venerdì 7 maggio 2010

Ultimo Maggio

[Pubblicato due giorni fa su Sviluppina]

Si diventa verdi. Un giorno, all’improvviso, in mezzo a seicentomila persone. Verdi. Che sarebbe anche passabile se fosse solo un verde tordo, un verde body painting, un verde cadavere, un verde muffa perineale e financo un verde leghista.

Ma è un verde vergogna ultima.

Succede che si viene colti dalla mambassa errante, gli amici di sempre che amano si affastellano dove si raduna la puzza incarnata e incarnita, amano gozzovigliare e ingozzarsi di alcolici lauti e sprezzati, acidi fino alla catarsi, lubrichi fino al diniego dello status etimologico di “bevanda”. Amano la ressa delle folle, la festa in levare, la cantautoranza di maggioranza, perfino la sudanza che strippa tra madide, ignoranti e perverse lardità fisiche e/o cerebrali di una sterminata bifolcaggine di bisunti. Chilometri e chilometri per assistere alla fine di ogni umanità volente, la fine di ogni significanza anche solo sussurrata, la fine petofona di ogni concetto musicale e -per non farsi mancare niente- la fine patente di ogni sinistra possibile.

Esatto. Vengono al Primo Maggio.
E tu che fai, Woland, che siamo amici, coddìo, non mi accompagni?
Certo.
Ma vieni volentieri?
Duevoglie.
Ma tu il concertone come lo vedi, con chi lo vedi, di solito?
No.

Vado al concertone del Primo Maggio. Guardo la lista degli ospiti. Sorprendente.

Li odio tutti.

Non ce n’è uno che non prenderei a schiaffi con una zebra morta e poi getterei giù da un elicottero legato a un rottweiler con la diarrea fatto di polvere d’angelo.

Si, anche Capossela. Soprattutto: Capossela.

Ne subisco molti. Molti. Non avete idea di quanti ne subisca, prima che. Che.

Prima che una tizia salga sul palco e inizi a violentare una canzone di qualcun altro, bucando lo spaziotempo e spezzando la Resistenza anche solo sognata di ogni partigiano dal tempo presente fino alla piana di Chiasso nel ‘43. E non solo. Perché qualcosa non va. E a metà —> (a metà!) Ella si interrompe, chiede scusa che “NON SI SENTE” (Angelo mio fatti culo a capanna) e RICOMINCIA.

DA. CAPO.

L’imbarazzo, la vergogna e il ridicolo si fondono in una bizzarra Sinfonia in Porcoddio Maggiore per Tristofono e Mignatte. E io?

Verde, appunto. Divento verde ultimo.

E mentre mi chiedo dal profondo di un organo a vostra scelta che cosa possa esistere di più imbarazzante, se farsi soprendere a un funerale con il pene nella bocca della propria madre defunta o essere Sabrina Impacciatore, salpo verso centonove Long Island Ice Tea e verso il mare del Maipiù.

4 commenti:

Pino ha detto...

...vabbè dai...l'unica spiegazione plausibile è che il grumoso latte materno che suggevi avidamente da piccolo fosse scaduto... solo così si spiega tutto ciò... (se non ti infastidisce il mio essere ipodotato mi propongo pure io come groupie...o se preferisci come Drupi...).

regulus21 ha detto...

Effettivamente l'unica cosa bella del concerto del primo maggio è leggere il tuo commento.
Per il resto, mai ci sono andato e mai ci andrò... e mai l'ho visto in TV per più di dieci minuti di fila!

Anonimo ha detto...

E il grande maestro di vita, resistenza e lotta, Del Re?

f.t. ha detto...

http://rebstein.files.wordpress.com/2010/05/il-regime-e-servito.pdf