Crociati che ci deve ripagare un sacco di cose infutili che manco gli garbavano, eppurdunque si ritrova senza na strizza n tasca, senza monete, poliete, anete; insomma, gnento chègnento.
E allora la consorzia lo springa, e salta su altro pescione che fa anche di mesctiere il collega di travaglio dell' antemarito. Chiere ed obtine divorzio, e si porta via anche il progenio -che tragedia sul proscenio, amici.
C'è che anche l' UDC poi lo scaccia come mosca che gli fa schifo che il reputazione del partito non si può mica stare ad avvilirsi su un mercante di morto. E allore G.F. Crociati?
Restituisce la tessera di Mediaset Premium, certo, -e che, sennò.
Solo, male in arnese, non gli tira l' arnese, niente per far spese, pensa di cessarsi poeticamente dentro l' arno sozzo (un sudicio suicidio arnese), ma poi la vigliaccanza lo sopravvive e gli dona dell' incazzo. G.F. Crociati ci ha innumerevolmente tanta incazzatura, che forse pure ottanta incazzatura.
Torna alla sua vecchia casa, in cerca di un po' di pietanza, ma si accontenteva anco di meno, un po' di pietà.
Invece il canicolo gli zampa incontro e gli feca sui mohicassini, e il coinquinicolo ci dà una testata (che è tappo alquanto) contingente alla paccottiglia e alla pisellanza.
G.F. Crociati sguaia di dolore, e il cancello gli si serra in fronte alla fronte. Male accompagnato che si preferireva solo, ora è solo che si preferireva mal accompagnato, e vieppiù gli scatta la moscona, perde di senno e col manone ci agguanta un pietro.
Se oggi andate in quella stradina, seguite il guaito di un canicolo, ci troverete un barbone. Se gli dite che ci sta a facendo, lui certo vi risponderà:
-"Ci tiro ippietr a Gesùccristo".
E la morale è: che spero che se sii una testona di cazzo, spero che ci finisci scemo come me, a tirarci ippietr a Gesùccristo. Che te lo meriti, caccadimmerda.
G.F. Crociati era una bravomo che vivaceva in un posto un po' qualsiasi, ma diciamo a Firenze. Timorato di Dio, ma laico. Timorato della guerra, ma non belligerante. Timorato del sesso, ma morigerato. Morigerato nel timore, ma sesso. Timorato della morte, ma vivo.
All' età di tot anni, in giovanilenza, sconquassò l' università a colpi di esami di medicina, laureandosi. Un giorno, tornando col suo economico trabiccolo alla sua magione, un ecumenico cubicolo scrostone -contenente un collerico coinquilinolo tappone e un ascetico canicolo marrone- Un giorno, in rotta di ritornanza -perlappunto-, si imbatté in un lunatico odoricolo barbone, che alla facciona sembrava un bravo personcino, ma si vede che era triste che gli era andata male la roba dopo la nascienza.
Il barbone stava su di un marciapiedo, e scagliava sassi e pietre contro un Cristo di legno affisso ad una vecchia edicola (cuesta, non cuesta) . G.F. Crociati si avvicinò a lui per capire meglio cosa succedesse.
-"Cosa ci succede inquà?"- chiese al barbone, aprendo le mani a ventaglio e intorcendo i piedi verso l' interno.
-"Ci tiro i ppietr a Gesù Iccristo"- disse il barbone.
-"Ma quello è Gesù Cristo! Il nostro signùr!"
-"Io ci tiro i ppietr, aggesùccristo".
-"E perché ci tiri ippietr?"
-"Melamenalaranda che d'è il signùr, stucazz di gecuccristo, così ordunque ebbene io CI TIRIPPIETR, AGGESUCCRIST".
-"Non sta mica un fatto compìto, di tirarcippiètr a gessuccristo, mica".
-"E io ci tiro ippietr, a chest crisct, ci tir ippietr mannaggiallùi".
E allordunque, mentre che il barbone ci tirava ippietr a Gesù Cristo, G.F. Crociati -che era un personcino che la morale non gliela andavi a sussurrare che lui ce l' aveva bella dura- prese un cric da qualche parte e ci sgranò il cranio del barbone, che a nessuno gliene fotteva un beneamato cazzo del barbone, e si capisce un pochino pure il percome.
G.F. Crociati si scordò il fatto e proseguì la sua vita in una maniera di molto garbata, che gli portò carriera, moglieffiglio (bella ratta e fantolino intelliggenterrimo), tessera dell' UDC e mediaset premium.
Poi un giorno G.F. Crociati che fa, non ti va mica a investire tutto in una società che fabbrica i mineantiuomini? Ennò? Lo fa, ello, lo fa.
E poi ci scoprono una furteria che è un continuum, la chiudono, la serrano, la denunziano infin per vil denaro ed essa scomparisce foreva end eva (end eva).
Così G.F. Crociati che ci deve ripagare un sacco di cose infutili che manco gli garbavano, eppurdunque si ritrova senza na strizza n tasca, senza monete, poliete, anete; insomma, gnento chègnento.
E allora la consorzia lo springa, e salta su altro pescione che fa anche di mesctiere il collega di travaglio dell' antemarito. Chiere ed obtine divorzio, e si porta via anche il progenio -che tragedia sul proscenio, amici.
C'è che anche l' UDC poi lo scaccia come mosca che gli fa schifo che il reputazione del partito non si può mica stare ad avvilirsi su un mercante di morto. E allore G.F. Crociati?
