venerdì 21 novembre 2008

HOTEL ALLAH

Riporto quid pubblicai qualche juorno or sono su Sviluppina:

Qualcosa di più fastidioso delle presentazioni letterarie? Le presentazioni letterarie in una stanza piena di metano.

Vado a questa presentazione, libro di un amico, Roma, Feltrinelli International. Titolo libro: “Hotel Allah - Racconti dall’ Islam”.
A metà presentazione entra una tipa Algerina e pianta un casino perché il titolo è “offensivo”. Durante la discussione, precisa che non solo è offensivo, ma è “gravemente offensivo”, “molto offensivo”, “più che tanto offensivo” e “ma tanto tanto offensivo”. Con un sorrisetto da meretrice che non vuole tradire la sua intenzione di avvelenare il proprio pappone, aggiunge che non sappiamo nulla sull’ Islam e che lo dipingiamo sempre malissimo (noi occidentali). Sta dicendo questa cosa all’ autore del libro, che ha vissuto svariati lustri in Maghreb e al liberticida ariano lì presente, correo di aver scritto la presentazione, Khaled Fouad Allam.
Vorrei aver avuto le parole giuste da rivolgere a quella donna. Purtroppo, per molti esseri razionali, il suono di un melone cavo riempito di perline non somiglia abbastanza a un fonema da generare una risposta. In compenso, ho subito cercato di sdrammatizzare la situazione proponendo titoli alternativi per il libro, come: “Allah - Centouno modi per detronizzare un Re Pastore”, “Allah, burbero spazzino dei cieli”, “Allah - trappola nel deserto roccioso”, “Allah e la vendetta di Fibonacci”, “Allah torna a scuola”, “Io, Allah, e questa puttana adultera - Storie da una strada troppo lastricata”.
Non essendo riuscito a trovare una ragione o un senso al tutto, ho salutato e me ne sono andato, lasciando il mio amico in balìa della meretrice nordafricana e dei suoi fantasmi dalla spada ricurva. Per tornare a casa, giacché avevo voglia di camminare, ho fatto un percorso tortuoso. In una delle stradine compresse e insinuate tra la stazione Termini e Piazza Vittorio Emanuele, vengo calamitato dalla luce silicea di un’ insegna, sotto la quale un uomo di mezza età, probabilmente anche lui Algerino, sta fumando da un Chillum e bevendo del vino con un amico.
Alzo la testa.
Un angolo della bocca mi si solleva impercettibilmente.
L’ insegna reca scritto:

“Pensione Allah”

E gli dei, in coro, sorridono.

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