Non so a quanti di voi sia capitato di vedere il film di Al Gore. Ma, se è per questo, non so neanche a quanti di voi sia capitato di vedere un film. Né so a quanti di voi sia capitato qualcosa in generale. Ma nella vita bisogna andare avanti portandosi appresso i propri dubbi, le proprie frustrazioni e il proprio aciugamanino del bagno, invece di usare di nascosto il mio per separare il vostro culo gay dalla tavoletta di un cesso trenitalia (vero, Cecchi Paone? Ne parliamo a casa).
Il film si chiama "Una scomoda verità". Un film pleonastico. Tre ore e mezza di analisi approfondite sul divano letto dell' Ikea.
Il film di Al Gore, recante lo stesso titolo, è stato girato da DavisGuggenheim. Stessa sorte che è toccata ai quadri dell' ultimo Malevich nel recente Expo, in seguito alle proteste di alcuni avventori che capivano qualcosa di arte. Davis Guggenheim ha anche diretto diversi telefilm e perfino il film biografico su Barack Obama, "Prolegomeni a un seminegro".
Tante sarebbero le cose da dire riguardo a questo film, ma nessuna di queste si è presentata all' orario concordato, quindi mi tocca scrivere il post senza di esse.
Ora, partendo da un presupposto di fiducia aprioristica, che non tiene conto del fatto che il nome stesso di Al Gore ricordi quello del protagonista di un' eventuale fiction su un violentissimo terrorista islamico (e dei suoi compagni Ahmed Fetish, Bar-BDSM e Abdul Splatter), il tema ambientale non può essere deriso.
Oh? Può? Ok, bene. Altrimenti l' avrei dovuta finire qua.
Il film si chiama "Una scomoda verità". Un film pleonastico. Tre ore e mezza di analisi approfondite sul divano letto dell' Ikea.
Il film di Al Gore, recante lo stesso titolo, è stato girato da DavisGuggenheim. Stessa sorte che è toccata ai quadri dell' ultimo Malevich nel recente Expo, in seguito alle proteste di alcuni avventori che capivano qualcosa di arte. Davis Guggenheim ha anche diretto diversi telefilm e perfino il film biografico su Barack Obama, "Prolegomeni a un seminegro".
Tante sarebbero le cose da dire riguardo a questo film, ma nessuna di queste si è presentata all' orario concordato, quindi mi tocca scrivere il post senza di esse.
Ora, partendo da un presupposto di fiducia aprioristica, che non tiene conto del fatto che il nome stesso di Al Gore ricordi quello del protagonista di un' eventuale fiction su un violentissimo terrorista islamico (e dei suoi compagni Ahmed Fetish, Bar-BDSM e Abdul Splatter), il tema ambientale non può essere deriso.
Oh? Può? Ok, bene. Altrimenti l' avrei dovuta finire qua.
Il film sciorina una sequela di osservazioni e dati scientifici che qualunque essere ancora in possesso del controllo del mesencefalo sa da quando ha dieci anni, ma ha il pregio di durare due ore invece dei dieci minuti necessari ad apprendere una mole di informazioni ben maggiore sulla pagina "gas serra" di wikipedia. No, è vero, non è un pregio. E' il film più inutile e noioso del secolo, se togliamo "Via col Vento", "Otto e mezzo" (quello con Ferrara che fa l' intellettuale deluso), e il 98% dei film italiani. In compenso, per il illustrare il suo gigantesco grafico powerpoint che fa da filo conduttore del film, Al Gore ("Bum! Sguish!" risate registrate) utilizza uno di quei marchingegni che i pompieri usano per trarre fuori i Messicani dai sesti piani dei palazzi in fiamme. La strategia comunicazionale è quella per cui, se il grafico mostra un' impennata di qualsiasi sotanza il cui nome possa terrorizzare gli americani (Monossido socialista, Particolato alfabetizzato, Evo Morales), lui può andare lentamente su e ancora più su verso la cima del grafico instillando nel pubblico un frizzante e sbarazzino senso di panico accompagnato da un sentimento di dissenso appena scottato. Servire al Sundance.
Devo ammettere che non sono riuscito a vedere tutto il film. Non che non lo volessi, ma VLC si addormentava. Dovevo aprire ogni tanto un .avi di uno spettacolo di Bill Hicks per farlo riprendere. Incredibile. Un film talmente noioso che alla FNAC lo vendono insieme al defibrillatore. Ma alla fine VLC ha prevalso, e ho messo "Una scomoda verità" nella pila dei documentari da guardare con più attenzione in futuro, come "La vittoria della fede" di Leni Riefenstahl, "Buchi di culo che sorridono" di Filippo Facci e "Che fine ha fatto la mia autostima?" di Gigi Marzullo.
Ora mi vedo Quantum of Solace, un recente film documentario che spiega quale quantità di Solace ci voglia affinché Daniel Craig non sembri gay quanto Ivan Cattaneo.
E se siete anche voi sotto Psilocibina, buona visione.
6 commenti:
Ehi! Questo post è facilissimo da commentare. C'è anche materiale da aggiungere, che non ho messo apposto perché lo aggiungeste voi.
Il vostro egoismo, la vostra mancanza di attenzione nei confronti degli altri e la vostra pigrizia mentale hanno delle dimensioni che non esiterei a definire clericali.
Ho deciso di non leggere il post per evitare di lasciare un commento on topic.
Ieri mi sono cimentato nel purè. Volevo chiederti: ma le patate debbo sbucciarle?
Ah, capsico. Tu volevi fare la versione POLACCA del purè. Beh, è buona, sissì, va bene. Ma ti consiglio di non copiare la ricetta inera, quella che prevede anche il prosciutto.
I polacchi sono così.
Le patate non le sbucciano.
E il maiale non lo depilano.
Per il post, non essendo io LiveFast, non me la prenderò se lasci un commento On Topic.
"Capsico" sembra una multinazionale americana. "Capisco", che è invece ciò che volevo digitare, somiglia più a un verbo.
Io sapevo che nella versione polacca si usa l'aglio al posto delle patate. Con buccia sempre.
Anche. E il soffritto si fa nella vodka di bisonte.
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