Restituisce la tessera di Mediaset Premium, certo, -e che, sennò.
Solo, male in arnese, non gli tira l' arnese, niente per far spese, pensa di cessarsi poeticamente dentro l' arno sozzo (un sudicio suicidio arnese), ma poi la vigliaccanza lo sopravvive e gli dona dell' incazzo. G.F. Crociati ci ha innumerevolmente tanta incazzatura, che forse pure ottanta incazzatura.
Torna alla sua vecchia casa, in cerca di un po' di pietanza, ma si accontenteva anco di meno, un po' di pietà.
Invece il canicolo gli zampa incontro e gli feca sui mohicassini, e il coinquinicolo ci dà una testata (che è tappo alquanto) contingente alla paccottiglia e alla pisellanza.
G.F. Crociati sguaia di dolore, e il cancello gli si serra in fronte alla fronte. Male accompagnato che si preferireva solo, ora è solo che si preferireva mal accompagnato, e vieppiù gli scatta la moscona, perde di senno e col manone ci agguanta un pietro.
Se oggi andate in quella stradina, seguite il guaito di un canicolo, ci troverete un barbone. Se gli dite che ci sta a facendo, lui certo vi risponderà:
-"Ci tiro ippietr a Gesùccristo".
E la morale è: che spero che se sii una testona di cazzo, spero che ci finisci scemo come me, a tirarci ippietr a Gesùccristo. Che te lo meriti, caccadimmerda.
17 commenti:
eh la legge del karma mai non erra!!
Non ho capito, perchè alla fine si mette a parlare come quell'altro?
Non era di Firenze?
Comunque bel post, sia chiaro.
No è una lingua gnurante, un esperanto dei disperati.
Un desperanto.
(Ehi, mi rigioco anche questa in futuro).
Ah, ecco, mi dimenticavo di dire il perché: perché il Disperanto non ha frontiere, è una lingua emozionale e contagia i parlanti.
Il futuro è arrivato prima di quanto pensassi.
Gran bello scritto. Sono sicuro che le tue ascelle odorano di uno che sa di averne fatto uno bello, di scritti. Ma mi chiedevo: mi pareva che tu dicessi di aver da dare un esame. Com'è andato? Lo hai dato vero? Perchè se no, se invece di studiare per l'esame ti metti a scrivere bei scritti, sei propio un divoratore di istronzi.
Io fin da bambino il Gesùccristo che era in casa ero solito scagliarlo contro il muro, fin dalla più tenera età, in momenti di particolare sconforto et ira funesta, tipo in occasione della decapitazione involontaria (esisteva anche quella volontaria, per dio - per volontà mia, non loro, si intende) delle statuine del subbuteo o quando mia madre preparava il minestrone. Ma se ci avessi avuto una pietra, iddio lo sa, glie l'avrei lanciata molto volentieri.
La preoccupazione dello Zio mi commuove. A volte sembrate degli esseri umani.
Porco IzzioZio, diamine che diedi l' esame. Il post è una festeggianza per esso, esame doppio in cui cumulativamente ho preso sessanta (mica palle, 60sessantasoixantesixty).
Per cui gaudia pure, che non trascurai il dovere per i begli scritti, anche se il tentaziono vi è semper.
Beh tanto di cappella percuesto post posto tosto, e dico da vero anzichenò e lanzichenecchi
Grande. Cioè, dai, non gasarti, bello. Parecchio bello. Bellissimo?
Facciamo quasi bellissimo, ok? (E il quasi era solo per non gasarti).
Danilo (scocciato di essere arrivato solo in tempo per accodarsi).
Grazie, miei prodi. Forse, un lontano giorno, potrò sedermi sul trono di Chinaski e scrivere post su quanto la demenza senile mi stia rendendo senilmente demente a soli 32 anni, e ciononostante venire ricordato in tutto il 2.0...
I have a dream.
Ma non è questo.
E' accattarmi il motorello.
Uh, e sai, woland, una volta l'ho fatto. Con i pugni, non con i sassi, ma una volta l'ho fatto. Uno sproposito di anni fa.
Tu? Tu che lo racconti?
Danilo
No, sassi a un' edicola votiva mai tirati. Perché, avrebbe senso? Non ci credo abbastanza da poterle utilizzare come icone di sfogo. In compenso ho distrutto un cristo polacco in legno nel cortile di un amico. Era della madre. Ci teneva. Fece non poche storie.
E io una metà l' avevo fatto apposta, un' altra metà no.
Ah già. Con una pallonata.
Due di notte, a metà strada fra due paesini, una strada interpoderale, fra l'altro, al quarto pugno tirato contro una sfigatissima immagine della madonna dipinta su legno dall'imbianchino più scarso del paese (di uno dei due paesi, e magari ce n'erano di più scarsi, ma imbiancavano soffitti, per quel che ne so), mi prende per le spalle, da dietro, una sedicente guardia giurata. Magari dormiva lì nei boschi. Oh, son tre km fra un paese e l'altro, senza case in mezzo. Magari erano anni che sognava quel momento.
Me la sono sfangata col fatto che, nonostante io fossi abbastanza bevuto da rovinarmi inutilmente le nocche, lui lo era al punto di non accorgersi che il quadro pendeva decisamente di lato. E' bastato un "chi, io? E che ho fatto?".
Oh, vabbè, a volte ritornano.
Danilo
Alcuni boschi ospitano dei funghi e delle muffe che, se debitamente innaffiati, possono generare delle guardie giurate.
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