domenica 4 aprile 2010

(E' tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci)

[Corsivi e grassetti e a cura del sottoscritto, ndW]

"Ora, siete proprio sicuri che in Italia noi abbiamo la scuola laica? Che si possa difendere la scuola laica come se ci fosse, dopo l'art. 7?"

[...]"Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo.
Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).


Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private."[...]

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950 - Il discorso completo.

5 commenti:

kfk ha detto...

Sinceramente, io non credo che vi sia strategia dietro i tagli alla scuola pubblica.

Semplicemente non hanno soldi, o lu hanno ma preferiscono usarli in altro modo.

Per certi versi, l'ipotesi sopra sarebbe più rincuorante. Sarebbe il segnale che il partito al potere ha un minimo di strategia.

Io, invece, credo che non ci sia nemmeno strategia diabolica o golpista. Credo che questa sia una banda di morti di fame che continuerà a rubare finché ci sarà da rubare.

Unknown ha detto...

Devo dissentire. La noncuranza, ad oggi, può essere un "piano" a sé stante. I soldi, per gli interventi di propaganda, si trovano. Te ne sarai accorto.

kfk ha detto...

Si, ed è proprio perché i soldi per propaganda e corruzione ci sono, vendo il debito/pil al 120%, che poi non si trovano per le scuole.

Tendo a vedere le cose da economista, ma a me sembra che vi sia un problema allocativo che tende a diventare sempre più stringente perché il debito pubblico (e gli interessi) continua a crescere.

La direzione è quella dell'Argentina.

In quest'ottica, vedrai che ci saranno sempre più malumori tra quelli che beneficiano (o dipendono) della spesa sociale.

Ovviamente, poi, sono d'accordo con te in parte. Perché, nel capire come mai l'istruzione è dove si taglia prima e di più, probabilmente il tuo ragionamento non fa una grinza.

Ribellula ha detto...

Ciao Woland,

L'ipotesi Calamandrei circola da un pò in rete, e io credo giustamente, per la sua capacità di rappresenterà una realtà e un disegno che anche io considero strategico.
La scuola pubblica, se deve assolvere alla sua funzione, deve anzitutto contribuire alla formazione del pensiero critico; in quella temperie (in)culturale che è il berlusconismo, del resto, la principale agenzia di formazione è...la televisione.
Quindi a me sembra chiaro che i tagli rispondano a una scelta e una strategia coerente, quella di lasciar morire la scuola pubblica, svuotandola di quelle che dovrebbero essere le sue fondamentali funzioni.
Dire che, semplicemente, i soldi non ci sono, non funziona, non a caso per le scuole private (o per le ronde) si trovano sempre.

Unknown ha detto...

Appunto. I racocnti che mi vengono da chi è in "prima linea" nell'insegnamento parlano di un panorama anteguerra. Anzi, ante-fascismo, perché siamo già a una fase pre-alfabetizzazione primaria, a cui il Regime teneva. La gente doveva almeno essere in grado di leggere la propaganda di partito. Oggi non c'è più alcun bisogno di "leggerla".