domenica 11 gennaio 2009

18/02/1940 - 11/01/1999

Per Fabrizio.
















"Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggia Milano
non fu difficile seguirlo

il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento

riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento

I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare

i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno

la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo

la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista

La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si portà via tutti i pensieri
e le regine del "tua culpa"
affollarono i parrucchieri

Nell' assolata galera patria
il secondo secondino
disse a "Baffi di Sego" che era il primo
si può fare domani sul far del mattino
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l' amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro

il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
voglio vivere in una città
dove all' ora dell' aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile

La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
quant' è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare

Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz' oretta
poi ci mandarono a cagare
voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l' Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avete voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c' erano i segni
di una pace terrificante

mentre il cuore d' Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
Di vibrante protesta".

Fabrizio De André, "La domenica delle salme", 1990

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto il tuo modo di ricordarlo, usando le sue parole, senza sperticarti in elogi insensati e panegirici dal dubbio gusto e dalla sincerità ancor meno presente, contratto in una smorfia di "sincero" dolore e profonda ammirazione verso il/lo "immettere definizione a caso tra i più grandi del secolo scorso", che tanto piacciono agli merdosi catodici individui che affollano il palinsesto nostrano.

Ma non avevo nessun dubbio in meritano ad una tua eventuale scelta in tal senso.

Unknown ha detto...

Grazie della stima, ma il rischio lo corro anch' io. Ho pensato se farla o no, 'sta cosa, perché il più grande rispetto lo dà il silenzio, non l' esibizione. Specie per persone così. Ma non ho potuto farne a meno. Non ce la farei, però a scrivere qualcosa SU di lui senza sentirmi un idiota, o uno di quei tanti che pubblicizzano i loro proselitismi spacciandoli per passioni.
Lingue grette che sanno solo battere sul tamburo, infatti.